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Giorgia e la malattia cronica intestinale: “Mi riprendo la vita anche con un tatuaggio”
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Baptiste
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Baptiste
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Giorgia Bulgarelli non dimenticherà la prof delle medie che continuava a dirle di rivolgersi a uno psicologo per curare l’anoressia e che una volta, trovandola a chiacchierare durante la lezione, le disse davanti a tutta la classe:“Non puoi fare quello che ti pare solo perché hai dei problemi”.
Non scorderà neanche l’insegnante delle superiori che, al rientro dalle vacanze estive, le mise un due sul registro perché non aveva portato le schede libro assegnate come compito:“Non le era interessato minimamente che fossi stata operata tre volte in pochissimi mesi”.
Ventisette anni, forlivese, Giorgia è una delle protagoniste del progetto di foto-storytelling “Se Mici metto” di Msd con il patrocinio di Amici Onlus /Associazione nazionale per le malattie infiammatorie croniche dell’intestino e di Ig-Ibd (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease).
A scattare le immagini del suo viso di nuovo sorridente e del tatuaggio di farfalle e lilium che sulla pancia le copre una cicatrice di trenta centimetri è stata Chiara De Marchi, che soffre della stessa patologia di Giorgia, la rettocolite ulcerosa: “Il progetto – spiega Giorgia – mi ha subito entusiasmata, non solo perché serve a dare forza a noi che soffriamo ma anche perché è utile a sensibilizzare le persone che non conoscono l’argomento: troppo spesso i nostri problemi vengono liquidati pensando che si tratti di un banale mal di pancia“.
La storia di Giorgia affonda le radici al periodo delle elementari: “A circa sei anni iniziai a stare molto male, ogni volta che andavo in bagno sanguinavo e avevo forti dolori addominali. Il pediatra, però, per molto tempo minimizzò, parlando di un problema di emorroidi anche se continuavo a dimagrire. Solo a dodici anni, quando in scienze studiammo i gruppi sanguigni e chiesi a mia madre di farmi fare gli esami per scoprire il mio, il referto fu terribile: avevo l’emoglobina ai minimi, venni subito ricoverata per una trasfusione e ricevetti la diagnosi“.
Il corpo di Giorgia, però, aveva sofferto per troppo tempo: “Nonostante i tanti farmaci, non sono mai andata in remissione. La malattia, evidentemente, era stata lì troppo. Tra un intervento e l’altro, per otto mesi, ho avuto il sacchetto. E solo dopo la quarta operazione, necessaria perché i tessuti erano troppo deboli, ho iniziato a stare meglio”.
Da qualche anno, dunque, Giorgia ha iniziato a riprendersi in mano la vita: “Peccato che, nel 2016, un pezzo di mela masticato troppo poco ha rischiato di occludermi l’intestino e mi ha riportata in sala operatoria. Oggi, però, posso dire di riuscire a fare tutto quello che da bambina e da ragazzina mi è stato negato: uscire con le amiche, fare sport, viaggiare. Studio Farmacia a Bologna, ogni tanto lavoro. Sono lontani i tempi in cui non potevo nemmeno mettere il naso fuori di casa”.
Tra gli impatti più devastanti c’è stato per Giorgia anche quello estetico: “Ritrovarsi così giovane con una cicatrice molto invasiva sulla pancia non è stato piacevole. Ho provato, senza risultati, con la chirurgia estetica. Poi sono andata da un tatuatore con l’idea di rappresentare la mia rinascita. Ed eccomi qua”.
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