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Il diabete crea ancora imbarazzo
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Tutti i commenti
Ex membro
Io mi faccio scrupoli solo quando esco a cena se ci sono dei bambini in quanto non per mio disagio ma semplicemente perche' agli occhi dei bambini vedere uno che si punge la pancia a tavola a mio modo di vedere non e' che sia corretto nei loro confronti . Per il resto siccome non e' una condizione di scelta ma di causa non vedo perche' ,dovremmo farci tante (seghe mentali ) . Si vede di molto peggio in giro e nessuno chiede a noi il permesso
Ex membro
Credo, da genitore (mia figlia è diabetica da poco prima dei 5 anni, ora ne ha 16), che i bambini siano quelli che si fanno meno problemi. Al massimo possono essere incuriositi e basta spiegare con semplicità.
Ex membro
Ma forse non tutti I genitori hanno questo modo di pensare specialmente se non sono diabetici . Noi vediamo le cose dalla nostra prospettiva , va tenuto in considerazione
chiarab
chiarab
Ultima attività il 04/10/24 alle 07:15
Iscritto nel 2016
9 commenti pubblicati | 6 nel gruppo Convivere con il diabete di tipo 1
Ricompense
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Esploratore
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Amico
mio nipotino di 4 anni vede suo zio di 20 anni diabetico 1 da tre anni fare le insulina e le misurazioni.
inizialmente guardava incuriosito poi chiedeva, gli è stato spiegato e tutto e naturale.
quando al ristorante vede qualcuno che osserva lo zio durante queste "manovre" li guarda e spiega loro il perché.
Il problema sono gli adulti ignoranti....
Vedere la firma
cb
Ex membro
Vero l ignoranza parte dall alto per questo se un genitore le ignorante per forza di cose lo sara' il figlio . E' un circolo vizioso . Come in tutte le cose il problema sta sempre a monte . A noi sta muoversi nel buon senso tutto qui . Nascondersi mai.
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Ex membro
Il diabete crea ancora imbarazzo: Lo rivela un’indagine Doxa Pharma che sottolinea come anche alcuni semplici gesti che svelano la malattia possano creare disagio.
Chi l’avrebbe mai pensato? Il diabete è una delle malattie di cui più “ci si vergogna” e che si ha pudore di rivelare. Né, evidentemente, consola il fatto di essere in numerosa compagnia: in Italia sono 3,5 milioni le persone con diabete diagnosticato, più un altro milione che ne è affetto ma non lo sa; soprattutto, 2,6 milioni di loro ha difficoltà a mantenere sotto controllo la glicemia. Il motivo? Oltre a vedere i polpastrelli ridotti a puntaspilli per le periodiche punture necessarie per un corretto automonitoraggio, c’è l’imbarazzo, per esempio, per un ragazzo a scuola di dover lasciare la classe; per un operaio di abbandonare gli arnesi del mestiere, pulirsi e procedere al controllo; per non parlare della difficoltà di una mamma a svegliare durante la notte il bambino che con tanta fatica si era riuscito a far addormentare. Di tutto ciò si è parlato a Pianoro (Bologna), nella sede della Marchesini Group, che assieme ad Abbott ha messo a punto un dispositivo in grado di misurare la glicemia senza bisogno di continue punture al dito. Durante l’incontro, intitolato Innovazione per la salute e manifattura italiana, è stata illustrata una ricerca appena realizzata da Doxa Pharma.
Misurazione continua
Riferisce Giuseppe Venturelli, direttore generale di Doxa Pharma: «Abbiamo condotto la ricerca- chiamata “Vivere con il diabete, tra autocontrollo e voglia di libertà”- su due campioni di persone: il primo composto di 100 persone che utilizzava il nuovo dispositivo Flash (Free Style Libre) da almeno 6 mesi; il secondo formato sempre da 100 persone con diabete, che invece usava glucometri tradizionali. La prima differenza importante è quella relativa al numero delle misurazioni fatte nell’arco di una giornata -considerando che il numero ottimale dovrebbe essere di 10 misurazioni della glicemia. L’81% del gruppo che utilizzava il dispositivo ha misurato la glicemia per 6 o più volte al giorno, in confronto al 56% dell’altro gruppo che si attesta sulle 3-4 misurazioni quotidiane. Il primo gruppo non è quasi mai ricorso alle strutture ospedaliere (solo il 2%) mentre il gruppo con i glucometri tradizionali ha segnalato accessi per problemi relativi al diabete nella misura del 15%». Secondo l’8° ”Italian Barometer Diabetes Report” un diabetico su 4 si ricovera in ospedale almeno una volta nel corso di un anno, con un costo medio per paziente di circa 3.000 €, più del doppio rispetto a persone di pari età e sesso, ma senza diabete.
Il nuovo dispositivo
E l’imbarazzo? Proprio la migliore qualità di vita ( misurata attraverso la scala SF12) ha portato a questa conclusione: un minor imbarazzo, che si coniuga con un maggior controllo del diabete e delle situazioni a rischio (ipo e iperglicemia). Inoltre, il monitoraggio del proprio profilo glicemico ha consentito di correggere stile di vita e di sentirsi complessivamente più sicuri di sé. Conferma in duplice veste il dottor Paolo Di Bartolo- come malato di diabete dall’età di 17 anni e come direttore di Diabetologia, Dipartimento Internistico di Ravenna: «Constato ancora molto imbarazzo a compiere semplici gesti, come infilare in tasca una mano per prendere tre bustine di zucchero in caso di ipoglicemia. Ecco perché il connubio tra tecnologia ed eccellenza aiutano significativamente nell’ambito della salute». Il dispositivo (delle dimensioni circa di una moneta da 2 €), ha sensore che misura automaticamente i valori del glucosio per 14 giorni, giorno e notte. Applicato sulla parte posteriore del braccio, visualizza il valore del glucosio, anche attraverso i vestiti, fornisce grafici di facile lettura e memorizza 90 giorni di “storico”, senza necessità di calibrazione mediante puntura del dito. Tutto bene, quindi? Quasi, perché non si può tacere del fatto che, pur riconosciuto dal SSN, il dispositivo, reso accessibile- prima tra tutte le regioni- dall’Emilia Romagna, anche qui viene distribuito gratuitamente solo se si rientra in alcuni parametri. Altrimenti, il costo è di 128 € al mese e, almeno per ora, si può acquistare solo online. All’incontro bolognese ha voluto dire la sua anche il comico Maurizio Ferrini, quattro anni di medicina alle spalle: «Casualmente pochi mesi fa, in seguito a una piccola infezione, mi è stato diagnosticato il diabete mellito di tipo 2. Nella mia testa non ho il diabete; tuttavia, essendo di mio molto scrupoloso, mi punzecchio tranquillamente 10 volte al giorno… Ma se per far vincere il disagio e l’imbarazzo di tanti può servire, mi autopromuovo testimonial di un dispositivo che aiuta a star meglio con se stessi». Tutti d’accordo, insomma: curare la malattia, ma non dimenticare come la si vive.
Corriere.it