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Infertilità
Maschile e Femminile
Con il termine infertilità andiamo a definire la scarsa efficacia nel concepimento, sia da parte della donna che dell’uomo.
Tale condizione andrebbe distinta da quella di sterilità, che definisce invece l’impossibilità assoluta, quindi condizione irreversibile ad avere una gravidanza anche se nell’uso comune i due termini vanno spesso a sovrapporsi. Si parla di infertilità, o sub-fertilità, quando la coppia non riesce ad ottenere un concepimento dopo 12 mesi di rapporti regolari e senza l’utilizzo di metodi anticoncezionali. Esistono varie cause determinanti una condizione di infertilità e spesso possono coesistere fra loro. Si calcola che l’infertilità possa interessare il 15% circa delle donne e l’avanzare dell’età è strettamente connessa alla diminuzione della loro capacità riproduttiva (a 30 anni infatti la possibilità di concepire è intorno al 30-40%. Tale percentuale si riduce circa al 10% al raggiungimento dei 40 anni).
Esistono numerose cause di infertilità femminile:
Riduzione o chiusura delle tube di Falloppio, aderenze pelviche (in seguito a patologie infiammatorie o a precedenti interventi chirurgici).
Endometriosi, malattia frequente nell’età fertile in cui cellule dell’endometrio, mucosa che riveste l’utero (normalmente presenti solo all’interno della cavità uterina), migrano e colonizzano altri organi (più comunemente l’ovaio).
Scompensi ormonali: irregolarità o mancanza di ovulazione, iperprolattinemia, sindrome dell’ovaio micropolicistico. La presenza, nella cervice uterina, di un muco ostile al passaggio degli spermatozoi, dovuto ad una carenza di estrogeni. La presenza di malformazioni congenite dell’utero. Cause aspecifiche. Questa situazione va sotto il nome di infertilità idiopatica e si osserva quando a livello diagnostico non è stato possibile trovare una causa specifica.
L’infertilità maschile interessa il 7% degli uomini e corrisponde ad una ridotta capacità riproduttiva dell’uomo, per una insufficiente produzione di spermatozoi oppure per la natura qualitativamente alterata degli spermatozoi (per la loro ridotta motilità, l’alterata morfologia o il DNA danneggiato) che ostacolano il concepimento.
Si parla di infertilità primaria quando l’uomo non ha mai indotto una gravidanza, di infertilità secondaria quando l’uomo ha già indotto una gravidanza precedentemente.
Nutrirsi in maniera sana Naturale ed adeguata è fondamentale, la riproduzione infatti è un processo estremamente dispendioso e laborioso. L‘organismo umano non sostiene efficacemente i processi di fecondazione e gravidanza in uno stato generale di malnutrizione.
A questo scopo non deve mancare alcun nutriente e sono particolarmente importanti certe vitamine, acidi grassi e amminoacidi essenziali.
AMINOACIDI. Gli aminoacidi, unità fondamentali delle proteine, sono indispensabili elementi costituenti di ogni nostro tessuto, sono fonte energetica e permettono un’ottima comunicazione tra le cellule. Andando più nello specifico, a favorire la fertilità, ha un ruolo non secondario la CARNITINA, aminoacido con un importante ruolo nella produzione di energia e nella stimolazione del metabolismo dei grassi; la GLUTAMMINA, elemento che interviene nel recupero delle cellule muscolari in seguito a intensi sforzi, ed ha un’attività stimolante a livello cerebrale. Per favorire l’apporto di aminoacidi, da un punto di vista alimentare è consigliato il consumo di proteine animali come carne rossa e uova (di buona qualità).
VITAMINA D. Tale fattore deve essere mantenuto sempre a livelli sufficienti e quindi ottimali, in quanto interviene non solo nel regolare il metabolismo corporeo di calcio, ma come regolatore genico (regola l’espressione genica) e come regolatore di diversi ormoni.
MAGNESIO. Questo nutriente è cofattore fondamentale per agevolare l’assimilazione della vitamina D, è un rilassatore muscolare e concilia anche la diminuzione dello stress mentale.
ATTIVITÀ FISICA. Svolgere un’attività sportiva con regolarità, non solo è importante come valvola di sfogo per migliorare la condizione mentale e quindi la predisposizione ad un buon rapporto di coppia (soprattutto quando l’infertilità è dovuta non a fattori fisici o meccanici ma più a fattori psicologici e di stress), ma si rivela preziosa per agevolare la circolazione del sangue in tutti i distretti corporei e migliorare l’ossigenazione dei tessuti.
ELIMINARE GLI ZUCCHERI. Gli zuccheri raffinati e tutti quegli alimenti che ne sono ricchi, possono essere, in maniera indiretta, un forte ostacolo alla fertilità. Tra le cause di infertilità viste in precedenza, ce ne sono alcune particolarmente correlate al metabolismo degli zuccheri: l’ovaio policistico nelle donne ne è un esempio. Esiste infatti una forte correlazione tra lo sviluppo di tale disturbo e una condizione di insulino-resistenza o di diabete.
Inoltre anche condizioni di obesità o di gravi sindromi metaboliche negli uomini possono rivelarsi un impedimento alla fecondazione. E’ quindi importante limitare il consumo di cibi elaborati industrialmente, ricchi di zuccheri e aumentare il consumo di grassi di buona qualità del tipo ... frutta secca, avocado,Verdure,ortaggi ed insalate poiché permettono di gestire meglio la glicemia.
E’ quindi importante sostenere uno stile di vita sano il più possibile Naturale caratterizzato da una corretta e ben bilanciata alimentazione, che possa assicurare dei buoni livelli nutrizionali, svolgere una costante attività fisica per promuovere ogni reazione fisiologica del nostro corpo e, laddove necessario, colmare le carenze specifiche che ci caratterizzano per agevolare al meglio la fertilità.
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PROSTATITE
LA PROSTATITE NON È SOLO DANNOSA PER LA SALUTE, È UNA CONDIZIONE CHE METTE A REPENTAGLIO LA VITA!
La prostatite presenta diversi pericoli per l'uomo, ecco quali sono i principali:
IMPOTENZA, IPERPLASIA PROSTATICA, CANCRO PROSTATICO. La brutta notizia è che nel 96,7% dei casi gli uomini che soffrono di prostatite prima o poi sviluppano l’impotenza .
Il cancro prostatico si presenta negli stadi finali dell’infiammazione prostatica essendo il risultato comune dei problemi alla prostata non curati. Gli uomini che trascurano la prostatite si stanno di fatto assumendo un grosso rischio per la propria vita.
Se vogliamo vivere una vita lunga e sana e se vuoi un’erezione appropriata e una normale libido, è necessario curare il prima possibile e questo deve avvenire quanto prima. Il problema è che la maggior parte degli uomini interessati dal problema, semplicemente non si rivolge ai dottori per ottenere aiuto.
Questo perché alcuni non considerano l’infiammazione prostatica una condizione pericolosa, mentre altri sono semplicemente imbarazzati dal problema e vogliono nasconderlo.
Di conseguenza, la maggior parte dei pazienti lascia la malattia senza le adeguate cure e nel momento in cui si decide a chiedere aiuto "quando questo succede", molto spesso ormai è troppo tardi, e il cancro ha già iniziato a svilupparsi. Bisogna capire che la prostatite è una malattia letale che può degenerare e portare a episodi tumorali. La malattia non trattata o non controllata adeguatamente evolve rapidamente e può portare al cancro in appena 1-2 anni, e spesso conduce alla morte del paziente.
SINTOMI DELLA PROSTATITE
se... Provi tensione nell’area inguinale ogni sei mesi o una volta all’anno.
se... A volte senti formicolio o pressione nel perineo.
se.... Hai notato che vai in bagno più spesso.
se... Hai osservato che un testicolo è più basso dell’altro.
se... Soffri periodicamente di stipsi o diarrea.
se... Vedi che le tue erezioni sono deboli.
se... Il tuo desiderio sessuale è diminuito.
se... hai sperimentato difficoltà di minzione almeno una volta.
Se... trovi almeno uno di questi sintomi, inizia immediatamente una cura!
By Eureka!
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Diabete 3
Ciao a Tutti , Oggi posto una delle Tante E-mail che mi arrivano sulla mia casella di posta elettronica , Ovviamente il tutto è in Lingua Madre " Inglese" qui viene tradotta in Italiano nel miglior modo possibile e compressibile.
Faccio semplicemente un copia ed incolla , giusto perchè è una cosa nuova Patologia per Me ! con un termine che conosciamo e non più (Diabete 1 e 2 ) ma ora anche "Diabete 3" Vedremo gli sviluppi di tale Patologia. ovviamente vi aggiornerò sempre incollando le novità dalle mie E-Mail personali.
Sperando di fare cosa Gradita vi Saluto
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Qual è il diabete di Tipo 3 ?
Il diabete di tipo 3 è un termine usato quando la malattia di Alzheimer è innescata dall'insulino-resistenza nel cervello. Questa condizione viene spesso utilizzata per descrivere persone affette da diabete di tipo 2 e vengono diagnosticate anche con morbo di Alzheimer o demenza. Il diabete si riferisce a una condizione di salute in cui il tuo corpo ha difficoltà a convertire lo zucchero in energia. In genere, pensiamo a due tipi di diabete:
Il diabete di tipo 1 è una condizione cronica in cui il corpo non produce abbastanza insulina ormonale.
Il diabete di tipo 2 è una condizione cronica in cui il corpo sviluppa una resistenza all'insulina e il livello di zucchero nel sangue diventa molto alto.
Una nuova ricerca sta proponendo che la malattia di Alzheimer dovrebbe essere classificata anche come un tipo di diabete, chiamato diabete di tipo 3. Ma questa classificazione è controversa e la maggior parte dei medici non è pronta a usarla fino a quando non saranno fatte ulteriori ricerche.
Continua a leggere per scoprire cosa sappiamo, e cosa non sappiamo, sul diabete di tipo 3.
Il legame tra diabete e morbo di Alzheimer
Esiste già un legame stabilito tra il morbo di Alzheimer e il diabete di tipo 2. Dal momento che l'Alzheimer può essere scatenato dall'insulino-resistenza nel cervello, alcune persone dicono che l'Alzheimer è semplicemente "diabete nel cervello".
Questa affermazione ha qualche scienza dietro, ma è un po 'troppo semplicistica.
Nel tempo, il diabete non trattato può causare danni ai vasi sanguigni, inclusi i vasi cerebrali. Poiché molte persone che hanno il diabete di tipo 2 non sanno di avere la condizione, quelli con diabete di tipo 2 hanno un rischio più elevato di questo tipo di danno.
Il diabete elimina anche l'equilibrio delle sostanze chimiche nel cervello, che possono innescare il morbo di Alzheimer. E l'iperglicemia provoca l'infiammazione, che può danneggiare le cellule cerebrali.
Per questi motivi, il diabete è considerato un fattore di rischio per una condizione chiamata demenza vascolare . La demenza vascolare può essere una diagnosi autonoma con sintomi propri o può essere un segnale di allarme di ciò che si svilupperà ulteriormente nella malattia di Alzheimer.
La scienza al momento su questo è ancora traballante.
Cause e fattori di rischio per il diabete di tipo 3
Le persone che hanno il diabete di tipo 2 possono avere fino al 60% in più di probabilità di sviluppare l'Alzheimer o la demenza. Uno studio su oltre 100.000 soggetti con demenza ha evidenziato che le donne con diabete di tipo 2 avevano una maggiore probabilità di sviluppare demenza vascolare rispetto agli uomini.
I fattori di rischio per il diabete di tipo 2 includono:
· una storia familiare di diabete
· alta pressione sanguigna
· essere sovrappeso o obesi
· alcune condizioni di salute croniche, come la depressione e la sindrome dell'ovaio policistico (PCOS)
I sintomi del diabete di tipo 3
I sintomi del diabete di tipo 3 sono gli stessi dei sintomi di demenza o di Alzheimer precoce. Questi sintomi includono :
· perdita di memoria che colpisce la vita quotidiana e le interazioni sociali
· difficoltà nel completare compiti familiari
· perdere spesso le cose , dimenticano o non ricordano cose
· diminuita capacità di esprimere giudizi in base alle informazioni
· cambiamenti improvvisi nella personalità o nel comportamento
Diagnosi del diabete di tipo 3
Non esiste un test specifico per il diabete di tipo 3 o Alzheimer . Il medico farà diverse domande sulla storia familiare e sui sintomi. L'imaging cerebrale, come la risonanza magnetica e le scansioni TC, può dare al medico una visione di come funziona il cervello. I test del liquido cerebrospinale possono anche cercare indicatori dell'Alzheimer.
Se hai sintomi del diabete di tipo 2 e del morbo di Alzheimer e non è stato diagnosticato uno di questi due, può essere inviato per un test di zucchero nel sangue a digiuno e un test di emoglobina glicata.
Se hai il diabete di tipo 2, è essenziale che inizi il trattamento per questo. Trattare il diabete di tipo 2 potrebbe minimizzare i danni al cervello e rallentare la progressione dell'Alzheimer o della demenza.
Trattamento per il diabete di tipo 3
Ci sono opzioni di trattamento specifiche per le persone che hanno il diabete di tipo 2 e l'Alzheimer. I cambiamenti dello stile di vita, come la dieta e l'esercizio fisico, possono essere una parte importante del trattamento.
Perdere il 5-7 percento della massa corporea può aiutare a fermare i danni agli organi causati da alti livelli di zucchero nel sangue. Una dieta povera di grassi e ricca di frutta e verdura può anche migliorare i sintomi. Se fumi, ti verrà consigliato di smettere di fumare.
Se hai sia il diabete di tipo 2 che quello di Alzheimer, il trattamento per il diabete di tipo 2 è importante per fermare la progressione dell'Alzheimer. La metformina è un farmaco anti-diabete che può anche aiutare a trattare i sintomi della demenza.
Sono disponibili farmaci da prescrizione per il trattamento dei sintomi cognitivi dell'Alzheimer e della demenza. Gli inibitori delle colinesterasi come donepezil (Aricept), galantamina (Razadyne) e rivastigmina (Exelon) possono essere prescritti per migliorare il modo in cui le cellule del tuo corpo comunicano tra loro. Memantina (Namenda) può rallentare la progressione della malattia di Alzheimer.
Altri sintomi di Alzheimer e demenza, come sbalzi d'umore e depressione, possono essere trattati con farmaci psicotropi. In alcuni casi, gli antidepressivi e i farmaci anti-ansia fanno parte del trattamento.
Outlook per il diabete di tipo 3
Il diabete di tipo 3 è un modo di descrivere l'Alzheimer causato dall'insulino-resistenza. Quindi la tua prospettiva varierà in base a diversi fattori, incluso il trattamento del diabete.
Se riesci a curare il diabete con dieta, esercizio fisico e farmaci, potresti essere in grado di rallentare la progressione dell'Alzheimer o della demenza.
Il tuo outlook cambierà anche in base alla rapidità con cui i tuoi sintomi sono stati scoperti e cosa pensa il tuo dottore riguardo al tuo caso specifico. Prima inizierà il trattamento, migliore sarà la tua prospettiva.
L'aspettativa di vita media per una persona con Alzheimer è di 8 a 10 anni dal momento in cui viene diagnosticata. Ma alcune persone con l'Alzheimer possono vivere fino a 20 anni dopo la diagnosi.
Prevenire il diabete di tipo 3
Se hai già il diabete di tipo 2, ci sono modi in cui puoi ridurre il rischio di sviluppare il tipo 3. Ecco alcuni dei metodi collaudati per il controllo del diabete di tipo 2 e per ridurre al minimo il danno d'organo:
· Esercitare quattro volte a settimana per 30 minuti al giorno.
· Mangia cibi sani ricchi di proteine e ricchi di fibre .
· Monitorare attentamente la glicemia seguendo le raccomandazioni del team sanitario.
· Prendi tutti i farmaci prescritti secondo i programmi e con regolarità.
· Monitora i tuoi livelli di colesterolo.
. Mantenere un peso sano .
N.B. >> Io ho postato così come mi è arrivata anche sè.... qui parla di usare le medicine non sapendo che io sono totalmente contrario alle Medicine, ed il tempo mi ha dato Ragione semplicemente perchè non ho più questa Patologia ovvero il .... (Diabete 2)
Fonte .... La mia E-Mail personali semplicemente .....tradotte.
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DIVERTICOLITE
In questo articolo parleremo di Divercolite “intestinale” entriamo nei meandri e nello specifico di questa Patologia che in alcuni casi è … terribile e dolorosa sé questa diventa Acuta. Vediamo nello specifico cosè , come riconoscerla, come si manifesta, cosa mangiare, come si cura ecc…ecc.. Iniziamo a dire che…. Questa patologia a diversi nomi derivati del tipo … Diverticolosi, diverticolare, colon sigmoide, diverticolosi del sigma, Colon irritato ,sindrome dell’intestino irritabile o ancora altri nomi scientifici .
divercolite le cause
Cosa sono i diverticoli e dove si formano? Il diverticolo non è altro che una dilatazione sacciforme della parete di un organo cavo, in questo caso dell’intestino, soprattutto a carico del colon e del retto-sigma. Il colon è una lunga struttura tubolare il cui scopo è quello di eliminare i materiali di scarto (Le Feci) rimasti nell’intestino tenue dopo la digestione. Si pensa che la pressione all’interno del colon possa causare la formazione di tasche di tessuto che sporgono dalle pareti del colon, specie nelle persone adulte o anziane. Il diverticolo quindi è un piccolo sacchetto che sporge esternamente rispetto al lume dell’organo cavo nel quale si trova.
Come si formano i diverticoli? Perchè vengono i diverticoli?
La parete muscolare del colon diventa più spessa con l’aumentare dell’età, anche se la causa di questo ispessimento non è del tutto chiara. Essa può dipendere dalla pressione che il colon utilizza per eliminare le feci, che aumenta in condizioni di alimentazione e idratazione non corretta. Una delle principali cause per l’insorgenza dei diverticoli è senza dubbio la pressione nel lume intestinale. Alcune situazioni infatti, come ad esempio una dieta a basso contenuto di fibra (dieta povera di scorie) può portare alla formazione di feci secche e dure e che richiedono una maggiore forza per essere espulse. La mancanza di fibre nella dieta è stata considerata la causa più probabile della diverticolosi e c’è anche una buona correlazione nei Paesi in tutto il mondo tra la quantità di fibre assunte nella dieta e la presenza di questa patologia. Tuttavia, gli studi non sono ancora convincenti nel determinare che sia la dieta povera di fibre a causare questo tipo di problema. La pressione all’interno del colon di conseguenza può diventare elevata e nel corso del tempo, può contribuire a spingere verso l’esterno la parete intestinale attraverso zone di minor resistenza della parete muscolare, per lo stesso principio che porta alla formazione delle ernie o dei laparoceli.
Questi “sacchetti” o “bolle” che si sviluppano sono chiamati diverticoli. Molte persone con malattia diverticolare presentano un eccessivo ispessimento della parete muscolare del colon dove si formano i diverticoli. Il muscolo si contrae sempre più forte e queste anomalie della tonaca muscolare possono essere fra i fattori che contribuiscono alla formazione della diverticolite. Vi possono essere diverticoli anche in altre parti del corpo, come ad esempio il diverticolo di Zenker, che può essere riscontrato al passaggio tra faringe ed esofago. Però io In questo articolo farò riferimento solo ai diverticoli intestinali, che rappresentano la stragrande maggioranza di tutti i diverticoli e ai quali ci si riferisce con il termine diverticolosi. I diverticoli possono formarsi in tutto il colon ma in genere emergono nel colon sinistro, il colon discendente (diverticolosi del colon), soprattutto vicino alla sua parte terminale, detta anche colon sigmoide o sigma (diverticolosidel sigma), e sembrano essere più diffusi nei paesi occidentali. Nei paesi asiatici, i diverticoli si formano soprattutto sul lato destro del colon, il colon ascendente. I diverticoli sono abbastanza comuni nel mondo occidentale e tendono ad aumentare con l’età. Sono abbastanza rari prima dell’età di 40 anni, ma sono presenti, si stima, in oltre il 60% nelle persone di età superiore ai 75 anni in Italia.
I diverticoli sono piccole dilatazioni della parete intestinale, soprattutto a carico di colon e del sigma. La maggior parte delle persone con malattia diverticolare, più nota come diverticolosi, ha pochi sintomi o addirittura nessun sintomo. In alcuni casi però la sintomatologia è presente e include sintomi come dolore addominale, costipazione o al contrario diarrea. Quando la diverticolosi è associata all’infiammazione e all’infezione viene chiamata diverticolite.
Diverticolite e diverticolosi possono essere diagnosticate con esami radiologici come l’RX addome al bario o la TAC addome, con o senza mezzo di contrasto, o con esami endoscopici come sigmoidoscopia e la colonscopia. L’esame principale con il quale vengono riscontrati i diverticoli è però la colonscopia, che offre un’osservazione diretta della diverticolosi. Il trattamento della diverticolosi può includere una dieta ricca di fibre e priva di semi. La cura della diverticolite invece richiede terapia antibiotica, digiuno e terapia antidolorifica. Cibi da mangiare che possono impedire il peggioramento della diverticolite sono frutta e verdura, legumi e cereali, meglio se integrali. È stato suggerito che le persone con diverticolite dovrebbero evitare di mangiare semi, noci e mais, che possono depositarsi e sedimentare “Stazionare “ nel diverticolo, aumentando la possibilità che si infetti; tuttavia, ci sono poche prove per sostenere questa raccomandazione. Le complicanze di diverticolosi e diverticolite includono sanguinamento rettale, infezioni addominali e ostruzione del colon.
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I Sintomi
Una persona che soffre di diverticoli, in genere in primis ha pochi sintomi o addirittura non sperimenta alcuna sintomatologia. La diverticolosi in questi individui in genere viene trovata incidentalmente nel corso di test ed esami per altri problemi intestinali. I sintomi più comuni associati alla diverticolosi sono….modesti dolori addominali, costipazione, diarrea, meteorismo, flatulenza e sé è Acuta molto dolorosa e pungente con difficoltà nelle azioni somatiche ed principalmente anche nei più piccoli movimenti del tipo…. Respirare, tossire, starnutire, Alzarsi, camminare, scendere dal letto, girare il dorso, ecc..ecc. e ti obbliga a stare curvato solitamente dal lato sinistro dell’ addome. In alcuni pazienti i sintomi possono essere dovuti alla presenza contemporanea della cosiddetta sindrome dell’intestino irritabile (definita anche sindrome del colon irritabile) o di anomalie nella funzionalità dei muscoli del sigma (nel qual caso è indicata come malattia diverticolare). Occasionalmente, i diverticoli possono perdere sangue e questa condizione prende il nome di sanguinamento diverticolare. Questo però accede maggiormente in caso di diverticolite con infiammazione dei diverticoli con aumentato rischio di rottura dei vasi sanguigni al loro interno.
Che cosa è la diverticolite acuta?
Quando un diverticolo “sacca”o il materiale da esso contenuto si infiamma, insorge una condizione chiamata diverticolite. Un individuo affetto da diverticolite spesso ha dolore pungente addominale, stipsi o diarrea, Non sempre con febbre, e un elevato numero di globuli bianchi nel sangue.
Cause divercolite
Perché i diverticoli si infiammano? La principale causa di diverticolite è senza dubbio l’infiammazione che si sviluppa in seguito all’infezione del materiale contenuto “depositatosi” in uno o più diverticoli. Questo è il motivo per cui alla persone con diverticoli si consiglia una dieta priva di semi e altre particelle che potrebbero accumularsi nel lume diverticolare, aumentando il rischio di infiammarsi ed infettarsi. Cause secondarie di diverticolite possono essere inoltre un transito intestinale non regolare o una alterazione della flora batterica intestinale in senso pro-infiammatorio.
Sintomi di diverticolite
Quali sono i sintomi della diverticolite? È stato ipotizzato che una percentuale che va dal 5% al 20% degli individui con diverticolosi svilupperà sintomi legati alla diverticolite. I più comuni segni e sintomi della diverticolite sono:
Dolore addominale (coliche addominali)
Fitte e dolori pungenti , taglienti
Tensione e gonfiore addominale
Bruciore addominale
Mal di schiena, spesso legato all’irradiazione dorsale del dolore all’addome
Febbre con brivido
Astenia e stanchezza
Nausea e vomito
Globuli bianchi alti nel sangue (leucocitosi)
Granulociti neutrofili alti nel sangue (neutrofilia)
Costipazione da lieve a severa (subocclusione intestinale)
Diarrea, a volte con feci liquide o mucose
Cosa mangiare in caso di diverticoli?
Una volta formata, la diverticolite è permanente, non essendo possibile il riassorbimento dei diverticoli. Per quanto riguarda la prevenzione, non è risultato utile alcun trattamento per prevenire la malattia diverticolare. Tuttavia esistono delle raccomandazioni per quanto riguarda gli alimenti da mangiare ed i cibi da evitare.
Secondo una nota teoria la riduzione del consumo di fibra nella Dieta, potrebbe causare la diverticolosi, e quindi le diete ad alto contenuto di fibre sono il trattamento maggiormente raccomandato per la prevenzione primaria e secondaria della malattia.
La fibra può contribuire ad aumentare la massa di feci, rendendole meno dure, quindi previene la costipazione, e, se riduce la pressione sul colon, in teoria può aiutare a prevenire la formazione di ulteriori diverticoli o il peggioramento della condizione diverticolare. Qual’è la dieta per diverticolosi consigliata dagli esperti nutrizionisti? Uno dei capisaldi della dieta in presenza di diverticoli è senza dubbio l’assunzione di alimenti ricchi di fibre. Gli alimenti ad alto contenuto di fibre sono principalmente..
Frutta e verdura
Fagioli (come i fagioli cannellini e fagioli borlotti)
Legumi (ceci, fave, piselli, semi di soia)
Cereali (mais, frumento, riso, orzo, Quinoa, avena, segale) il tutto opportunamente macinati , tritati, frullati finemente con un frullatore ad immersione direttamente nella pentola in modo da ottenere una crema , tipo una Pappetta, leggermente semi-liquida. Bere molti liquidi , acqua, thè, tisane, frullati, sceccherati, Frappè, Idem per tutti i cibi Pasta , riso che intendiamo ingerire , Mangiare.
Cibi da evitare in caso di diverticoli
Gli alimenti da assumere con moderazione in caso di diverticoli sono:
Semi di papavero, sesami, pomodori, mele, pere, melograni, Kiwi, Fragole
Tutta la frutta con semi e semini vari tipo …
Arachidi, Noci, noccioline, Pistacchi, Mandorle, Semenze varie, Torroni.
Sé proprio vogliamo ingerire questi ultimi possiamo mangiali trasformandoli in polvere con un macinino , macina caffè o schiacciandoli con una bottiglia di vetro fino ad ottenere una farina o simile. Evitare il più possibile Latte, formaggi e derivati, Riso, dolci, Cioccolato, crekers, grissini, pane tostato, salumi, carne di maiale o assumere con cautela. Possibilmente mangiare in bianco almeno per il primo mese.
N.B. per esperienza personale comprate in farmacia o Parafarmacia o sul Web il farmaco da banco “ Diver100” assumere una volta al giorno mezzora prima del pasto. Evitate a tutti i costi di Farvi OPERARE per non avere altre conseguenze in un prossimo futuro !!!!
Sé Osserverete questi consigli” Completamente Gratis” e con un adeguata pulizia del colon , avrete risolto questa vostra patologia , e cosa importante ….Non è vero che è incurabile come dicono i Santoni dei Medici. >>>> Io ho Risolto !!!! <<<<
Ci sono evidenze relative all’uso di probiotici nella diverticolite?
Dato che alcuni studiosi suggeriscono un ruolo dello stato di infiammazione intestinale nella formazione dei diverticolia, è stato ipotizzato che i batteri del colon possano avere un ruolo nella formazione, infiammazione ed eventuale rottura dei diverticoli. Ciò nonostante non esistono prove sufficienti riguardo l’effetto benefico dei fermenti lattici per il trattamento nei pazienti con questa patologia. Il benessere intestinale, come è noto, dipende da molteplici fattori, tra i quali l’alimentazione, l’idratazione, lo stile di vita e l’attività fisica, il fumo, lo stress e le abitudini giornaliere e lavorative. La salute dell’intestino quindi dipende da un delicato equilibrio tra questi molteplici fattori, e lo stesso concetto potrebbe valere per la prevenzione nella formazione di diverticoli intestinali.
Complicanze della diverticolite
Quali sono le complicanze più gravi della diverticolite?
Le complicazioni maggiormente temibili della diverticolite sono:
Peritonite: la rottura di uno o più diverticoli con versamento di materiale intestinale nel peritoneo può luogo ad una grave infiammazione del peritoneo
Ascesso addominale: se si rompe un diverticolo, il materiale intestinale che ne fuoriesce può favorire la formazione di una raccolta ascessuale, soprattutto nel grasso periviscerale e nello scavo del Douglas (cavità anatomica del piccolo bacino)
Occlusione intestinale, legata all’ostruzione del colon secondaria alla forte infiammazione, oppure dovuta alla paralisi della motilità intestinale;
Sanguinamento diverticolare: perdita di sangue generata dalla rottura di vasi sanguigni contenuti nei diverticoli, si manifesta con anemia, rettoraggia o melena.
Sepsi e shock settico: disseminazione dei germi intestinali nella circolazione sanguigna, causando un’infezione sistemica con complicazioni anche potenzialmente mortali come una brusca caduta della pressione arteriosa e della perfusione sanguigna dei tessuti.
Fistole: l’infiammazioen può creare delle anomale comunicazioni con altri organi, come l’apparato genitale (fistole retto-vaginali) o urinario (fistole vescicali od ureterali).
Il sanguinamento dei diverticoli può causare una colorazione rossastra delle feci – rettorragia – in caso di un sanguinamento copioso e violento, sopratutto se proveniente dalle basse vie intestinali. La presenza di feci nerastre è invece motivata dalla permanenza di sangue per alcune ore nel lume intestinale, sinonimo di un sanguinamento “distante” dal lume anale, o di un sanguinamento non particolarmente copioso – melena -. Il sanguinamento può essere continuo o intermittente, durando anche diversi giorni.
I pazienti con sanguinamento costante sono in genere ospedalizzati per poter essere tenuti sotto osservazione. Vengono loro somministrati fluidi endovenosi per supportare la pressione sanguigna. Le trasfusioni di sangue sono necessarie solamente nel caso di pazienti che hanno avuto una perdita di sangue grave. In un individuo che abbia un sanguinamento rapido e grave, la pressione sanguigna può diminuire, causando vertigini, shock e perdita di coscienza.
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Nella maggior parte dei pazienti, il sanguinamento si arresta spontaneamente. I pazienti con sanguinamento persistente e grave richiedono la rimozione chirurgica dei diverticoli sanguinanti, anche se in prima battuta si cerca di risolvere il quadro con trattamenti non chirurgici.
Diagnosi di diverticolosi e diverticolite
Come vengono diagnosticate la diverticolite e la diverticolosi?
La metodica più semplice per la diagnosi di diverticoli è la radiografia dell’addome al bario, che permette di visualizzare i diverticoli come borse , bolle, rigonfi riempite di bario sporgenti nella parte esterna del colon. La visualizzazione diretta dell’interno del colon e le aperture dei diverticoli può essere effettuata per mezzo di appositi tubi flessibili (endoscopi) inseriti attraverso il retto e poi nel colon. Possono essere usati i tubi corti (sigmoidoscopi) o tubi più lunghi (colonoscopi) per aiutare nella diagnosi e per escludere altre malattie che possono produrre una sintomatologia simile a quella della malattia diverticolare. Questa ultima Non la consiglio a nessuno , e da fare solo in casi Estremi questo per evitare altre conseguenze a volte peggiori. Preferibile una Tac con risonanza ,RX.
La colonscopia è di gran lunga l’esame principale per diagnosticare la presenza di diverticoli intestinali, essendo l’unica che permette di visualizzare l’intestino dall’interno. Attenzione però: la colonscopia non è indicata in caso di diverticolite acuta in atto. In questo caso la diagnosi può essere effettuata tramite una combinazione di dati come esami del sangue, sintomi del paziente oppure la storia pregressa di diverticoli sè già noti.
Nei pazienti nei quali persistano dei dubbi, la diagnosi può essere approfondita mediante la TAC dell’addome, meglio se con mezzo di contrasto (tomografia computerizzata o TC): questo esame permette di rilevare segni specifici come la presenza di infiammazione dei tessuti che circondano i diverticoli, diverticoli rotti o raccolte ascessuali.
Dal punto di vista delle analisi del sangue, avremo spesso:
PCR alta
VES alta
Globuli bianchi alti
Neutrofili alti
Emoglobina bassa
Terapia di diverticolosi e diverticolite
Quale è la terapia per una adeguata cura della diverticolite? Gli episodi più leggeri di diverticolite possono essere curati a casa con il riposo a letto, digiuno e abbondante idratazione, terapia antibiotica, dei farmaci per il controllo del dolore (antidolorifici), della nausea/vomito (antiemetici) e delle coliche intestinali (antispastici). In caso di febbre, dolore e tensione addominale importanti, il medico curante potrebbe ritenere opportuno un breve ricovero per effettuare terapia antibiotica e reidratante endovenosa, più efficace e sicura per la terapia della diverticolite.
I farmaci nella diverticolite
La maggior parte dei pazienti con diverticolosi ha sintomi minimi o assenti, e non richiede alcun trattamento specifico. È consigliabile una dieta integrata con fibre per prevenire la costipazione e probabilmente anche per impedire la formazione di ulteriori diverticoli.
Terapia sintomatica per la diverticolite.
I pazienti diverticolite acuta lieve, con sintomi come modesto dolore addominale o crampi a causa degli spasmo muscolari intestinali a livello dei diverticoli infiammati, possono beneficiare di farmaci anti-spastici come:
scopolamina (Buscopan)
ottatropina (Valpinax)
diciclomeina (Duspatal)
fluoroglucina (Spasmex)
Diver 100 come ho citato sopra è l’unico che funzione bene .
Quando invece si verifica un episodio di diverticolite acuta moderata-severa, sono necessari antibiotici, da assumere per via endovenosa nelle forme più gravi. Gli antibiotici orali sono invece sufficienti quando i sintomi sono lievi o moderati. Alcuni esempi di antibiotici comunemente prescritti includono:
rifaximina (Normix)
ciprofloxacina (Ciproxin)
metronidazolo (Flagyl)
cefalexina (Ceporex)
doxiciclina (Bassado)
amoxicillina/acido clavulanico (Augmentin)
mi raccomando ….sono sempre Antibiotici, Moderazione
Quali sono gli altri trattamenti consigliati in corso di diverticolite?
Innanzitutto, è indicata una dieta idrica, cioè solo a base di alimenti liquidi come ho citato sopra (es. acqua e tè zuccherato) in modo da lasciare a riposo l’intestino. Nelle forme più gravi è necessario il digiuno assoluto e l’inizio di una terapia reidratante endovenosa, con soluzione fisiologica e glucosata. Il trattamento chirurgico si rende necessario nei casi nei quali le cure mediche non siano sufficienti a placare lo stato infiammatorio ed i sintomi, nonché per i pazienti che sviluppino uno stato di occlusione intestinale persistente, sanguinamento diverticolare continuo o ascessi che non rispondono alla terapia medica con antibiotici.
Trattamento chirurgico della diverticolite
Qual è il trattamento chirurgico in caso di diverticolite?
Se la diverticolite non risponde al trattamento medico e farmacologico, diventa necessario valutare la necessità di intervento chirurgico. La chirurgia comporta solitamente il drenaggio di ascessi o altre raccolte di pus, se presenti, nonchè la rimozione chirurgica del segmento del colon contenente i diverticoli, di solito il colon discendente o il sigma. Anche l’asportazione chirurgica dei diverticoli sanguinanti diventa obbligatoria per i pazienti che presentano con sanguinamento persistente non responsivo a terapia medica ed endoscopica. Nei pazienti che necessitano di intervento chirurgico per interrompere il sanguinamento persistente, prima dell’operazione è importante determinare esattamente dove si trova il sanguinamento per guidare il chirurgo, e questo può essere valutato sia attraverso una colonscopia, si attraverso un’angio TC addominale, che evidenzia i vasi sanguigni e può isolare con precisione l’arteria che perde.
A volte l’infiammazione in corso di diverticolite può coinvolgere l’adiacente vescica urinaria, causando una comunicazione diretta tra i due organi (fistola) con conseguenti gravi infezioni urinarie ricorrenti e passaggio di gas e feci durante la minzione. Anche questa complicanza richiede un intervento chirurgico. A volte può essere suggerito un’operazione chirurgica per pazienti con frequenti attacchi di diverticolite che portano alla continua assunzione di antibiotici, a continui ricoveri con conseguenti perdita di giorni di lavoro e scadimento della qualità di vita. Durante l’intervento chirurgico, l’obiettivo è quello di rimuovere tutto, o in parte, il colon contenente i diverticoli per prevenire futuri episodi di diverticolite. Per interventi minori può essere utilizzata la chirurgia mini-invasiva, che permette una riduzione dei tempi di ricovero e delle complicanze post-operatorie.
Penso di non aver dimenticato nulla , questa patologia è molto dolorosa sé è acuta direi tremenda per quanto riguarda i Dolori, lo dico per esperienza personale ormai spero ..Debellata per sempre !!!!
---->>> FINE <<<----
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Alzheimer
In occasione della Giornata Mondiale della Malattia di Alzheimer, che si celebra oggi 21 settembre, la Società Italiana di Neurologia (SIN) diffonde consigli concreti su come cercare di prevenire la più comune forma di demenza e su come relazionarsi con i propri cari affetti da questa patologia. Nel mondo, la malattia di Alzheimer colpisce circa 40 milioni di persone e solo in Italia ci sono circa un milione di casi, per la maggior parte over 60.
Oltre gli 80 anni, la patologia colpisce 1 anziano su 4. Questi numeri sono destinati a crescere drammaticamente a causa del progressivo aumento della durata della vita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo: si stima un raddoppio dei casi ogni 20 anni.
I pazienti con Alzheimer manifestano inizialmente sintomi quali deficit di memoria, soprattutto per fatti recenti, e successivamente disturbi del linguaggio, perdita di orientamento spaziale e temporale, progressiva perdita di autonomia nelle funzioni della vita quotidiana che definiamo come “demenza”. A tali deficit spesso si associano problemi psicologici e comportamentali, come depressione, incontinenza emotiva, deliri, agitazione, vagabondaggio, che rendono necessario un costante accudimento del paziente, con un grosso peso per i familiari che svolgono un ruolo importantissimo.
“Nei pazienti con demenza conclamata, l’atteggiamento del caregiver, ossia del parente che si prende cura dell’ammalato, è fondamentale per la prevenzione e la cura dei disturbi comportamentali che spesso si manifestano e che sono l’aspetto più preoccupante della patologia”, dichiara il Prof. Carlo Ferrarese, Presidente SINDEM (Associazione autonoma aderente alla SIN per le demenze), Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell’Università di Milano-Bicocca e Direttore della Clinica Neurologica presso l’Ospedale San Gerardo di Monza. “Un atteggiamento rassicurante per un soggetto che si sente “perso” e privo di riferimenti, uno stimolo ad occuparsi di mansioni semplici, con adeguata supervisione, il rispondere alle richieste del malato con pazienza, sono semplici ma importanti aspetti della vita quotidiana che aiutano a ridurre lo stato di ansia e di agitazione che spesso tali pazienti manifestano, senza dover ricorrere a terapie sedative”.
Oggi le terapie per l’Alzheimer possono solo in parte mitigare i sintomi, ma non hanno alcun impatto sulla progressiva evoluzione della demenza, una volta che questa si è manifestata. Proprio per questo, la speranza di una cura è legata alla prevenzione nei soggetti a rischio ma non ancora dementi che presentino i primi segni di lievi deficit cognitivi, soprattutto di memoria, con l’obiettivo di capire se tale condizione è destinata a evolversi verso una demenza e sia possibile attuare strategie preventive per ritardare l’esordio di malattia.
Quindi oggi l’unico vero strumento per contrastare la malattia di Alzheimer rimane la prevenzione, prima di tutto attraverso la riduzione dei fattori di rischio per le patologie vascolari quali ipertensione, diabete, obesità, fumo, scarsa attività fisica che si è visto contribuiscono anche ad aumentare le possibilità di sviluppare la malattia di Alzheimer. Come? Attraverso uno stile di vita sano che contempli regolare attività fisica e un’alimentazione ricca di sostanze antiossidanti come la dieta mediterranea. Dati recenti indicano una tendenza alla riduzione dell’incidenza della malattia nei Paesi industrializzati, proprio per il maggiore controllo dei fattori di rischio vascolare.
Inoltre, anche le attività sociali e cognitive possono aiutare a ridurre e ritardare la patologia, perché stimolano il cervello e favoriscono la continua creazione di nuove connessioni cerebrali in grado di contrastare gli effetti del danno di alcuni circuiti cerebrali. Per questo è consigliato l’impegno in attività stimolanti per la mente, come imparare nuove lingue, a suonare uno strumento musicale, essere impegnati in un lavoro o in passatempo stimolante, come possibile strategia per ritardare la comparsa di demenza in soggetti con iniziale declino cognitivo.
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Alzheimer: l'uso di antipsicotici è correlato al rischio di polmonite
La conferma arriva da un recente studio finlandese, condotto su un campione esteso di pazienti
L'esistenza di un legame tra l'impiego di farmaci antipsicotici e il rischio di sviluppo di gravi forme di polmonite è una possibilità da tempo sottoposta ad analisi scientifiche. Tuttavia, la maggior parte delle indagini finora svolte non ha preso in considerazione le persone con malattia di Alzheimer (AD), a cui questo tipo di medicinali viene abitualmente prescritto. Lo studio MEDALZ, pubblicato di recente sulla rivista Chest, è stato condotto da un team di ricercatori finlandesi con l'obiettivo di valutare la frequenza di ospedalizzazioni o decessi dovuti a polmonite in un'ampia popolazione di pazienti con Alzheimer trattati mediante antipsicotici.
Nello studio in questione sono state incluse 2 diverse coorti di partecipanti, tutti sottoposti a terapia con comuni antipsicotici come quetiapina (Seroquel) di AstraZeneca Pharmaceuticals, risperidone (Risperdal) di Johnson & Johnson, e aloperidolo (Haldol) di Janssen Pharmaceuticals. Nella prima coorte sono stati coinvolti 60.584 cittadini finlandesi adulti con diagnosi di Alzheimer ricevuta tra il 2005 e il 2011, nella seconda è stato invece compreso un numero equivalente di individui senza AD. Nei due gruppi sono stati rilevati, rispettivamente, 12.225 e 6.195 casi di polmonite.
In base a quanto emerso dall'indagine, l'impiego di farmaci antipsicotici risulta essere correlato ad un aumento del rischio di polmonite, sia negli individui con AD che in quelli senza la malattia, con un'associazione più marcata che è stata rilevata nel gruppo di partecipanti aventi un'età compresa tra 34 e 74 anni. I ricercatori hanno anche riscontrato che il rischio di polmonite non sembra essere influenzato dal tipo di antipsicotico usato.
Secondo gli autori dello studio, i dati raccolti non permettono di escludere che esista un rapporto di causalità tra antipsicotici e polmonite nei pazienti con Alzheimer. Di conseguenza, è opportuno che i medici valutino attentamente rischi e benefici al momento di prescrivere questi medicinali. Inoltre, la durata del trattamento dovrebbe essere limitata, perché la probabilità di polmonite o di altri eventi avversi non sembra diminuire con un impiego prolungato di antipsicotici.
Alzheimer e Parkinson: due malattie innescate dallo stesso enzima?
Uno studio americano ha scoperto che una molecola, l'asparagina endopeptidasi (AEP), favorisce l'accumulo di aggregati proteici tossici nelle cellule del cervello. I farmaci capaci di inibirla potrebbero quindi rappresentare un trattamento efficace per entrambe le patologie
ATLANTA (U.S.A.) – Due malattie neurodegenerative spesso accomunate perché colpiscono prevalentemente gli anziani, l'Alzheimer e il Parkinson, in realtà, interessano diverse regioni del cervello e presentano distinti fattori di rischio, genetici e ambientali. Ma a livello biochimico, iniziano a sembrare simili. È la scoperta annunciata lo scorso 3 luglio dagli scienziati della Emory University di Atlanta: il team guidato dal professor Keqiang Ye ha identificato un potenziale obiettivo terapeutico per entrambe le patologie.
Sia nell'Alzheimer che nel Parkinson, infatti, una proteina sticky (“appiccicosa”) forma degli aggregati tossici nelle cellule cerebrali. Nell'Alzheimer, l'incriminata si chiama Tau, e costituisce gli ammassi neurofibrillari; nel Parkinson, la proteina colpevole è l'alfa-sinucleina, che forma i corpi di Lewy nei neuroni.
Il professor Ye e i suoi colleghi, pochi mesi fa, hanno identificato un enzima, l'asparagina endopeptidasi (AEP), che ha la caratteristica di tagliare la Tau in un modo che la rende ancora più “appiccicosa” e tossica. I ricercatori, come spiegano nello studio apparso su Nature Communications, hanno somministrato dei farmaci che inibiscono l'AEP ai modelli murini di Alzheimer: il risultato è stato un miglioramento nella perdita delle sinapsi, con un conseguente effetto benefico sulla memoria.
Il passo successivo è stato agire allo stesso modo contro il Parkinson: in un nuovo recentissimo studio pubblicato sulla rivista Nature Structural and Molecular Biology, gli scienziati della Emory University hanno dimostrato che l'AEP agisce con gli stessi meccanismi verso l'alfa-sinucleina.
“Nel Parkinson, l'alfa-sinucleina si comporta in modo molto simile alla Tau nell'Alzheimer”, ha dichiarato Keqiang Ye. “Abbiamo pensato che se l'AEP taglia la Tau, è molto probabile che possa tagliare anche l'alfa-sinucleina”. Come ha scoperto il team, un particolare segmento di alfa-sinucleina prodotto dalle forbici dell'AEP può essere trovato nei campioni di tessuto cerebrale dei pazienti con malattia di Parkinson, ma non nei campioni di controllo. In questi ultimi, l'AEP è rimasto confinato nei lisosomi, le parti della cellula che hanno la funzione di smaltire i rifiuti; nei campioni di Parkinson, invece, l'AEP fuoriusciva dai lisosomi al resto della cellula.
I ricercatori hanno anche osservato che il segmento di alfa-sinucleina generato dall'AEP ha più possibilità di aggregarsi in ammassi rispetto all'intera proteina, ed è più tossico quando viene introdotto nelle cellule o nel cervello del topo. Inoltre, l'alfa-sinucleina mutata in modo che l'AEP non possa tagliarla risulta meno tossica. L'asparagina endopeptidasi – avverte Ye – non è purtroppo l'unico enzima che taglia l'alfa-sinucleina in vari segmenti tossici, e la proteina intera è comunque capace di aggregarsi e causare danni. Ciò nonostante, la sua squadra sta iniziando a testare dei farmaci che inibiscono l'AEP nei modelli animali di Parkinson.
Troppo presto, insomma, per capire se gli inibitori dell'AEP potranno superare gli studi clinici e diventare un'opzione terapeutica per due malattie che finora non hanno una cura efficace. Due vere e proprie piaghe, che con l'aumento dell'aspettativa di vita diventano sempre più devastanti.
Il numero di persone affette da demenza aumenta costantemente: secondo il World Alzheimer Report 2016, la malattia colpisce 46,8 milioni di persone nel mondo, che potrebbero diventare 131,5 milioni nel 2050. In Italia sono 600mila, e rappresentano un onere complessivo di oltre 42 miliardi di euro annui, a carico dei familiari, del Servizio Sanitario Nazionale e della collettività.
Numeri inferiori, ma sempre preoccupanti, per il Parkinson: più di 5 milioni nel mondo e circa 300mila persone – destinate a raddoppiare nei prossimi 15 anni – in Italia, dove la spesa a carico del SSN raggiunge 1,3 miliardi di euro ogni anno. Due emergenze sociali da troppo tempo in attesa di una soluzione, trattate finora come problemi distinti e che invece potrebbero ottenere una cura proprio grazie alla loro somiglianza.
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Creo questa Nuovo “Post Discussione” per parlare, Discutere di cose della Vita, Del tipo…. Domande Capaci di Catturare delle Attenzioni e che Aspettano una Risposta, cose Strane ma Vere, domande di Interessi, Cultura Sociali e Globali, di attualità , Scienze, Enigmi, Rompicapi, Riflessioni, Dubbi, Quiz, Quesiti, incertezze ecc.ecc. Dove Spero che ci sia uno Scambio di Opinioni parlandone Tutti insieme e Magari senza volere troviamo un Mezza Verità.... Mai dire Mai!. Dove anche una semplice risposta che potrà sembrare stupida a prima vista ci potrà far Riflettere, Analizzarla, Studiarla ponendo altre domande alla domanda, insomma una Specie di Dibattito tra Utenti , Amici, anche solo Giusto per Azionare il Cervello e Passare un pò di Tempo insieme senza stare a pensare alle solite cose tristi e Tenerci impegnati a Leggere, Ragionare e interagire su tante cose comuni e Non. Domande di vario interesse. Ovviamente Chiunque può postare una qualsiasi domanda interessante e Lecita su qualsiasi argomento sempre con il dovuto Rispetto Reciproco. ok Scagli la Prima Pietra chi Non ha una Domanda senza Risposta! Pensando di fare cosa Gradita ….Un Abbraccio.
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