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Prostata, ecco i campanelli d’allarme che indicano un tumore che avanza
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Baptiste
Buon consigliere
Baptiste
Ultima attività il 01/10/24 alle 09:36
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5.442 commenti pubblicati | 57 nel forum Tumore della prostata
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Tumore alla prostata, quando e perché serve la risonanza magnetica
Brunina
@Plastada anche a me è comparsa una recidiva dopo 12 mesi di mantenimento con Parp inibitore, si tratta di un linfonodo sulla doccia colico-peritoniale. Sono in cura al Policlinico Gemelli ed il Prof Scambia ha deciso di intervenire chirurgicamente a breve. Spero vada tutto bene, a me ed a tutte voi ! ☘️🤞☘️🤞☘️
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nicoletta.menzella-1963
@angelo59 purtroppo il mio caso è in peggioramento, sebbene la cura con Gemcitabina ha fatto scendere il marcatore, alcuni linfonodi sono risultati resistenti alla cura e la loro dimensione non è ridotta. Poi oltre alla PET ho fatto una TAC e all'encefalo sono risultati delle lesioni che adesso cerchiamo di combattere con radioterapia. Subito dopo ci co consulteremo con il Gemelli per stabilire la terapia x i linfonodi resistenti e che Dio me la mandi buona
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Tumore alla prostata, quando e perché serve la risonanza magnetica
Brunina
@Plastada anche a me è comparsa una recidiva dopo 12 mesi di mantenimento con Parp inibitore, si tratta di un linfonodo sulla doccia colico-peritoniale. Sono in cura al Policlinico Gemelli ed il Prof Scambia ha deciso di intervenire chirurgicamente a breve. Spero vada tutto bene, a me ed a tutte voi ! ☘️🤞☘️🤞☘️
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nicoletta.menzella-1963
@angelo59 purtroppo il mio caso è in peggioramento, sebbene la cura con Gemcitabina ha fatto scendere il marcatore, alcuni linfonodi sono risultati resistenti alla cura e la loro dimensione non è ridotta. Poi oltre alla PET ho fatto una TAC e all'encefalo sono risultati delle lesioni che adesso cerchiamo di combattere con radioterapia. Subito dopo ci co consulteremo con il Gemelli per stabilire la terapia x i linfonodi resistenti e che Dio me la mandi buona
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Ex membro
Circa la metà degli uomini ignora i sintomi tipici del peggioramento. Parlarne coi medici fondamentale per vivere meglio e più a lungo.
Stanchezza cronica, dolore (soprattutto alle ossa), debolezza, disturbi urinari, difficoltà a dormire o a svolgere normali attività quotidiane, come camminare o salire le scale. Sono i campanelli d’allarme che dovrebbero mettere in allerta gli uomini con un tumore alla prostata, perché la presenza di questi sintomi potrebbe indicare che la malattia sta peggiorando. Invece, come mette in evidenza un sondaggio presentato durante il Congresso di Oncologia Europeo (European Cancer Congress, appena conclusosi a Vienna), circa la metà dei pazienti che convive con una neoplasia prostatica in fase avanzata ignora il possibile significato di questi indizi, quasi uno su tre non riconosce il fatto che il dolore potrebbe essere legato al cancro e, di conseguenza, spesso non ne parla con un medico.
9 maschi su 10 vivi 5 anni dopo la diagnosi
In Italia per il 2015 sono attese circa 35mila nuove diagnosi di carcinoma prostatico, la neoplasia più frequente tra i maschi a partire dai 50 anni di età. «La sopravvivenza dei malati è ottima - spiega Michele Gallucci, responsabile dell’Urologia all’Istituto Tumori Regina Elena di Roma e presidente dell’Associazione Urologi Italiani -: attualmente a 5 anni dalla diagnosi è vivo oltre il 90 per cento dei pazienti, e questa percentuale è in costante e sensibile aumento. Grazie alla diagnosi precoce e a nuove terapie sempre più efficaci, un numero crescente di persone riesce a convivere con la neoplasia per anni, persino per decenni. Ma è fondamentale che gli uomini riconoscano i sintomi della malattia che avanza e parlino subito con l’oncologo, l’urologo o il radioterapista che li ha in cura, in modo da poter iniziare subito la terapia più efficace nel loro caso con due scopi: bloccare l’evoluzione del cancro e mantenere una buona qualità di vita, senza dolore o altri disturbi, con vantaggi anche sull’allungamento della sopravvivenza».
Uomini, fate sentire la vostra voce
L’indagine presentata a Vienna (condotta in 10 Paesi fra cui l’Italia, commissionata dall’International Prostate Cancer Coalition con il supporto di Bayer Healthcare, che ha lanciato l’iniziativa educazionale ‘Men Who Speak Up’, per incentivare uomini e familiari a riconoscere i sintomi e parlarne col medico) ha coinvolto più di 1.200 persone, sia uomini con tumore avanzato della prostata che caregiver, ovvero le persone che si prendono cura di loro. Stando ai risultati, più della metà dei maschi (57 per cento) pensa che il dolore quotidiano sia qualcosa con cui convivere e uno su tre (34 per cento) afferma che parlare dei sintomi, come il dolore, lo fa sentire più debole. Inoltre il 47 degli interpellati ignora i sintomi del tumore della prostata in stadio avanzato come il dolore, tanto che il 39 per cento degli intervistati ha convissuto con la sofferenza per oltre 7 mesi prima di parlarne e ricevere la diagnosi di neoplasia metastatica.
Sintomi da non trascurare, con l’aiuto dei familiari
«Il tumore della prostata può non essere sintomatico nelle fasi iniziali, ma avvisaglie come dolore grave o inspiegabile, difficoltà nel camminare, nel salire le scale o ad addormentarsi e perdita del controllo vescicale (problemi ad urinare, frequente necessità di fare pipì o sangue nelle urine) possono manifestarsi quando la malattia progredisce - aggiunge Giuseppe Procopio, responsabile dell’Oncologia medica genitourinaria all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Questi disturbi dovrebbero indurre gli uomini a rivolgersi al proprio medico senza perdere tempo. Lo stadio del tumore prostatico è uno dei più importanti fattori nel determinare le opzioni di trattamento e le prospettive di recupero. La diagnosi precoce dei sintomi può non solo rallentare la progressione della malattia, ma anche potenzialmente migliorare la qualità di vita dei pazienti e avere un impatto positivo sui loro cari». I familiari dei pazienti con tumore prostatico avanzato possono essere molto colpiti dalla malattia, ma sono anche in grado di giocare un ruolo importante nel migliorare il decorso della neoplasia. La metà degli uomini che hanno partecipato al sondaggio ha ammesso di contare sui caregiver nel rivolgere le domande più importanti sul tumore della prostata. «Mentre i medici sono importanti nel valutare come si sentono i pazienti, il sondaggio rivela che anche i familiari giocano un ruolo chiave nella gestione della malattia, specialmente quando si arriva a rivolgere domande difficili» conclude Procopio.
Corriere.it