Diabete: sostegno psicologico obbligatorio
Pubblicata il 26 mar 2018 • Da Léa Blaszczynski
Scoprite la testimonianza di Sofia, 47 anni, membro di Carenity e affetta da diabete di tipo 1 da 33 anni. Sofia ha studiato la medicina, la biologia e l’anatomofisiologia. Oggi è dottore specialista in psicoterapia.
Perché segui delle persone affette da diabete?
Sono all’ascolto degli altri. Il sostegno psicologico, che dovrebbe essere obbligatorio per i pazienti affetti da malattie di lunga durata, è molto raro.
Sul vostro sito Carenity, seguo solo delle persone affette da diabete per il momento, ma sono all’ascolto di tutti. Se posso dare conforto e sollievo agli altri, lo faccio con molto piacere ed è anche il mio lavoro. Del resto mi piacerebbe aprire un centro di ascolto per le persone malate o con problemi di autostima ma non so come devo fare neanche a chi rivolgermi.
Segui dei bambini affetti da diabete?
Sì, su Carenity, seguo da diversi mesi un’adolescente. E nella vita quotidiana seguo tre bambini.
Perché il sostegno psicologico di un diabetico è diverso?
Ogni persona o paziente è diverso, ognuno ha la sua storia, il suo vissuto, le sue gioie e dolori. Ma tutti si sentono soli di fronte alla malattia e notano l’incapacità di ascoltare da parte di alcuni medici.
Vedi delle differenze tra diabetici di tipo 1 e tipo 2?
Certo, perché l’origine psicologica di questi due tipi di diabete non è la stessa, di più, non appaiono alla stessa età. I trattamenti sono anche diversi. Esiste un vero divario tra il fatto di prendere farmaci per via orale e iniettarsi insulina o essere portatore di una pompa per l’insulina.
Vuoi trasmettere un messaggio ai pazienti?
Non restate soli di fronte alla malattia per non sentirvi colpevoli di essere malati. Chiedete aiuto ai psicoterapeuti.