I fegati da trapiantare meglio conservati a 37°C che refrigerati (studio)
Pubblicata il 4 mag 2018
Refrigerare un fegato che deve essere trapiantato è meno efficace di mantenerlo in vita alla temperatura corporea di 37°C, lo dimostra uno studio pubblicato mercoledì nella rivista Natura.
La maggior parte dei fegati prelevati da un donatore sono conservati nel ghiaccio a una temperatura di circa 4°C, prima di essere trapantiati. Ma molto dei fegati finiscono danneggiati e inutilizzabili. È stato il caso per 500 di essi nel 2017 nel Regno Unito, secondo uno degli autori dello studio, Constantin Coussios dell’università di Oxford.
La domanda è superiore all’offerta, quindi la perdita di fegati è pregiudizievole. « Quasi un paziente su cinque è morto sulla lista d’attesa britannica dei trapianti di fegati l’anno scorso », ha rilevato l’ingegnere in tecniche biomediche. Refrigerare un fegato è una metodologia che « ha appena cambiato da 30 anni », aggiunge l’ingegnere. La tecnica più moderna, con una macchina per infusione epatica normotermica, ricrea le condizioni del corpo umano, incluse pompa del sangue e dei nutrienti.
Per la prima volta, uno studio europeo ha confrontato 120 fegati conservati in tal modo e 100 altri refrigerati nel ghiaccio, alla fine ci sono due vote meno perdite con il primo modo di conservazione. Il signore Coussios è il direttore tecnico di OrganOx, produttore che ha depositato il brevetto di queste macchine nel 2016. Queste macchine sono commercializzate in Europa, Canada e India.
Lo studio fa « una dimostrazione convincente », ha commentato in Natura, un professore di medicina dell’università di Innnsbruck (Austria), Stefan Schneeberger. Aggiunge che bisogna ancora valutare il successo a lungo termine dei trapianti fatti dopo questo metodo di conservazione. L’altra domanda alla quale i ricercatori non rispondono riguarda il costo di queste due tecniche, rispetto ai loro benefici rispettivi. Interrogato dall’AFP a riguardo, il signor Coussios stima che la macchina « non è necessariamente più onerosa dei costi legati ai pazienti che aspettono un trapianto », senza essere più specifico.
AFP
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