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Sigarette: e se triplicassero il prezzo?
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Andare all'ultimo commentoEx membro
no non è un problema mio , è che qua cè troppa gente maleducata e offensiva che usa paroloni da enciclopedie senza sapere niente della vita degli altri per cui no non è un problema mio se qualcuno mi offende
giupipino
Buon consigliere
giupipino
Ultima attività il 11/03/24 alle 17:06
Iscritto nel 2016
675 commenti pubblicati | 75 nel gruppo Rassegna stampa
11 delle sue risposte sono state utili ai membri
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Amico
Cara Elisa,
ti chiedo scusa se ho urtato la tua sensibilità. In effetti hai ragione. Non conosciamo nulla l'uno dell'altro. Come diceva un grande filosofo, siamo "monadi senza porte né finestre". Ma, ti assicuro, non era mia intenzione offenderti. Volevo solo calcare la mano sugli effetti negativi del fumo nella speranza di dissuadere chi lo fa.
Sono stato anch'io un forte fumatore fino ai quarant'anni. Sono riuscito a smettere solo con uno sforzo di volontà pazzesco e con grandissima sofferenza. Per questo parlavo delle sigarette come di una droga. Ma se questo termine ti dà fastidio non lo userò più. A me non fa piacere far soffrire le persone. Vorrei un mondo in cui ciascuno fosse più sensibile e più attento agli altri.
Ti auguro tutto il bene possibile.
Giuseppe
Ex membro
La dipendenza da nicotina ti rende incapace di pensare a una vita
senza sigarette, sembra che siano un incentivo a vivere e riempiono
la quotidianita'che se no appare vuota . Per questo e' difficile smet-
tere ma si puo' cercare di diminuire.
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Ex membro
Se le sigarette costassero di più si fumerebbe di meno?
Negli ultimi giorni, sui mezzi d’informazione si è parlato moltissimo della proposta del professor Giacomo Mangiaracina, presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione, che ha recentemente dichiarato che un notevole incremento del prezzo delle sigarette sarebbe consigliabile come misura di prevenzione, cosa che è peraltro promossa da tempo dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità attraverso le linee guida internazionali antitabagismo. Si tratta di una scelta che ricalcherebbe quelle già effettuate in molti Paesi, come per esempio Francia, Australia, Stati Uniti e Sudafrica. Abbiamo chiesto alla dottoressa Licia Siracusano, oncologa e referente del Centro antifumo di Humanitas Cancer Center, cosa pensa di questa idea.
«Sono certamente d’accordo. I vantaggi di questa proposta in termini di riduzione del consumo di tabacco sono evidenti, perché sia i giovani che le persone con reddito basso sarebbero ovviamente tagliate fuori, non avendo la possibilità di spendere quotidianamente così tanto denaro. La maggior parte degli studi scientifici, fra l’altro, ci dice che nei Paesi che hanno già adottato misure simili, le entrate fiscali derivanti dalle accise sul tabacco non sono affatto diminuite. I consumi hanno subito ovviamente importanti flessioni (intorno al 20%), anche se forse chi ha promosso l’adozione delle misure si aspettava risultati ancora migliori», spiega la dottoressa.
Risorse risparmiate da investire su Centri antifumo
«C’è poi tutto un effetto di indotto – prosegue – perché ovviamente la spesa sanitaria sarebbe positivamente influenzata, e questo potrebbe consentire di investire le risorse in modo differente. A mio parere, però, un cambiamento simile dovrebbe necessariamente essere accompagnato da un potenziamento della rete di strutture che, come quella che abbiamo sviluppato presso Humanitas Cancer Center, aiutano le persone che non riescono a smettere di fumare. È infatti facilmente prevedibile che la richiesta di servizi simili salirebbe considerevolmente e, senza una risposta adeguata, ci sarebbe il rischio concreto di vedere molte persone rivolgersi a pseudo-professionisti improvvisati, o comunque impreparati sulla materia».
HumanitaSalute.it