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Scoperto nuovo meccanismo del diabete di tipo 2

Pubblicata il 11 ago 2017

Scoperto nuovo meccanismo del diabete di tipo 2

La ridotta produzione di insulina in persone con diabete di tipo 2 può esser dovuta a un 'super' gene che influisce sullo sviluppo delle cellule del pancreas. In un articolo pubblicato su Nature Communications, i ricercatori della Sahlgrenska Academy dell'Università di Goteborg hanno individuato un nuovo meccanismo genetico a causa del quale le cellule che producono insulina regrediscono e non svolgono più a pieno la loro funzione.
   

Il diabete 2 è causato da una ridotta produzione di insulina da parte delle cellule del pancreas e, di conseguenza, il corpo non ottiene abbastanza ormone e aumenta la glicemia. Analizzando 124 campioni di tessuto cellulare, i ricercatori svedesi hanno individuato quali cambiamenti genetici avvengono: le cellule produttrici di insulina regrediscono nel loro sviluppo, riducendo così il numero di quelle funzionali. E a guidare il processo è il fattore di trascrizione SOX5, un 'super gene' che regola la trascrizione di un gruppo di 168 geni collegati al diabete, i più importanti dei circa 3.000 ritenuti collegati alla malattia. Se soppresso, o disattivato, le cellule diminuiscono in maturità. Se ripristinato l'insulina si normalizzata. "E' uno studio importante per le future prospettive di cura. Agendo direttamente con farmaci che potranno ripristinare la maturità delle cellule che producono insulina, infatti, si potrà regolare meglio la glicemia rispetto a quanto è possibile fare oggi con le iniezioni di insulina.
   

Poiché si potrà aumentare direttamente quella prodotta in modo fisiologico dall'organismo invece che iniettarla dall'esterno", sottolinea Francesco Purello, ordinario di medicina interna all'Ospedale Garibaldi di Catania e presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia (Sid). "Non bisogna però dimenticare", sottolinea, "l'importanza svolta da abitudini sane. L'epigenetica ci ha dimostrato che gli stili di vita possono influenzare in modo determinante la funzione dei nostri geni".

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57 commenti


Giovannimario
il 17/09/17

Come si fà a contraddirti,parole sante!!


EUREKA • Membro Ambasciatore
il 17/09/17

@giupipino, Pienamente D'accordo , io faccio lo stesso da mesi tranne x la pasta una volta alla settimana, alla domenica solo perchè sono invitato perennemente da mia sorella altrimenti si offende. si anche ho smesso di fumare come dicevo in altro post ma  in compenso Svapo con zero nicotina fin quando non lo tolgo del tutto e mi trovo meglio delle sigarette,posso cambiare vari gusti in qualsiasi momento, non pago più la tassa allo stato , perlomeno prima fumavo 40-50 sigarette al giorno "spesa x 2 Pacchetti 265 euro al mese (x 12 mesi) 3.200 euro all'anno da pazzi!  e lo fatto per 46 Anni ....Micidiale!!!!!

Ora spendo 5-6  euro al mese (70 euro anno) una Bella differenza che li spendo volentieri x la mia salute in cose Genuine.

"Questo voleva solo essere un esempio" per chi Fuma ancora e continua a pagare volentieri una Tassa allo Stato.     Si anche io ho comprato un Estrattore " meglio della solita Centrifuga" per farmi i miei Grandi Pasticci "Troppo Buoni" ed un FrullaTutto verticale che immergo direttamente nel tegame per tritare tutto o quasi per aiutare lo stomaco, pancreas, fegato, milza ecc,ecc, a digerire e assimilare meglio tutto in modo da non farli Lavorare troppo e non stressarli più di tanto.

By Eureka!


EUREKA • Membro Ambasciatore
il 19/09/17

        In Futuro potrebbe esistere un «Vaccino» contro il Diabete?

Primi risultati promettenti sull’uomo: iniettare specifiche proteine nei linfonodi
o per via intradermica salva le cellule del pancreas, riducendo la necessità
di insulina e mantenendo stabile la produzione residua di ormone.
Nei pazienti con diabete di tipo 1 il sistema immunitario “impazzisce” e attacca le cellule beta del pancreas che producono insulina, così pian piano l’ormone scarseggia fino a scomparire, impedendo un buon controllo del glucosio nel sangue. Non è molto diverso da quel che accade nelle allergie: anche in questi casi il sistema immunitario deraglia, reagendo contro proteine in realtà innocue.    Il parallelismo ha aperto un filone di ricerca: da qualche anno diversi gruppi di ricercatori in tutto il mondo stanno studiando una possibile “immunoterapia” del diabete di tipo 1 e di recente su Science Translational Medicine è stato pubblicato uno studio dai risultati assai promettenti.

Il primo studio pilota pochi mesi fa
La ricerca arriva dopo uno studio pilota simile, pubblicato sul New England Journal of Medicine qualche tempo fa, che aveva coinvolto soltanto sei pazienti aprendo però la strada all’uso dell’immunoterapia per il diabete nell’uomo. L’approccio infatti è il risultato di anni di indagini in vitro e in vivo, sugli animali da esperimento, per testare un concetto analogo a quello dell’immunoterapia per le allergie: si somministra all’organismo la proteina contro cui c’è una risposta esagerata (estranea nel caso delle allergie, dell’organismo nel caso di una patologia autoimmune come il diabete di tipo 1), cercando di “insegnare” al sistema immunitario a tollerarla.

Nel caso del diabete, i ricercatori svedesi dell’Università di Linköping del primo studio pilota hanno scelto la proteina GAD65, la decarbossilasi dell’acido glutammico presente sulle cellule beta pancreatiche, contro cui si formano auto-anticorpi in caso di diabete di tipo 1. Johnny Ludvigsson e i suoi collaboratori hanno iniettato nei linfonodi inguinali di sei volontari con diabete di tipo 1 dai 20 ai 22 anni, che avevano ricevuto la diagnosi da non oltre sei mesi, una proteina analoga a GAD65 chiamata GAD-alum, a piccole dosi e in tre volte successive.

Ai partecipanti è stata data anche vitamina D per tutta la durata dello studio, per ridurre la risposta infiammatoria del sistema immunitario.   A sei mesi di distanza la terapia ha ridotto i livelli di emoglobina glicata (indicativa dell’andamento della glicemia nell’arco degli ultimi due-tre mesi) e la necessità di iniezioni di insulina, suggerendo perciò il mantenimento di una certa quota di produzione di insulina naturale; quattro casi sono stati seguiti fino a quindici mesi e anche in questi soggetti i buoni risultati si sono mantenuti a distanza di tempo.

Il trial, chiamato DIAGNODE, non ha previsto però un gruppo di controllo non trattato con cui confrontare i risultati: un neo superato dalla ricerca appena uscita, condotta su 27 volontari con diabete messi a confronto con pazienti-controllo non sottoposti a immunoterapia.

La nuova sperimentazione
In questo caso Mark Peakman, coordinatore della ricerca, ha utilizzato una proteina diversa, il MonoPepT1De: il concetto resta lo stesso, cambia solo il mezzo con cui si cerca di insegnare al sistema immunitario a “tollerare” le cellule beta del pancreas senza distruggerle. «Quando a un paziente viene diagnosticato il diabete di tipo 1 in genere nel pancreas è ancora presente il 15-20 per cento di beta cellule. Il nostro scopo è cercare di proteggerle, insegnando al sistema immunitario a non attaccarle», dice Peakman.

I risultati della sperimentazione, condotta iniettando la piccola proteina sotto cute ogni due o quattro settimane per sei mesi, gli danno ragione: i pazienti non trattati nel tempo hanno dovuto aumentare le dosi di insulina, i soggetti sottoposti a immunoterapia sono rimasti su dosaggi stabili e hanno avuto bisogno di meno insulina per controllare la glicemia, indice di una maggior capacità di lavoro residua del pancreas.  Risultati che fanno sperare, come osserva Peakman: «C’è ancora molta strada da fare, ma questi dati suggeriscono che stiamo andando nella giusta direzione. La tecnologia di realizzazione delle piccole proteine utilizzate non soltanto è sicura per i pazienti, ma soprattutto comporta un effetto consistente sul sistema immunitario: la speranza è che un giorno le cellule che producono insulina possano essere preservate, riducendo la necessità di iniezioni dell’ormone nei pazienti con diabete di tipo 1 e magari evitandole del tutto, se riusciremo a intervenire sui soggetti a rischio».

A oggi è presto per dirlo, servono ulteriori test su numeri più ampi di pazienti da seguire più a lungo nel tempo; i dati raccolti in Svezia e Regno Unito sono tuttavia incoraggianti e, come osserva Ludvigsson, «la modalità di progressione della malattia è diversa nei vari pazienti, perciò non è detto che questo approccio possa essere eccellente per tutti; tuttavia, se anche riuscissimo a bloccare la patologia in metà dei casi si tratterebbe di un enorme successo».

By Eureka!     Fonte >>> il Corriere <<<


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Ex membro
il 23/09/17

 ACCIDENTI QUANTE VERITA' TUTTE IN UNA VOLTA
MI HAI SPAVENTATO non per me (ORAMAI) ma per i nostri figli.


gualti
il 23/09/17

Ho letto " the diabetes solution" Dr Bernstein e recentissimamente " FAT FOR FUEL" Dr J. Mercola, mi sono iscritto al sito Cron-o-meter;  ho inziato una alimentazione ketogenica: grassi 70/75 %, carboidrati 10/15% proteine 0.8 per kg di massa magra, tutto il resto rimasto come prima. Fatte analisi dopo un mese e mezzo: tutti i valori in ordine, quelli più meritevoli di attenzione quali (colesterolo trigliceridi omocisteina) ai minimi; glicemia da 130/140 abituale a 90/95 a digiuno, 90/95 prima di coricarmi; durante la giornata non ci sono problemi dato che mangio soltanto 30 gr di carboidrati al giorno. il sito Cron-o-meter mi dice esattamente quali sono i miei valori di grassi proteine carboidrati, minerali, -con rapporti- vitamine etc a fine giornata integro se manca qualche vitamina o minerale ( ho scoperto che ero carente di potassio e vitamine E, K, A magnesio, OMEGA3), mi corico verso mezzanotte e mi sveglio alle 8/8.30 perchè mi chiama mia moglie. Persi 3 kg in 40 giorni, giro vita diminuito, età 77 anni altezza cm 172 peso da kg 68 a kg 65. Fra qualche settimana mi farò la emoglobina glicata per vedere. Stato di salute e sensazioni attuali ottimi .

P.S. mia moglie che NON  soffre di diabete o altre patologie ( grazie a Dio) e non è grassa ha cominciato a seguirmi in questo tipo di alimentazione:  in un mese ha perso giro vita e pancia e un paio di kili, è contentissima.

Provare per credere.

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