Pazienti Depressione
Non m'importa di nulla
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mariodec
Buon consigliere
mariodec
Ultima attività il 12/08/20 alle 15:17
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Leggendo quello che scrivi, come infermiere e anche volontario nell'ambito del disagio mentale il primo consiglio che ti do è di rivolgerti al più presto con fiducia e serenità ad uno psichiatra, che potrà aiutarti ad alleviare la sofferenza. Fallo prima che puoi e con serenità. Poi per quanto possibile, le persone del gruppo ti aiuteranno con la chat, ma questa è l'indicazione prioritaria.
Tienimi aggiornato, ciao
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de cesare mario
mariodec
Buon consigliere
mariodec
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Per quello che scrivi, penso che tu possa recarti anche in un Pronto Soccorso psichiatrico e se vivi a Milano,
puoi recarti ai seguenti ospedali: San Paolo, San Carlo, Policlinico, Fatebenefratelli, San Raffaele chiedendo espressamente di essere vista da uno psichiatra. Racconta tranquillamente che hai disturbi del sonno, dell'alimentazione, ideazione suicidaria, che sei agitata e depressa.
Tienici aggiornati, ciao
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de cesare mario
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Ex membro
Vorrei raccontare la mia storia, è lunga ma ho davvero bisogno di aiuto. Sono una ragazza al primo anno di Università e da due mesi sono ricaduta in depressione (mai diagnosticata, ma so che c'è stata ed è tornata). Mi sono sempre reputata una persona tremendamente razionale e spesso cinica perché purtroppo la vita non mi ha mai offerto un granché. Da mesi ho smesso di preoccuparmi di me stessa, non mi curo di me stessa, non mangio bene (in due mesi ho perso diversi kg, mangio il necessario e male, non sono anoressica né bulimica), non ho più passioni e vita sociale. Ed ecco la mia storia. Ho subito delle molestie che sono continuate per anni, non potendo dire nulla a causa di strutture sociali troppo intricate. Il colpo di grazia l'ho ricevuto quando, 5 anni fa, una mia amica, Amelia, è morta. Mia madre mi aveva vietato di frequentarla perché quel legame era troppo strano (lei era molto più grande di me ed era una guida e una grande amica per me, mi ha aiutato a controllare l'ansia), ma abitavo in un piccolo paesino del sud e questa cosa non era vista di buon occhio e non è stato facile perdonare mia madre per questo (anche se non gliel'ho mai detto). Poi, a distanza di un anno, ho perso mio nonno (che era un secondo padre, avendo vissuto con noi per dieci anni) e rimpiango sempre la sua morte. Non gli ho mai dedicato molto tempo, ero una ragazzina vivace e sociale, ma lo amavo moltissimo e ricordo le notti passate a supportarlo per il visto che era malato da tempo. L'uno maggio di quattro anni fa sono andata ad una festa tra ragazzi (era festa, ci si ubriaca) e lui mi ha chiesto di restare con lui. Io gli ho detto che non potevo, che avevo un impegno. Il giorno dopo è morto, io ero a scuola. Non ho mai superato il lutto, non ho pianto ai funerali, ma porto un suo fazzoletto di lino sempre con me. Mi aiuta a stare meglio anche se muoio dentro ogni volta che ci penso. Ero rimasta sola, avevo provato a parlare dei miei problemi con un'amica, ma non appena ho iniziato a parlarle lei non si è trovata in accordo con le mie scelte e non abbiamo parlato per oltre un anno. Io ero già caduta in depressione, ho ripiegato su un ragazzo che mi ha tradita. A metà del terzo liceo vengo sospesa da scuola e finisco in un altro liceo dove conosco quello che avevo considerato il mio migliore amico per due anni. Dopo due anni di depressione riesco ad uscirne, grazie a S., con una storia d'amore stupenda e un migliore amico F. con cui ho condiviso il mio dolore. Ma sono diventata sempre più triste e ho portato anche S. nell'oblio, ingrigito e stanco. Ci siamo lasciati a maggio. Mi ricatta dicendo di rendere pubblica la mia storia, che chi mi aveva fatto del male doveva pagarla anche contro la mia volontà. Riesco a dissuaderlo e parto per Milano a causa dell'Università sperando di dimenticare il mio passato, invece ritorna nella mia mente sempre più prepotente. Ho iniziato a ripensare al suicidio e al fatto che se mi uccidessi la mia famiglia verrebbe a sapere delle molestie e non voglio questo. Al momento è l'unica cosa che mi frena, anche perché ho chiesto aiuto a F. dichiarando la mia intenzione di farla finita, ma mi ha totalmente ignorata. Mi sento abbandonata, non mi preoccupo piú di nulla, soprattutto di me stessa e ripenso sempre alle conseguenze delle mie azioni. Dalla morte di Amelia ho giurato di fare sempre del bene alle persone e aiutarle el'ho sempre fatto, per espiare le mie colpe. Ora io voglio un aiuto. Non vado all'Università da settimane e non ho dato i parziali perché ho paura di buttarmi sotto un tram fingendo un incidente. Non voglio morire, voglio solo stare bene.