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Sei errori da non fare una volta finita la dieta (per evitare di riprendere i chili perduti)

Pubblicata il 31 ott 2016

Sei errori da non fare una volta finita la dieta (per evitare di riprendere i chili perduti)

Vietarsi alcuni alimenti o esagerare con altri. Ripiombare nelle cattive abitudini senza fare il minimo sforzo per cambiare. Non fare alcun tipo di movimento fisico. Voler perdere più peso del necessario. Ecco perché a volte le diete fanno più male che bene (e poi si torna come prima).

1. Pensare che alcuni alimenti siano «vietati»

Se perdere peso può non essere impossibile (seguendo una dieta adeguata ed efficace), il difficile viene dopo: come si fa a non riprendere i chili persi una volta tornati al “normale” regime alimentare? Lo spiegano su Madame Figaro (il settimanale femminile del quotidiano francese Figaro) Florence Foucaut e Audrey Vaillat, nutrizioniste e dietiste; Vaillat in particolare è specializzata in disturbi del comportamento alimentare. Ecco dunque il primo consiglio: non esistono cibi “vietati”, nemmeno durante la dieta. «Per ritrovare il proprio peso forma e mantenerlo nel tempo bisogna imparare a nutrirsi in modo sano, ma assaggiando un po’ di tutto e soprattutto divertendosi» spiega Foucaut. Un errore molto frequente è quello, una volta terminata la dieta, di ricominciare a mangiare esattamente come si faceva prima. Magari levandosi degli sfizi che erano impensabili durante il regime restrittivo: chi si è sforzato per esempio di non mangiare dolci, rischierà di cadere nella tentazione di farne una scorpacciata una volta raggiunto il peso desiderato. Errore. «La cosa migliore è reintrodurre gradualmente gli alimenti che si cercava di limitare, assaporandoli a fondo - sottolinea Vaillat - ed evitando di farsi prendere da sensi di colpa o dalla rassegnazione del “tanto sono spacciato lo stesso”». Insomma, si può cedere a una costata di manzo o a un budino al cioccolato, ma in modo graduale e soprattutto concedendosi un solo alimento grasso (o calorico) alla volta.

2. Tornare alle cattive abitudini

Per non riprendere peso è fondamentale instaurare un buon rapporto con il cibo. Discorso complesso, che va ben oltre l’alimentazione. Ma anche in questo caso si può andare per gradi, cominciare da piccole sfide che appaiono a portata di mano. «L’obiettivo di chi sta a dieta è recuperare il proprio peso ideale, eliminare il grasso in eccesso - spiega Florence Foucaut -. Per far ciò, bisogna mangiare sano, accettare di sottoporsi a una rieducazione alimentare che, se ben fatta, mette al riparo dal riprendere i chili perduti». Secondo Vaillat l’accoppiata restrizione/costrizione è molto negativa per l’organismo e danneggia il comportamento alimentare: «È bene quindi evitare fasi troppo punitive, pacificare il proprio rapporto con il cibo e uscire dalla spirale ossessiva delle “diete dimagranti”».

3. Buttarsi sui prodotti «light»

Mai fidarsi dei prodotti «light», o almeno controllare sempre le etichette. «Bisogna chiedersi in che senso l’alimento è più leggero - spiega Foucaut -. Se per esempio contiene meno zucchero rispetto all’originale, potrebbe però contenere più grassi. E viceversa». Per Audrey Vaillat il rischio dei prodotti «light» è che ci si sente autorizzati a mangiarne di più. In definitiva, meglio scegliere la versione originale (almeno il sapore è salvo), sapendo che è sempre bene moderare la quantità di zuccheri e grassi.

4. Voler perdere troppo peso

Esiste un peso forma, quindi non si può dimagrire a proprio piacimento. I chili ideali per una persona vengono calcolati con una formula matematica in base alle caratteristiche, età, sesso. Quando si inizia una dieta, l’obiettivo che si vuole raggiungere viene determinato dal paziente insieme al nutrizionista: quel tot di chili deve essere raggiunto e mantenuto stabilmente. Florence Foucaut e Audrey Vaillat ricordano che esiste anche un peso forma individuale, ovvero quello in cui una persona si sente “a posto”, fisicamente e mentalmente. Voler “strafare” (perdendo troppi chili con l’idea di essere più belli e amarsi di più) può destabilizzare l’organismo ed essere rischioso per la salute.

5. Smettere di praticare sport

Un modo per migliorare il proprio rapporto con il cibo è fare sport. «Il movimento fisico rappresenta un dispendio energetico globale che migliora l’immagine di sé, aiuta a eliminare lo stress e le tensioni e allontana il rischio di abbuffate compulsive» spiega Vaillat. Inoltre l’attività fisica è fondamentale per perdere peso: difficilmente la dieta da sola raggiunge l’obiettivo. È però molto importante valutare insiema a un esperto il tipo di movimento più adatto alle caratteristiche della singola persona, evitando di lanciarsi in una sfida che va al di là delle proprie possibilità (e che può rivelarsi anche dannosa).

6. Credere che la verdura cruda sia «la» soluzione

Quest’ultimo punto è molto “francese”. Le due nutrizioniste mettono in guardia chi ama le crudités, ovvero il nostro pinzimonio: verdure crude solitamente tagliate a listelli (sedano, carote, cetrioli, peperoni, broccoli, cavolfiore, finocchi, asparagi), condite con vinaigrette (sale, olio e aceto) o salse di vario genere. Ebbene - sottolineano Foucaut e Vaillat - è sbagliato pensare di poter mangiare solo verdure crude per dimagrire. I vegetali (verdura e frutta, in misura maggiore la prima) sono assolutamente fondamentali in una dieta sana, ma è dannoso un regime alimentare che comprenda un solo tipo di alimento, qualunque esso sia. Nessun cibo va escluso e nessuno va assunto in misura esagerata. Conclude Vaillat: «Il consiglio è di mangiare un po’ di tutto, ovviamente in modo ragionevole e consapevole, soprattutto godendosi e assaporando a fondo ciò che si ha nel piatto».

Corriere.it

3 commenti


giupipino
il 31/10/16

Vi sono molte affermazioni dei dietisti Foucaut e Vaillat che mi lasciano perplesso.
La prima è:

«Un errore molto frequente è quello, una volta terminata la dieta, di ricominciare a mangiare esattamente come si faceva prima. Magari levandosi degli sfizi che erano impensabili durante il regime restrittivo: chi si è sforzato per esempio di non mangiare dolci, rischierà di cadere nella tentazione di farne una scorpacciata una volta raggiunto il peso desiderato. Errore. «La cosa migliore è reintrodurre gradualmente gli alimenti che si cercava di limitare»

Questo periodo lascia pensare che una dieta A TEMPO, che duri cioè un certo periodo di tempo (una settimana, un mese ...)  sia utile. Non c'è niente di più FALSO. Qualsiasi dieta A TEMPO, che duri cioè un certo tempo, dopo di che si torna gradualmente a reintrodurre gli alimenti che si è cercato di limitare, non solo non è utile, ma è DANNOSA.

Perché ogni volta che si è limitato un particolare alimento senza capire perché lo si è fatto (solo perché ce lo ha detto il dietologo) quando si riprenderà il regime normale è INEVITABILE che si riprenda a consumare quell'alimento nella stessa quantità, se non di più, di quanto si faceva in precedenza.

Il problema è perciò non di fare una dieta a tempo (e dopo ritornare più o meno alle vecchie abitudini) ma è CAMBIARE IL REGIME ALIMENTARE e assumere un regime, che dovrà essere sostenuto TUTTA LA VITA, in cui la qualità e la quantità degli alimenti sia assunta consapevolmente, secondo le scoperte dietetiche più recenti e scientificamente valide.

Tali sono ad esempio gli studi noti col nome The China Study, dovuti ad un gruppo numerosissimo di scienziati e dietologi diretti dal massimo dietologo a livello mondiale. Tali sono anche gli studi recenti del dottor  Valter Longo, della University of Southern California (Usc) e dell'Istituto Firc di oncologia molecolare (Ifom) di Milano, sulla dieta mima digiuno.

Il risultato più importante dello studio The China Study è che una alimentazione in grado di abbassare il colesterolo (come quella che limita il consumo di proteine animali e accentua il consumo di cereali integrali e legumi) è in grado di proteggere il corpo da malattie come diabete, tumore, ictus e infarto.

In numerosi villaggi cinesi i cui abitanti hanno livelli di colesterolo MASSIMO corrispondenti ai livelli minimi occidentali, l'incidenza di diabete, tumore, ictus e infarto è enormemente inferiore ai livelli occidentali. Viceversa gli stessi abitanti, sottoposti a diete occidentali sviluppano lo stesso livello di malattia che esiste nell'opulento occidente. 

Quindi il regime alimentare va cambiato non tanto per dimagrire, ma perché se non si cambiano le abitudini che ci hanno portato al sovrappeso si svilupperanno inevitabilmente le malattie gravissime predette.

Il fatto che seguendo tale regime corretto, che preveda una limitazione di carboidrati, di proteine e grassi animali, e un aumento  di alimenti del mondo vegetale, ricchi di fibre, si ottenga anche un dimagrimento, è un felice effetto collaterale. Ma la cosa più importante è che si rimane sani o, se ci si era ammalati, si guarisce.


avatar
Ex membro
il 02/11/16

Buongiorno, anche io non sono d'accordo con questi due dietisti Foucaut e Vaillat , perchè penso che per prima cosa bisogna stabilire individualmente cosa è bene e cosa è male... poi che la dieta non è a tempo... un esempio io ho problemi con i carboidrati,, ok per tre mesi non mangio nulla di essi poi finita la dieta ritorno a mangiare come prima.. cosa  succede che se ero a dieta per dimagrire i kili ritornano con con gli interessi, se ero a dieta per malattia ... anche questa ritorna perchè non ho eliminato il problema ma l'ho solo momentaneamente sospeso.Quindi non è con una dieta letta su qualche libro o giornale che si guarisce o dimagrisce... ma la dieta (non mi piace questa parola) deve diventare uno stile di vita accettabile e da portare avanti  senza creare sacrifici per se e per chi ci sta intorno. Dobbiamo essere noi a mangiare per stare bene, non dettato o imposto dall'alto senza capirne le motivazioni.Solo conoscendo se stessi si riesce ad aiutarsi.....


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Ex membro
il 21/04/17

Ma nel caso si deve riprendere a mangiare normalmente e non si può fare sport (nei primi mesi) a causa di un infortunio?

Aiuto...

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