La mia battaglia contro il tumore alla prostata
Pubblicata il 13 apr 2018 • Da Léa Blaszczynski
Eugenio, membro Carenity, è affetto da un tumore alla prostata. Ci racconta la sua storia attraverso questa testimonianza.
Buongiorno Eugenio, puoi presentarti?
Salve, ho 63 anni e ho avuto un tumore alla prostata all’età di 46 anni. Ero cassiere all’Ufficio Postale. Sono sposato, ho due figli e una nipote di 8 mesi.
Puoi dirci un po’ di più sulla diagnosi del tuo tumore?
Sono stato curato dal mio medico di fiducia, la cui diagnosi si limitava a infezioni delle vie urinarie non confermate da analisi con livelli di tsa a 4ng/ml. Ho visto 3 urologi e ho fatto l’ecografia, la quale dimostrava una calcificazione ma una prostata di dimensioni normali.
Questa fase è durata 3 anni, poi ho deciso di vedere un altro medico. Ho fatto 10 biopsie. 6 biopsie si sono rivelate cancerose. Ho subito una prostatectomia radicale senza trattamento. Tutto è andato bene, tranne ovviamente gli effetti legati alla chirurgia (assenza di rapporti sessuali). Ho avuto una ricaduta nel 1998, curata a Villejuif con radioterapia e oggi tutto in ordine.
Conosci membri della tua famiglia affetti anche da questa malattia?
Per quanto riguarda il tumore alla prostata no, ma mio fratello è morto dopo un cancro al rene. Suo figlio, mio nipote, è morto a 40 anni dopo un cancro della mandibola. Mia cognata è morta 2 anni fa dopo un cancro uterino e mia moglie ha attualmente 2 cancri (vescica e laringe).
Come hai combattuto il tuo cancro?
Vorrei inanzi tutto, raccontarvi la mia storia.
La mia giovinezza e adolescenza sono state tormentate. I miei genitori non erano molto presenti. Mio padre è diventato un alcolista quando mia madre ha avuto un amante.
Ho aiutato mio padre a uscirne di questa malattia. È morto a 89 anni nel 1997. Mi manca un sacco. Per quanto mi riguarda, ho conosciuto la droga e la prostituzione a 17 anni. Ho fatto un soggiorno in un istituto psichiatrico durante 9 mesi, 9 mesi di sofferenza. Non ho avuto nessun sostegno. Mi sono poi sposato e la mia riabilitazione alla vita normale si è fatta così progressivamente.
La mia voglia di vivere è legata a tutta questa storia. Ed è anche legata al mio rapporto con il mio secondo medico che è diventato un caro amico. Ho anche avuto la fortuna di fare il funzionario pubblico e quindi di non avere problemi di redditi.
Hai un messaggio da trasmettere ai nostri lettori?
Voglio dire ai lettori, non vergognatevi della malattia. Parlatene e se volete, potete vedere un psicologo. I trattamenti hanno cambiato, sono meno invasivi. Se avete dei dubbi, dovete consultare il medico subito e non aspettare. Chiedete di fare degli esami se qualcosa non va.
Faccio esami del sangue ogni 6 meso, questo mi ha permesso di vedere che la malattia stava tornando. Oggi sono stato colpito da quello che succede a mia moglie. È una nuova battaglia per la vita. Non dobbiamo mai arrenderci. Lasciate da parte tutte le piccole sofferenze.
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