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Pazienti Depressione
Come vivere accanto a un familiare (o amico) depresso?
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Hopeman
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Hopeman
Ultima attività il 18/11/24 alle 14:08
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E come farsi aiutare?
Sappiamo che non è facile, ma si può, a patto di essere chiari e semplici nelle richieste. La gente è disposta a dare un aiuto più di quanto si creda, a patto che capisca in concreto cosa deve fare. Quindi si possono chiamare gli amici della persona in depressione, spiegare la situazione, e chiedere che gli facciano una telefonata, senza dire che glielo abbiamo chiesto noi, ed evitando che gli parlino malattia e di problemi. Per una persona molto abbattuta, il fatto di sentirsi cercata, desiderata e ben voluta è una leva molto forte.
E' da evitare invece che parliamo di lui al telefono con qualcuno, anche se è un affetto o un familiare. In questo modo, infatti, il depresso ascolterà e penserà di essere un caso speciale, patologico.
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Hopeman
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Amico
Obiettivi minimi
è auspicabile che la persona in stato depressivo si attivi, ma è necessario ridimensionare di molto richieste che gli facciamo: non è il caso di chiederli di fare dei compiti che possono risultargli gravosi, anche se a noi appaiono facili e normali. Se gli chiediamo troppo e non ce la fa , sta peggio. Se invece si parte con una richiesta minima, ce la fa e gli si può chiedere poi un'altra cosa limitata, gradualizzando. Va considerato che i piccoli obiettivi raggiunti danno comunque fiducia e che il senso di compimento di un'azione dà soddisfazione, per quanto piccolo l'atto possa essere
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Sara_B
Animatrice della communityBuon consigliere
Sara_B
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Ultima attività il 20/11/24 alle 16:39
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Grazie @Hopeman per questo intervento!
Cari membri
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Avete visto questa riflessione? Voi che cosa ne pensate? Che esperienze avete di gestione della malattia in famiglia?
Buona settimana e grazie a chi vorrà intervenire!
Sara del team Carenity
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Sara
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Hopeman
Buon consigliere
Hopeman
Ultima attività il 18/11/24 alle 14:08
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Amico
E' una domanda ricorrente.
La soluzione è semplice, nel senso che occorre la massima semplicità. Ho visto che funizona un atteggiamento minimalista della vita quotidiana e prefino negazionista della malattia. Se poi sappiamo fare una buona cucina, disponiamo di un mezzo molto efficace. Condurre la normale vita quotidiana, con i suoi gesti, i suoi suoni tipici, familiari, "ignorando" la depressione porta la persona sofferente a constatare che esiste un mondo semplice, non problematico. Il depresso può così cominciare a dimenticarsi della depressione, vedendo davanti a sè un mondo tranquillo che ha il sapore del vero. Non conviene cercare di risolvere i suoi problemi, perché gli si creerebbe un ulteriore e gravoso impegno: è meglio invece distrarlo, metterlo davanti a "problemi" quali: " preferisci il succo d'arancia o ai frutti tropicali?" . In depressione poi si vive drammaticamente la sensazione che il proprio malessere si veda dall'esterno e quindi il fatto di far finta che la malattia non esista lo facilita nel credere che davvero non esiste, che non stia accadendo niente di speciale e che lui stesso non è una persona speciale. Quest'ultimo aspetto è ben descritto in un celebre sonetto di Francesco Petrarca (Solo et pensoso)
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avvampi