Olio di palma: non è tossico, ma non bisogna esagerare
Pubblicata il 29 feb 2016
Secondo l'Istituto superiore di sanità è consigliabile limitarne il consumo.
L'olio di palma non può essere considerato tossico, ma è preferibile non consumarne quantità eccessive. Il motivo? È ricco di acidi grassi saturi. Queste sostanze, se assunte regolarmente in dosi elevate, aumentano il rischio di malattie cardiovascolari. È quanto emerge dal “Parere sulle conseguenze per la salute dell’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente alimentare” elaborato dall'Istituto superiore di sanità su richiesta del Ministero della Salute.
L'indagine rileva che l'olio di palma, come qualsiasi alimento o ingrediente, non può essere definito "tossico" di per sé: gli eventuali effetti negativi sulla salute dipendono dai livelli di esposizione al prodotto. Inoltre, sottolinea che la valutazione degli effetti sulla salute di un cibo non può prescindere dall'analisi del regime dietetico complessivo e, più in generale, dello stile di vita di chi lo consuma. In generale, le persone giovani che hanno un peso adeguato e bassi livelli di colesterolo non devono avere paura di questo ingrediente. Invece, bambini, anziani, obesi e cardiopatici dovrebbero prestarvi maggiore attenzione.
L’olio di palma, ampiamente utilizzato nell’industria alimentare, è composto per il 50% da acidi grassi saturi (quasi esclusivamente acido palmitico), per il 40% da acidi grassi monoinsaturi (acido oleico) e per il restante 10% da acidi grassi poliinsaturi (acido linoleico). Ma i grassi saturi sono presenti, in natura, anche in altri alimenti non trasformati, come latte e derivati, uova e carne. Secondo l'Iss, pertanto, in un regime alimentare bilanciato, che comprenda tutti questi cibi, l'assunzione di olio di palma dovrebbe essere limitato, per evitare il rischio di disturbi cardiovascolari.
L'Istituto è giunto a questa conclusione dopo aver valutato la quantità di acidi grassi saturi che vengono apportati dalla dieta. Secondo i principali organismi sanitari nazionali e internazionali, non bisognerebbe assumerne dosi superiore al 10% delle calorie totali. Analizzando i dati del consumo di alimenti in Italia riferiti agli anni 2005-2006 (gli unici a disposizione), l'Iss stima che la popolazione generale adulta consumi circa 27 grammi di acidi grassi saturi al giorno. Il contributo dell’olio di palma si attesta tra i 2,5 e i 4,7 grammi. Nei bambini di età compresa tra 3 e 10 anni, il consumo dovrebbe aggirarsi tra i 24 e 27 grammi giornalieri, di cui tra i 4,4 e i 7,7 grammi provenienti dall'olio di palma.
L'analisi evidenzia che il consumo totale di acidi grassi saturi da parte degli adulti risulta poco più elevato (11,2%) rispetto all’obiettivo suggerito per la prevenzione (inferiore al 10 % delle calorie totali giornaliere). Invece, il consumo complessivo di queste sostanze nei bambini tra i 3 e i 10 anni appare superiore all’obiettivo del 10%. L'Iss sottolinea, tuttavia, che i dati relativi ai bambini unificano età in cui i consumi si differenziano in maniera significativa e vanno, pertanto, interpretati con cautela. Occorre anche tenere presente il maggior fabbisogno fisiologico di grassi saturi nei neonati e durante i primi anni di vita.
L'Iss sottolinea che l'indagine è stata condotta sui dati relativi al biennio 2005-2006. Tuttavia, negli ultimi dieci anni le importazioni di olio di palma sono cresciute ed è aumentato l'impiego di questo alimento, da parte dell’industria alimentare, in sostituzione di margarine e burro. Di conseguenza, è possibile che i livelli di esposizione agli acidi grassi saturi da parte della popolazione italiana siano cambiati.
L’Istituto conclude che non ci esistono evidenze scientifiche in grado di dimostrare che l’olio di palma produca effetti diverst sul rischio cardiovascolare rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di grassi saturi e mono/poliinsaturi (per esempio il burro). Il suo consumo non risulta correlato all’aumento di fattori di rischio per malattie cardiovascolari nei soggetti normo-colesterolemici, normopeso, giovani e che assumano contemporaneamente le quantità adeguate di polinsaturi. Ma l'Iss sottolinea anche che bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari e ipertesi potrebbero risultare più vulnerabili rispetto alla popolazione generale.