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Psoriasi, uno studio conferma: si può avere la «pelle pulita» per 3 anni
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Baptiste
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Baptiste
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Ricompense
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Messaggero
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Esploratore
Amico
Nuovo farmaco testato sul lungo periodo per pazienti con la forma a placche di grado moderato-grave: agisce entro un mese, è facile da usare e mantiene l’efficacia.
Tre anni di efficacia costante, con risultati elevati e inalterati di «pelle pulita», senza cioè che le lesioni tipiche della psoriasi si ripresentino. È questo il dato più significativo in termini di qualità clinica e di vita per i pazienti affetti con forme di questa malattia a placche di grado moderato-grave, emerso dallo studio UNICOVER-3 e presentato durante il recente congresso nazionale della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgia, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse) a Verona.
Più facile che i pazienti seguano le terapia
Lo studio (di fase III) ha coinvolto e monitorato quasi 1.350 pazienti trattati con la molecola ixekizumab che, in oltre l’80 per cento dei casi, hanno ottenuto risultati a 156 settimane giudicati più che soddisfacenti in base ai misuratori di risposta terapeutica più elevata per la psoriasi. Inoltre, gli esiti della sperimentazione hanno evidenziato anche un elevato profilo di sicurezza, ovvero massima tollerabilità, con modesti effetti collaterali. «Abbiamo a disposizione una cura, già molto efficace su due anni, ora con risultati mantenuti a un livello costante per un tempo di almeno tre anni - dice Giampiero Girolomoni, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università di Verona e presidente del Congresso -. Ciò significa, per il paziente, confortevolezza per la risposta visiva immediata, facilità di impiego, riduzione del tempo da dedicare alla terapia, tranquillità terapeutica priva di rischi o eventuali complicanze. Il che può consentire una migliore aderenza dei pazienti alla terapia, di norma difficile nel lungo periodo».
Un’iniezione a casa una volta al mese
Può capitare, che una terapia, specie se mirata al controllo e alla risposta di malattie infiammatorie (cui appartiene anche la psoriasi) possa subire nel tempo una riduzione di efficacia, esponendo il paziente a una riacutizzazione o ripresa della problematica. «La ragione di questo calo terapeutico non è ancora nota - aggiunge Girolomoni -, ma si ipotizza che possa dipendere dal cambiamento di alcuni meccanismi della malattia stessa che evolvono o variano con il passare del tempo». Ixekizumab è un anticorpo monoclonale che agisce sull’interluchina 17A, fattore chiave nella psoriasi, inattivando la capacità di accendere e fare progredire la malattia. La rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale è prevista da giugno 2017. «Sin dalla prima settimana, i pazienti coinvolti nella sperimentazione hanno riscontrato dati positivi su tutti gli obiettivi - conclude l’esperto -. La terapia, ripulendo la pelle in un tempo ridottissimo (tra le 2 e le 4 settimane), con una sola auto-somministrazione via iniezione ogni 4 settimane a vita, è inoltre stata apprezzata per la comodità e la semplicità d’uso».
Il corriere