Così l’olio extravergine d’oliva fa bene alla nostra salute
Pubblicata il 1 ago 2016
Finora si è parlato della ricchezza varietale dell’olio extravergine d’oliva (in Italia si contano oltre 300 cultivar diverse) solo da un punto di vista organolettico e ponendo attenzione al gusto. Adesso invece si scopre che quella stessa ricchezza varietale ha anche importanti riflessi sotto il profilo salutistico.
A metterlo in evidenza è uno studio di nutrigenomica condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bari (guidato dal docente di Medicina interna della facoltà medica barese, Antonio Moschetta) che ha infatti dimostrato che più un olio extravergine d’oliva è ricco di polifenoli maggiore è l’effetto benefico sulla salute.
Uno studio centrato su Coratina e Peranzana. Protagoniste dello studio dei ricercatori di Bari (condotto in collaborazione con l’Irccs Istituto Tumori di Bari e con la Fondazione Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro e stato finanziato con fondi PON/POR e dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e stato pubblicato online sulla sezione Molecular Biology of Lipids della rivista Biochimica et Biophysica Acta) sono state due cultivar autoctone pugliesi: la Coratina e la Peranzana. Lo studio si è concentrato in particolare su come i nutrienti influenzano l’organismo e la scoperta messa a punto dai ricercatori è proprio che ogni singola cultivar di olio extravergine ha caratteristiche proprie visto che consente di “accendere” geni specifici: in sostanza ogni tipo di olio va considerato un alimento diverso.
La ricerca ha puntato a identificare geni e microRNA deputati al funzionamento delle cellule infiammatorie (monociti) la cui espressione può variare in rapporto all’assunzione di differenti extravergine con diversi contenuti di polifenoli (i composti chimici “buoni” che conferiscono all’olio un sapore caratteristico). Lo studio ha quindi confermato che l’extravergine ricco di polifenoli giova alla salute non solo da un punto di vista metabolico ma incide anche sullo stato ossidativo dell’organismo, sull’infiammazione e sulla prevenzione dell’aterosclerosi e del cancro.
Risultati che aprono scenari nuovi in ambito nutrizionale
Questi risultati aprono scenari del tutto inediti. «È possibile immaginare – ha spiegato il coordinatore dello studio, Antonio Moschetta – che in futuro ogni ristoratore dovrà avere insieme alla carta dei vini quella degli oli e che la scelta di questi ultimi sarà basata sul gusto e sulle proprietà nutrigenomiche. Avremo così la possibilità reale di difendere la qualità dei nostri oli pugliesi ed italiani ed esaltarne la forza, la e le proprietà chimico-fisiche. Longevità e prevenzione delle malattie cardiovascolari e oncologiche sono gli obiettivi della personalizzazione della nutrizione».