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Perché si soffre il solletico?

Pubblicata il 31 ott 2016

Perché si soffre il solletico?

Pochi sono gli studi e tante le teorie sul perché si soffre il solletico. Interessante però è il fatto che usiamo espressioni come “soffrire” o “temere” il solletico perché, anche se il solletico ci fa ridere a crepapelle, contemporaneamente provoca anche una sensazione di “fastidio”.

Secondo alcune interpretazioni evoluzionistiche, la duplicità della sensazione (ridere+fastidio) sarebbe funzionale all’apprendimento di strategie di protezione e di difesa attraverso il gioco sociale, fin dall’infanzia – spiega il dottor Paolo Amami, neuropsicologo dell’ospedale Humanitas. – Secondo queste teorie il solletico, presente solo nell’uomo e nelle scimmie più evolute, sembra sia un comportamento che, utilizzando il gioco, permette al bambino di imparare a proteggere aree del corpo particolarmente vitali e “indifese”. Non è un caso infatti che solo alcune parti del corpo siano sensibili al solletico zone come ascelle, i fianchi ai lati della gabbia toracica, la pancia, il collo e in alcuni anche orecchie, piedi e incavo delle ginocchia, se stimolate con il solletico provochino manifestazioni apparentemente opposte cioè una sensazione di sofferenza-fastidio che si esprime invece con il riso. Il solletico però non sempre è associato alla risata: esistono infatti due tipi di solletico, uno più inteso (gargalesis) in cui la pressione intensa e ripetuta di certe aree del corpo dà questo tipo di risposta automatica fastidio/risata, e uno indotto da una stimolazione più lieve (knismesis) tendenzialmente non associato alla risata ma ad un’altra risposta automatica più simile al “prurito”. Dal momento che il solletico stimola alcune regioni cerebrali (aree motorie, limbiche, sistema vegetativo) a reagire con risposte semi automatiche, risulta difficile controllare la risposta al solletico. Mentre molte teorie concordano nel considerare il solletico finalizzato all’apprendimento di protezione e difesa personale attraverso il gioco, altre teorie sono più propense a spiegare il solletico in termini interattivi, come uno dei primi mezzi e dei primi contesti attraverso cui il bambino impara a consolidare le relazioni, in primis quella con il genitore; in questo senso il solletico sembrerebbe la base evolutiva del successivo umorismo adulto. A sostegno di quest’ultima teoria sembra che chi è più predisposto al solletico e cioè lo “soffre” di più, sia anche una persona più portata all’umorismo e a sorridere alla vita quotidiana.

HumanitaSalute.it

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