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Storie e riflessioni
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EUREKA
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Padre e Figlio ....
Un uomo andò da suo padre e gli disse: "Padre, non sopporto più mia moglie, voglio ucciderla, ma ho paura che venga scoperto.
Mi puoi aiutare?"
Il padre rispose: "Sì, posso, ma c'è un problema ... Devi fare in modo che nessuno sospetti che sia stato tu quando lei morirà.
Dovrai prenderti cura di lei, essere gentile, grato, paziente, amorevole, meno egoista, ascoltare di più...
Vedi questo veleno qui?
Ogni giorno ne metterai un po' nel cibo. Così, lei morirà lentamente."
Dopo qualche giorno, il figlio torna dal padre e dice: "non voglio più che mia moglie muoia!
Mi sono reso conto che la amo. E adesso? Come faccio dato che l'ho avvelenata in questi giorni?"
Il padre gli risponde: "Non ti preoccupare! Quello che ti ho dato era polvere di riso. Non morirà, perché il veleno era dentro di te!"
Quando nutrite rancori morite lentamente. impariamo prima a fare la pace con noi stessi e solo dopo saremo in grado di farla con gli altri. Trattiamo gli altri come vorremmo essere trattati noi.
Prendiamo noi l'iniziativa di amare, di dare, di aiutare... e smettiamola di pretendere di essere serviti, di approfittare e sfruttare gli altri.
Che L'amore ci raggiunga ogni giorno perché non sappiamo se avremo tempo per purificare noi stessi con questo antidoto chiamato il PERDONO.
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Nella vita ...ho Imparato
Per quanto se ne possa dire...
"Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l'oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e... il domani sarà migliore.
Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata uggiosa, la perdita del bagaglio, l'intrico delle luci dell'albero di Natale.
Ho imparato, a proposito della relazione con i propri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato che semplicemente sopravvivere, è diverso da vivere. Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.
Ho imparato che anche quando non sto bene, non devo stare da sola.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Le persone gradiscono molto un abbraccio, un semplice Sorriso o anche semplicemente una pacca sulle spalle.
Ho imparato che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto......
ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire. "
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Tra Le Nuvole " Mamma "
Mamma, questa lettera è per te: è come se puntassi il cannocchiale verso le stelle e quella più bella riuscisse a splendere ancor di più perché nutrita dalla lucentezza di queste parole. Sei sempre stata con me, ogni momento della nostra vita lo abbiamo condiviso e vissuto con forza, coraggio e determinazione e ora queste parole voglio scrivertele perché mi manchi, mi ero ripromessa di non dirtelo ma sì: mi manchi davvero e certe volte credo di non riuscire a farcela.
Ti scrivo però anche perché ho un grande bisogno di dirti grazie: non ci sei più però è come se fossi sempre presente. I tuoi valori, la tua forza d'animo e la tua generosità sono rimasti in questo posto che mi regala sempre tante sorprese ma che spesso mi rattrista e mi turba, qui in questa città che tu tanto amavi e che non hai mai voluto lasciare. Sono questi tuoi valori ad essere rimasti nel mio cuore, ad avermi reso quella che sono oggi, orgogliosa della sicurezza con cui affronto tutto e felice dei rapporti che ho costruito.
Sai, mamma, c'è un motivo per cui non ti voglio dire che mi manchi: la verità è che non sei mai andata via. Spesso si dice che chi muore non c'è più, è passato a un'altra vita, ma io non lo penso e sono convinta che non sia così. Tu non mi manchi mamma: tu sei qui con me, la tua anima mi abbraccia quando mi sento sola, il tuo volto mi sorride quando tutto intorno mi spinge a piangere, il tuo sguardo mi illumina la strada da seguire e mai mi sono sentita sola, così tremendamente sola da pensare di non potercela più fare.
Ecco perché mamma voglio dirti grazie: certe volte sento un vuoto dentro che mi riporta alle nostre litigate, alle nostre passeggiate e ai nostri scherzi ma sono proprio i ricordi a colmare questo vuoto ed è proprio la tua figura a darmi forza e a infondermi coraggio.
Senza te, cara mamma, non sarei mai stata quella che oggi sono. Un giorno ci rincontreremo in un grande abbraccio, nel bel mezzo di una festa che non potrà mai finire"
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Ti senti .... Stanco ?
Se sei stanco di tutto, fermati un attimo e leggi il blog di questa giornalista di Thought Catalog...
Arriva un momento nella vita di ognuno in cui ci si sente stanchi. Stanchi di darsi, di combattere, di provare, a volte semplicemente di procedere. Un momento in cui, feriti, delusi, affaticati, non abbiamo né forza né coraggio per dare una sterzata alla vita.
Affannarsi per trovare l'ennesima soluzione per riemergere sembra impossibile. Trovare la forza di venirne fuori, anche. E allora sembra illuminante la risposta data da questa giornalista del sito thoughtcatalog.com che in un blog dice che questi momenti possono essere semplicemente "assecondati", vissuti, capiti.
"So cosa vuol dire sentirsi stanco - e non solo in senso fisico. Il mondo in cui viviamo è un luogo estenuante. È usurante. È ingrato. È una ricerca senza fine e poco gratificante. Sei stanco, semplicemente perché ci vivi. Sei stanco di amare troppo, di preoccuparti troppo, dando troppo ad un mondo che non dà mai nulla in cambio. Sei stanco di investire in esiti indefiniti. Sei stanco delle incertezze".
Questa stanchezza non è caratteriale. Perché probabilmente un tempo siamo stati animati dalle più vive intenzioni, carichi di speranze e fiducia nel futuro, dice la blogger. Eppure la vita ci ferisce e queste ferite, l'una sull'altra, sanguinano e ci impediscono di ricominciare il cammino.
La verità è che siamo tutti stanchi. Ognuno di noi. Da una certa età in poi, non siamo altro che un esercito di cuori spezzati e di anime dolenti, alla disperata ricerca di realizzazione.
Vogliamo di più, ma siamo troppo stanchi per chiederlo. Siamo stufi di dove siamo, ma siamo troppo spaventati per ricominciare. Abbiamo bisogno di rischiare, ma abbiamo paura di guardare crollare tutto ciò che ci circonda. Dopo tutto, non siamo sicuri di quante volte saremo in grado di ricominciare da capo.
Ma è proprio in questi momenti che non bisogna mollare, ma neanche pretendere, ci consiglia la giornalista, di ottenere subito dei risultati. Perché questo è il fallimento più grande che ci fa perseverare in questo senso di cronica stanchezza: l'insoddisfazione da mancata realizzazione immediata.
"Tutti noi ci scoraggiamo. Ma dobbiamo lavorare su questi sentimenti. Solo perché sei logoro e insoddisfatto della vita che stai vivendo non significa che non stai facendo un cambiamento. Ogni persona che abbia mai ammirato ha avuto momenti in cui si è sentita sconfitta nel perseguimento dei suoi sogni. Ma questo non le ha impedito di raggiungerli".
"Alcune cose nella vita accadono in silenzio. Accadono lentamente. Accadono a causa delle piccole scelte attente che facciamo tutti i giorni, che ci trasformano in versioni migliori di noi stessi. Dobbiamo lasciarci il tempo che quelle alterazioni accadano. Per vederle evolvere", dice la giornalista.
Perciò, conclude, "quando sei stanco, vai piano. Vai adagio. Procedi timidamente. Ma non fermarti. [...]
Sei stanco perché stai facendo un cambiamento. [...] Sei stanco perché stai crescendo.
E un giorno quella crescita cederà il passo al rinnovamento di cui hai bisogno".
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Figli .......
Hai figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi? Ecco quali sono le cause citate dalla pedagogista-docente Dr. Tiziana Cristofari.
Sono molto indignata per la facilità con cui i nostri bambini vengono giudicati e “torturati” psicologicamente. E non sto esagerando! Perché la tortura non è solo quella fisica, ma anche e ai nostri giorni soprattutto, quella psicologica.
Viviamo in una società molto superficiale, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo nei confronti dei nostri bambini e delle nostre bambine, ci spingono a conclusioni affrettate sulle loro potenzialità e capacità cognitive, purché ci sollevino dall’incombenza di seguirli negli studi.
Troppo spesso i genitori mi portano i loro figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi.
Arrivano da me dicendomi che il loro bambino o la loro bambina ha difficoltà nello studio; che piange perché non vuole studiare; che non vuole andare a scuola. Me li portano dicendomi che l’insegnante gli ha detto che sicuramente ha qualche problema cognitivo, e quando arrivano da me hanno già fatto percorsi con il logopedista e il più delle volte, il medico, gli ha certificato un ritardo nell’apprendimento.
Ma sapete una cosa? Nel 99% dei casi, il bambino o la bambina non ha niente, recuperando nel giro di un anno scolastico tutte le carenze!
Mi sono chiesta più volte se voi vi foste mai domandati come reagiscono i vostri figli a tutte queste chiacchiere non vere sulla loro capacità di apprendimento. Vi siete mai chiesti cosa provano? Come stanno? Cosa pensano di tutte quelle ricerche mediche e quelle esercitazioni alienanti, ai quali vengono sottoposti anche solo perché hanno una pessima scrittura? Vi siete mai chiesti guardando la calligrafia di un medico se anche lui fosse disgrafico?
Ve lo dico io cosa pensano i nostri figli! Pensano di essere inferiori, di essere diversi, stupidi, non capaci come i loro compagni di classe. E la loro psiche lentamente cambia e diventa brutta. Perdono la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola non rendono più, non si sentono capaci e si convincono di non riuscire negli studi; dentro di loro si domandano perché devono continuare a studiare; perché devono andare a scuola, a cosa serve… perché la scuola non brucia!
Io sono molto indignata! con insegnanti impreparati nella didattica che si sentono in diritto di diagnosticare senza averne la competenza.
Sono molto indignata! con la connivenza dei medici psichiatri che devono trovare necessariamente un’anomalia in un bambino che ha solo bisogno di essere rispettato nei suoi tempi di apprendimento, mentre la loro diagnosi è basata su statistiche (vi ricordo che Albert Einstein ha mostrato la sua genialità solo all’università, risultando terribilmente carente in tutti i precedenti corsi di studi, soprattutto in matematica; e nonostante oggi si dica che fosse dislessico, niente e nessuno allora, fortunatamente, gli ha impedito di credere in se stesso e di diventare ciò che tutti noi conosciamo). Vogliamo parlare dei logopedisti? Che uccidono il pensiero del bambino tediandolo con tanti esercizietti che allontanano sempre più il piccolo dalla scuola? E tutto questo pur di non ammettere che quel paziente non ha bisogno del loro aiuto, ma solo di una efficace didattica che loro ignorano completamente.
Ma è tutto un sistema di scarica barile: l’insegnante ai genitori, i genitori al medico, il medico al logopedista e il logopedista sul problema diagnosticato dal medico che purtroppo si può migliorare, ma non curare; e non c’è la cura semplicemente perché non c’è la malattia!
Ma sono indignata anche con voi genitori! Che non avete la pazienza di ascoltarli i vostri figli; che li imboccate come se fossero sempre piccoli, senza svezzarli nel rapporto e nella loro continua e costante crescita di competenze. E questo è un errore grave, molto grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare indipendenza, di conquistarsi quel pezzettino di mondo a scuola, che
Non avete voglia di seguire e capire i cambiamenti che la scuola li costringe a sviluppare, non avete la voglia di capire che il vero problema potrebbe essere nel rapporto con voi, con la maestra o con i compagni di classe. Perché è così: quasi sempre il problema scolastico ha le sue profonde radici nel rapporto umano.
Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, abbiate il coraggio e l’umiltà di valutare il vostro rapporto, di considerare quello che la maestra ha con vostro figlio o vostra figlia, prima ancora di intraprendere un percorso diagnostico, che in quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e comunque a una malattia e quindi a una diversità dai compagni di scuola.
Ricordandovi inoltre che oggi, quella che viene comunemente definita dislessia, il più delle volte è un abuso di terminologia e medicalizzazione su bambini sanissimi per questione di business. Non confondiamo le difficoltà didattiche e di rapporto con la scusa della malattia, una malattia che nessuno ha organicamente riscontrato e che si basa solo su statistiche. Eviteremo così di crescere bambini insicuri, ribelli, aggressivi, svogliati, tristi, spaventati e senza autostima.
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Tre anziani con la barba bianca
Un giorno una donna uscì di casa e vide tre vecchi con la barba bianca come la neve.
Erano tutti seduti davanti al suo cortile.
La donna non riconobbe gli uomini ma parlò loro dicendo:
- "Buongiorno, non mi sembra di conoscervi, ma dovrete avere fame. Per favore, entrate a mangiare un boccone."
Uno degli uomini anziani chiese alla donna se suo marito fosse a casa.
La donna confusa rispose che suo marito era ancora fuori, dopo essere uscito la mattina presto per andare al lavoro.
Lo sconosciuto la informò che non potevano entrare in casa sua se lui non c'era.
Alla sera il marito della donna tornò a casa e lei gli raccontò l'accaduto.
Il marito disse alla moglie di invitarli subito ad entrare. Ella allora uscì e invitò gli uomini ad entrare, ma il vecchio che le aveva parlato prima, le disse che solo uno di loro poteva entrare.
- "Perché?", chiese lei.
L'uomo anziano le rispose che uno dei suoi amici era Ricchezza, l'altro era Successo. Il suo nome era invece Amore.
Poi l'anziano aggiunse:
- "Per favore, discuti con tuo marito quale di noi volete invitare nella vostra casa."
La donna rientrò e parlò con suo marito. Lui suggerì di invitare Ricchezza. Egli voleva che la loro casa fosse piena di ricchezza. La moglie tuttavia non era d'accordo e suggerì che invitassero Successo.
Ascoltando la loro conversazione, la loro nuora propose la sua idea. Ella chiese ai suoceri se non fosse più saggio invitare Amore, così che la loro casa potesse essere piena di emozioni.
Pensando che questo suggerimento potesse essere il migliore, sia il marito che la moglie accettarono.
La donna allora uscì e chiese agli anziani uomini quale di loro fosse l'Amore. Poi gli chiese educatamente di essere loro ospite quella sera.
Quando l'Amore si alzò e iniziò ad avvicinarsi all'ingresso della casa, anche gli altri due amici lo seguirono.
Confusa e sorpresa, la donna chiese:
- "Abbiamo scelto di invitare solo lui, perché anche voi lo seguite?"
I tre uomini risposero assieme:
- "Se aveste invitato rispettivamente il Successo o la Ricchezza, gli altri due sarebbero rimasti fuori. Invitare l'Amore significa invitare anche gli altri".
Dove c'è l'Amore, ci sono anche Successo e Ricchezza!
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Tieni aperta la finestra
C'era una volta un uomo che aveva sempre il cielo dell'anima coperto di nubi nere.
Era incapace di credere alla bontà. Soprattutto non credeva alla bontà e all'amore di Dio.
Un giorno mentre passeggiava sulle colline che attorniavano il suo villaggio, sempre tormentato dai suoi dubbi, incontrò un pastore. Il pastore era un brav'uomo dagli occhi limpidi. Si accorse che lo sconosciuto aveva un'aria particolarmente triste e gli chiese:
"Che cosa ti rende così triste, amico?"
"Mi sento immensamente solo" - rispose
"Anch'io sono solo, eppure non sono triste".
"Forse perché Dio ti fa compagnia...".
"Hai indovinato".
"Io invece non ho la compagnia di Dio. Non riesco a credere che mi ama. Com'è possibile che ami gli uomini uno per uno? Com'è possibile che ami uno come me?"
"Vedi laggiù il nostro villaggio?" - gli disse il pastore - "Vedi ogni casa? Vedi le finestre di ogni casa?".
"Vedo tutto questo".
"Allora non devi disperare. Il sole è uno solo, ma ogni finestra della città, anche la più piccola e la più nascosta, ogni giorno viene baciata dal sole, nell'arco della giornata. Forse tu disperi perché tieni chiusa la tua finestra".
Morale : Per avere la gioia nel cuore basta aprire la finestra dell'anima e lasciare entrare il sole.
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Strumenti musicali senza disciplina
C'erano una volta sette strumenti musicali che vivevano tutti nella stessa stanza: erano un pianoforte, un violino, una chitarra classica, un flauto, un sassofono, una cornetta e una batteria. Vivevano assieme ma non andavano d'accordo. Erano così orgogliosi che ognuno pensava di essere il re degli strumenti musicali e di non aver bisogno degli altri. Ciascun strumento voleva suonare le melodie che aveva nel cuore e non accettava di eseguire uno spartito scritto da altri. Tutti loro ritenevano lo spartito una imposizione, che violava in modo intollerabile la loro libertà di espressione.
Ogni mattino i sette strumenti musicali si svegliavano e ognuno cominciava a suonare liberamente le proprie melodie; per superare gli altri ciascuno usava i toni più forti e violenti di cui era capace. Il risultato era un inferno di caotici rumori.
Una notte capitò che la batteria non riuscisse a chiudere occhio per il nervoso accumulato. Per passare il tempo cominciò a scatenarsi con le sue percussioni. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso! Gli strumenti arrivarono alla soluzione di separarsi e andare ognuno per conto suo. Stavano per uscire dalla stanza quando alla porta bussò una bacchetta con uno spartito in cerca di strumenti da dirigere.
Parlando con garbo e diplomazia la bacchetta offrì agli strumenti musicali di provare a fare una nuova esperienza: suonare ognuno secondo la propria natura, ma con note, ritmi e tempi armonizzati: "Con un occhio guardate lo spartito, con l'altro i miei cenni" - disse la bacchetta.
Stanchi del caos in cui vivevano e incuriositi dall'offerta della bacchetta, gli strumenti accettarono. Al via dato dalla bacchetta, i sette strumenti iniziarono a suonare con passione, dando ognuno il meglio di sé, partecipando entusiasti e mostrando obbedienza totale alla bacchetta.
Durante l'esecuzione l'entusiasmo di ognuno aumentava, così come il piacere di ascoltarsi l'un l'altro. Quando la bacchetta fece cenno di chiusura per indicare la fine del brano musicale, un'immensa felicità riempiva il cuore di ogni strumento: avevano appena eseguito il celebre Inno alla gioia di Beethoven.
Morale: nessuno è nato per essere solo. Vivere in una comunità richiede che vengano seguite regole che comportano diritti e doveri. La libertà individuale assoluta può ledere la libertà degli altri, per cui è necessario trovare compromessi affinché si rispetti il prossimo ed al tempo stesso gli altri rispettino noi. Chi urla forte pretendendo i propri diritti in genere è proprio chi calpesta i diritti degli altri. Serve evitare di pensare sempre e solo con il proprio ego, provando a metterci nei panni degli altri.
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Pizza Armonia
C'era una volta una pizzeria piccola piccola, in una viuzza stretta stretta. La pizzeria aveva una porticina a vetri e un campanellino, che tintinnava appena. In quella bottega si conoscevano tutti i segreti della vera pizza e facevano la pizza più buona del mondo!
Mattia un giorno passò davanti alla vetrina della pizzeria. Non aveva voglia di rientrare a casa: erano due sere che a cena, in famiglia, il clima era teso e pesante: il suo papà masticava voracemente, la sua mamma aveva gli occhi rossi e non parlava; la sorellina Alice, di cinque anni, guardava l'uno e l'altra, con i suoi verdi occhioni da uccellino spaurito. Mattia parlava, parlava di tutto, ma nessuno lo ascoltava.
Così, trovandosi davanti all'insegna della pizzeria, Mattia si fermò a leggere: la prima pizza in elenco si chiamava Armonia.
Entrò, e il vecchietto che stava al banco, lo salutò con un sonoro: "Buongiorno!".
- "Vorrei prenotare una pizza Armonia, formato famiglia... Per questa sera" - disse.
- "Gli ingredienti base, li mettiamo noi" - rispose l'anziano pizzaiolo, che poi aggiunse:
- "Tu devi portarmi da casa alcuni altri elementi indispensabili!"
- "Che cosa?"
- "Procurati un secchio, riempilo di tutte le cose belle che trovi, poi portalo qui. Vedrai..."
Mattia corse a casa. La mamma lo vide entrare in cucina come un tornado e ritornare, poco dopo, con un grosso secchio di plastica blu.
Mattia le mise il secchio sotto il naso.
- "Mamma, per piacere, metti un bacio nel secchio!"
Sbalordita e sorpresa, la mamma di Mattia mandò un bacio nel secchio.
Mattia sparì di corsa. Cominciò a raccogliere tutte le cose belle che trovava: una bella foglia verde, gli spruzzi della fontana, un po' di tramonto, due nuvole color arancio, una preghiera della nonna, una carezza del nonno, il riflesso smeraldo degli occhioni verdi di Alice, il ricordo di un bel voto preso a scuola, l'abbaiare di un cane, un "Bravo!" ricevuto dal papà...
Alla fine, trafelato, il ragazzo tornò nella pizzeria portando con sé il secchio, che pesava!
- "Hai fatto proprio un buon lavoro!" - disse il pizzaiolo - "Ma, manca una cosa!"
- "Che cosa?" - chiese Mattia.
- "Una cosa molto semplice: un tuo sorriso!"
Mattia si chinò sull'orlo del secchio e si rispecchiò nell'acqua che aveva raccolto. Felice, fece il più smagliante sorriso di cui fosse capace.
L'anziano prese il secchio e lo inclinò versando tutto nell'impasto della pizza che aveva preparato. Allargò, appiattì, guarnì e infine infornò la pizza.
La piccola pizzeria si riempì subito di un profumo delizioso.
Mattia corse a casa tenendo nelle braccia l'enorme confezione di pizza.
Appena varcato l'uscio gridò:
- "Mamma, non preparare niente per cena! Ho portato la pizza!"
La mamma fece per protestare, ma il profumo della pizza e l'entusiasmo di Mattia la riempirono di tenerezza.
- "La pizza! Che bello!" - disse Alice, contenta, battendo le mani.
Il papà arrivò a tavola un po' imbronciato, ma il profumo della pizza gli fece mutare l'espressione, e in volto gli si allargò un sorriso.
Il profumo era buonissimo, ma il gusto della pizza era ancora migliore.
Tutti mangiarono, ridendo e scherzando. Alla fine il papà appoggiò una mano sul braccio della mamma, e disse:
- "Avete mai visto una mamma così bella e radiosa?"
Mattia non si era mai sentito così felice!
Vuoi un buon consiglio? Prendi un secchio di plastica blu...
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Qui vorrei Raccontare qualche Storia, o Riflessioni sia Metaforiche, Mistiche, di Fantasia , di allusioni, D'Azione, di Umanità', di soledarietà o spirituali etc.. etc.. che servono come spunto nella Vita magari per farci riflettere o ragionarci sopra o altro. Un Pensiero carino per Passare del tempo e per svagare, Liberare la Mente occupata in modo da non pensare sempre le solite cose. Alcune saranno storie o racconti inventati ma lo scopo è farci Riflettere anche solo come comportamento oppure valutare come ci saremmo comportati noi al posto dei partecipanti del racconto ovvio. Le storie sono prese dal Web, dai vari Social o dalle Email Personali, e da Varie iscrizioni via Web. Sè avete delle storie carine , importanti, significative o da inventare di qualsiasi genere da raccontare questo è il posto Giusto per Svagarvi.
Buna Permanenza .... --->> By Eureka!