Rischio tumori sottovalutato dopo un trapianto d’organo
Pubblicata il 8 dic 2017
I pazienti sottoposti a trapianto d’organo aderiscono poco agli screening oncologici.
Ma l’immunodepressione può ridurre le difese contro i tumori di origine infettiva.
TRAPIANTI E CANCRO: QUALE RELAZIONE?
Perché i pazienti trapiantati hanno un maggior rischio di ammalarsi di cancro?
«Lo scenario rimanda alla depressione del sistema immunitario, che nei pazienti trapiantati viene indotta dai farmaci per evitare il rigetto», dichiara Eric Engels, a capo della divisione di ricerca sulle infezioni, la genetica e l’epidemiologia dei tumori del National Cancer Institute di Bethesda, capofila di un gruppo di ricerca che nel 2011 dimostrò come le persone sottopostesi a un trapianto avevano un rischio alto di sviluppare 32 diversi tumori. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, è considerato un caposaldo della letteratura che analizza il rischio oncologico nei pazienti trapiantati. «La maggior incidenza di tumori tra queste persone è la stessa che si osserva nei malati di Aids - prosegue l’esperto, che ha osservato il decorso clinico di oltre 175mila pazienti sottopostisi a un trapianto d’organo solido: di polmone, cuore, fegato, pancreas e rene -. L’immunosoppressione espone a rischi più alti di natura infettiva». Il rischio, nello specifico, è risultato influenzato anche dal tipo di trapianto. Le probabilità di ammalarsi di cancro del polmone, per esempio, erano più alte in chi aveva ricevuto un polmone nuovo. Quanto ai trapiantati di fegato, il più alto tasso di incidenza dell’epatocarcinoma sarebbe da ricondurre a precedenti infezioni da epatite (B e C) o dall’incidenza del diabete di tipo 2: più elevata nei trapiantati.
I TUMORI PIU' A RISCHIO PER I PAZIENTI
«Più in generale, in questo caso lo spettro di malattie comprende soprattutto tumori indotti da virus cancerogeni: è il caso del sarcoma di Kaposi, dei linfomi, dei carcinomi anogenitali e dell’epatocarcinoma», afferma Antonio Daniele Pinna, direttore dell’unità operativa di chirurgia generale e dei trapianti del policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e coordinatore del Gruppo italiano oncologico sui tumori nei trapiantati d’organo (Giotto). «Il cancro, in questi pazienti, è una conseguenza dell’immunodepressione cronica, dell’invecchiamento fisiologico, della presenza di virus cancerogeni, degli stili di vita e non da ultimo l’azione cancerogena diretta di alcune classi di farmaci immunosoppressori, ciononostante indispensabili».
Fondazione Veronesi - Fabio Di Todaro