Problemi con il CSM
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Baptiste
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Baptiste
Ultima attività il 01/10/24 alle 09:36
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Grazie mille del tuo contributo @NO(t)MAD
In effetti questo forum è composto da membri che sono affetti da diverse patologie e che condividono esperienze, consigli, sostegno ed a volte informazioni molto utili.
Qualcuno può aiutare il nostro membro e condividere la sua esperienza a riguardo? Vi ringrazio in anticipo.
Un caro saluto.
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NO(t)MAD
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Ultima attività il 22/02/24 alle 03:40
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Amico
Questa discussione l'ho aperta nel 2019 e nessuno ha partecipato, argomento troppo poco comune, evidentemente.
Lo trovo strano, perché molti di voi dovrebbero essere in una situazione simile. Ma non importa.
Voglio ugualmente dire che dopo 7 anni e 8 rinnovi (da 1 anno) della patente, finalmente ho ottenuto un rinnovo per 3 anni.
Come ho fatto? Ero sicuro che la commissione patenti non mi ascoltasse, perché il certificato che la mia psichiatra compilava non era fatto bene.
Ho insistito con lei per anni ma nulla, poi ho deciso di fare un reclamo all'ufficio relazioni pubbliche (URP).
Nel reclamo ho accusato la psichiatra di non aiutarmi deliberatamente.
Successivamente mi è arrivata una risposta nella quale mi si diceva più o meno: "la tua psichiatra ha detto che va tutto bene".
Ho lasciato passare del tempo, poi ho chiamato l'URP e ho chiesto come fosse possibile quella risposta. Mi hanno detto che loro, tutto quello che possono fare è girare il reclamo al direttore della struttura, (in questo caso il CSM). E chi è il direttore del CSM? La mia stessa psichiatra.
In pratica tutto quello che ho ottenuto è stato che il mio reclamo finisse nelle mani della dottoressa e che questa, in pratica, mi rispondesse.
Questo mi ha gettato nello sconforto ma poi, al momento di fare la solita visita per il certificato, stranamente è stata lei (la dottoressa) ad insistere perché io mi vedessi con un diverso psichiatra.
Quindi ho incontrato questo psichiatra e gli ho spiegato il problema. Lui mi ha scritto un certificato molto migliore e con questo mi sono presentato alla visita successiva.
Nel frattempo (la commissione patenti) mi aveva prescritto nuovamente il Vienna Test e anche questa volta lo avevo passato benissimo.
Ma la commissione non era dello stesso parere, perché in una casella era scritto "sufficiente" e secondo loro era quello il giudizio definitivo.
Io ho detto loro che si sbagliavano ma non mi hanno creduto.
Tornato a casa ho contattato la psicologa che mi aveva fatto il test e le ho chiesto, tramite email, di dirmi se in quella casella potevano esserci valutazioni maggiori di "sufficiente".
Mi ha risposto che poteva essere solo "sufficiente" o "insufficiente".
Quindi è passato un altro anno, il nuovo psichiatra ormai è diventato ufficialmente il "mio", quindi mi sono incontrato ancora con lui.
Lui si è impegnato ancora di più per farmi un certificato che spiegasse le mie ragioni.
Con questo e con la copia delle e-mail della psicologa, che dimostrava l'errore della commissione patenti, mi sono presentato alla visita.
Ma la commissione era cambiata, gente nuova. Ad ogni modo hanno visto il nuovo certificato, abbiamo parlato un po' e il risultato sono stati 3 anni di rinnovo. Nemmeno il mio psichiatra ci credeva, non perché pensasse che non li meritavo ma perché sa come vanno queste cose burocratiche.
Ricapitolando: io avevo ragione, contro il parere di tutti ho fatto un reclamo, questo non ha sortito l'effetto voluto, nel senso che nessuno ha indagato sulla cosa, ma la psichiatra che io ho contestato si è spaventata e finalmente mi ha concesso quello che le chiedevo da 7 anni.
Il nuovo psichiatra, che invece è una persona che vuole aiutare i suoi pazienti, ha acconsentito a scrivere un certificato che evidenziasse le mie ragioni, anche se secondo lui non sarebbe cambiato nulla.
La volta precedente in effetti non aveva funzionato ma la seconda, forse anche grazie al fatto che io avevo in mano la prova che persino le commissioni commettono errori grossolani, non mi hanno fatto le solite grandi difficoltà, mi hanno dato 3 anni e mi hanno detto che se in questi tre anni non succede nulla, probabilmente al prossimo giro me ne daranno anche di più.
Questo non perché sono stati buoni. Sono stati costretti a cambiare atteggiamento perché si erano resi conto di aver sbagliato e non potevano fare diversamente. Non lo ammetterebbero mai ma è cosi.
Morale della favola? Se pensate che il vostro psichiatra stia sbagliando o persino agendo per danneggiarvi, non date retta agli altri, muovetevi in modo da rendere pubblica la cosa e i risultati arriveranno.
Non date per scontato il fatto che se uno porta un camice bianco sarà una persona valida e in buona fede. Spesso lo sono, alcune volte no.
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SaraG.
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SaraG.
Ultima attività il 08/12/23 alle 14:18
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Ti posso confermare che le cose non sono migliorate.
Nel 2021 ho fatto il mio primo accesso in un CSM ed è stata la prima volta in cui mi qualcuno mi ha fatta sentire davvero una malata mentale .
Dalla segreteria che mi ha chiesto le generalità urlandomi da una finestra (alla faccia della privacy) prima di aprirmi i cancelli della struttura. Al triage fatto in sala d'aspetto dove, davanti a sconosciuti, ho dovuto parlare della fase depressiva e di pensieri suicidi. Ad una psichiatra che, nei primi 15 minuti del primo incontro (ignorando patologie pregresse che non mi permettono di assumere il litio) voleva cambiarmi la terapia mettendo a rischio patologie gravi di cui soffro.
Ed infine lei: la neolaureata che, per sua stessa ammissione, NON E' ABILITATA A FARE UNA DIAGNOSI e che al fine di forzarmi ad accedere ai suoi gruppi in presenza ha insinuato che potessi essere border*. Cosa che la sua collega psichiatra del CSM, il mio psichiatra privato e la mia psicoterapeuta hanno categoricamente escluso riconfermando la sola diagnosi di bipolarismo di tipo II.
Lo ripeterò sempre: sono estremamente fortunata di avere i mezzi, le risorse e la lucidità di aver potuto procedere privatamente e con un team di professionisti brillanti. Penso a quanti non hanno le stesse possibilità e sono stati distrutti da un sistema così mal gestito come quello del CSM.
*qui in regione non esistono purtroppo gruppi in presenza bipolari.
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SaraG.
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NO(t)MAD
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NO(t)MAD
Ultima attività il 22/02/24 alle 03:40
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Ciao @SaraG, ti ringrazio per avermi risposto e per la tua testimonianza.
Non mi stupisce nulla di quello che racconti riguardo ai CSM, perché so che quella è l'ordinaria amministrazione.
A volte capita che politici o altri pezzi grossi della pubblica amministrazione, siano intervistati in TV su queste strutture e li sento parlare di "eccellenza della psichiatria italiana".
Queste persone non sanno proprio nulla o peggio fanno finta di non sapere e diffondono la falsa idea che si faccia tutto il possibile.
Beh, se tu hai a disposizione un "team di professionisti brillanti" allora puoi dirlo forte che sei fortunata.
Mi fa piacere sentire che solidarizzi con i tanti che non hanno queste possibilità e che sei consapevole di cosa questo significhi.
A questo punto io mi domando cosa ci sei andata a fare in un CSM, però forse ho già la risposta, ti occorreva qualche documento ufficiale che solo li potevano redigere.
Altro fantastico esempio del sistema burocratico italiano: puoi andare da uno psichiatra a pagamento ma poi le carte te le deve fare uno sconosciuto psichiatra pubblico.
Quando ho aperto la mia prima discussione su questo forum (questa) pensavo che avrei trovato molti a pensarla come me, invece ho trovato, non dico ostilità, ma una certa resistenza si.
Sembra che criticare la psichiatria sia un tabù tra i pazienti, indifferentemente dal fatto che si rivolgano a strutture pubbliche o private.
A proposito di questo e di gruppi, io ho partecipato una sola volta ad un gruppo.
Al primo incontro ho avuto un successone, uno dei partecipanti più anziani ha definito il mio esordio come la partenza di una Ferrari paragonata ad una 500, il paragone era con il suo debutto.
Nel giro di un paio di incontri hanno deciso di mettermi fuori e la motivazione era che risultavo troppo perturbante.
Non volevano sentire dire certe cose, preferivano fare il club dei malati cronici e farsi compagnia, non era qualcosa che potesse interessare me.
Concludendo quindi mi fa piacere sentire qualcuno che non si fa problemi a criticare il sistema, anche se probabilmente tu hai una visione diversa dalla mia.
Ad esempio ho notato che dai molta importanza alla diagnosi, mentre io sono arrivato alla conclusione che le diagnosi siano un problema nel problema, anche se entro certi limiti hanno una loro utilità.
Il problema è che la gente tende a identificarsi con la diagnosi e ragionare di conseguenza, lo so perché inizialmente era capitato anche a me, ormai sono passati tanti anni, ma ricordo ancora che avevo la tendenza a dire "faccio questo perché sono un ossessivo", "noi ossessivi siamo cosi...", bla bla bla, ecc...
È un atteggiamento che riscontro in tutte le persone che ottengono una diagnosi, dal mio attuale punto di vista è qualcosa che cristallizza una situazione in modo poco utile.
Recentemente ho parlato con un nuovo psichiatra, mentre discutevamo, ad un certo punto mi ha detto, conoscendo il mio rifiuto della diagnosi: "però sei un po' ossessivo!", questo solo ed esclusivamente perché io sono molto preciso e puntiglioso e lo avevo corretto in un paio di occasioni durante la discussione.
Essere precisi, fuori da uno studio psichiatrico è un pregio, se invece hai una diagnosi di disturbo ossessivo allora diventa la prova che hai un disagio psichico.
La realtà è che io non sono nato puntiglioso, in passato ero pressapochista e confusionario, quando mi sono reso conto che quel modo di comportarsi amplificava i miei problemi, di qualsiasi tipo, non solo di salute, ho iniziato a cercare di fare le cose con metodo e di essere più preciso.
Quindi sarebbe più corretto considerarlo come un risultato auto-terapeutico, piuttosto che come un problema. Un risultato che ha migliorato enormemente la mia vita e che probabilmente avrebbe cambiato il mio destino se ci fossi arrivato prima, ma certe corse non le puoi capire quando sei un bambino e nemmeno un giovane ragazzo.
Le stesse persone con cui ho vissuto, se fossero state cosi, avrebbero evitato molti degli errori che io ancora sto pagando e pagherò per il resto della mia vita.
Quindi quando mi sento dire certe cose mi arrabbio veramente, perché capisco quanto sia difficile per una persona estranea capire certi percorsi di vita che lei non ha dovuto fare, non importa se sia l'uomo della strada o uno psichiatra con esperienza.
Il pericolo maggiore con gli psichiatri e psicologi è proprio questo, la loro formazione impedisce loro di considerare successo qualcosa che dipende dall'iniziativa personale del paziente.
Per poter operare lo psichiatra e anche lo psicologo hanno bisogno di porsi nella posizione di autorità assoluta e tendono a difendere questo equilibrio come un presupposto dogmatico.
Purtroppo questo atteggiamento mortifica l'iniziativa personale dei pazienti e ostacola il loro percorso verso l'autonomia che dovrebbe coincidere con la risoluzione del problema.
A parole qualsiasi terapeuta ti dirà che la meta finale è la ritrovata autonomia del paziente ma di fatto i progressi in questo senso generano un conflitto con l'equilibrio di cui essi hanno bisogno per operare.
Credo che esistano terapeuti capaci di portare un paziente verso la totale autonomia ma penso anche che siano rarissimi.
Secondo me questo è il motivo per cui la psichiatria e la psicoterapia del giorno d'oggi danno risultati tanto modesti.
A parte questo devo dire che non credo che certi problemi siano risolvibili, specialmente quelli che durano da una vita, però esiste sempre un margine di miglioramento e questo dovrebbe essere lo scopo, però dovrebbe essere il paziente a stabilire queste cose, mentre solitamente nelle relazioni medico-paziente è il primo ad arrogarsi il compito di sentenziare in merito ai risultati.
Io stesso che ho fatto una bandiera del pensare in modo indipendente dai medici avverto, quando parlo con loro, l'enorme pressione che, forse anche inconsapevolmente, esercitano nel tentativo di essere loro a determinare cosa sia vero e cosa sia falso.
Grazie ancora per essere intervenuta SaraG.
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Ultima attività il 22/02/24 alle 03:40
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Amico
Salve. Non sono affatto certo che questo forum sia adatto a me. Mi par di capire che qui siete più inclini a darvi appoggio morale che informazioni.
Immagino però che siate tutti frequentatori di CSM o DSM, non so se esistano altri nomi ma sapete di cosa parlo. Quindi volendo potreste avere qualcosa da dire in proposito.
Ora mi spiego, ma tenete presente che farò di tutto per parlare il meno possibile di me e della mia situazione, in quanto non mi sembra una buona idea spiattellare dettagli personali su un forum che chiunque può leggere.
Posso tranquillamente dire di aver sempre avuto dei problemi, ma divenni un paziente psichiatrico ufficialmente solo attorno ai 20 anni dopo un ricovero. Iniziai a frequentare un CSM.
Mi diedero una diagnosi, dei farmaci e il 50% di invalidità.
Dopo 3 anni mi resi conto che non stava funzionando nulla, abbandonai la terapia nonostante il parere della mia psichiatra e poco dopo anche le sedute con lei, ma per un periodo continuai i rapporti col CSM per via delle borse lavoro che mi offrirono.
Nel frattempo provai una psicoterapia privata, pagandola con i soldi della borsa lavoro. Dopo 3 anni il mio datore di lavoro rimandò ancora la promessa di assumermi cosi lasciai il lavoro e conclusi l'inefficacie terapia.
Per circa 13 anni non ho più chiesto aiuto a nessuno ma 4 anni fa ho avuto un problema medico che non sapevo come affrontare e ho pensato di consultarmi con la mia vecchia psichiatra. Quando ho telefonato ho scoperto che il mondo era cambiato in questi anni, lei era andata in pensione, il personale era quasi tutto nuovo e sembrava quasi che non volessero accettarmi come paziente.
Per ottenere un appuntamento con una psichiatra dovetti fare un lungo colloquio con un infermiera che avrebbe poi presentato il mio caso e la mia richiesta ai dirigenti del centro.
Pensavo fosse solo un equivoco passeggero, che avrei risolto alla prima seduta. Tuttavia l'appuntamento era stato fissato per una data molto lontana e nel periodo che lo precedeva accaddero delle cose che mi resero molto instabile. Alla fine decisi di andare al pronto soccorso ma non venni ricoverato; venne però contattato il CSM che mi anticipò l' incontro.
Il primo colloquio fu infatti il giorno seguente con una dottoressa che però disse che non sarebbe stata lei a seguirmi. Mi trovai molto bene.
Pochi giorni dopo invece incontrai quella che sarebbe diventata la mia psichiatra ufficiale, la quale era anche la responsabile del CSM.
Subito capii che non era adatta a me e già nelle primissime sedute le chiesi di passare con l'altra dottoressa ma non mi concesse la cosa.
Ora cerco di fare una sintesi di questi 4 anni.
Le cose fondamentali sono che, alle mie richieste, alla fine lei ha risposto facendomi fare alcune sedute con una dottoressa prima e con un' altra subito dopo nella seconda parte del 2015. Con loro mi sono trovato benissimo.
Non volendo fare nomi ma per non ingarbugliarmi con le frasi, da ora in poi chiamerò la dottoressa responsabile del centro dottoressa Nera, la prima dottoressa alternativa Bianca e la seconda Rosa.
Quindi, non potendo lavorare, per anni mi sono chiesto se non fosse il caso di cercare di ottenere la pensione di invalidità. Dissi questo alla dottoressa Nera che non mi diede alcuna risposta. Quando ne parlai con la dottoressa Bianca invece prese subito sul serio la questione e scrisse un certificato per farmi fare la domanda, ma non essendo ufficialmente la mia psichiatra dovette farla firmare alla dottoressa Nera che ci mise dei mesi.
Ottenni alla fine il 75% di invalidità e con esso la pensione. Ma due anni dopo alla visita di controllo e con una differente commissione la valutazione fu diversa e io persi nuovamente questo diritto .
Inoltre a distanza di un anno dalla prima visita di invalidità mi arrivò una lettera dalla motorizzazione che mi avvisò che dovevo sottopormi ad una visita per valutare se avevo ancora i requisiti per possedere una patente B. Questa cosa per me fu devastante perché temevo di perderla e io non posso fare a meno della patente.
Ma per il sistema attuale del CSM che prevede per esempio che si debba sempre parlare con gli infermieri i quali poi riferiscono alla dottoressa Nera che eventualmente fissa un appuntamento, praticamente dovetti sbrigare tutta la faccenda da solo. Avevo anche provato a cercare l'assistente sociale ma anche quella mi fu negata all' epoca.
Non ho perso la patente ma da allora ogni anno devo ripetere la visita, quindi ho perso la pensione perché secondo quella commissione sto troppo bene ma rischio ogni anno la patente perché per l'altra commissione sto troppo male.
Inoltre ad un certo punto, verso l'inizio del 2017 la dottoressa Nera ha deciso che non avrebbe più fatto sedute di controllo e che per incontrarla bisogna fare esplicita richiesta. Non so se questa misura valga per tutti o solo per me, le infermiere mi hanno detto che vale per tutti ma non ne sono sicuro. Da allora l'ho incontrata rarissimamente e solo per questioni legate ai certificati.
Tenete presente che la terapia che lei mi ha prescritto è fatta di antipsicotici e benzodiazepine. La prima domanda che vi faccio è: vi sembra normale che uno che assume questi farmaci non abbia visite di controllo? A me pare assurdo ma tutto quello che accade li mi pare assurdo ormai.
Per inciso le benzodiazepine non le ho mai assunte regolarmente ma solo al bisogno, perché secondo me uno che guida l'auto non può usare questi farmaci. Ad un certo punto ho smesso proprio di portarle a casa perché non mi servivano mai.
Tornando indietro: a metà del 2016 mi convinse anche a farmi ricoverare li al CSM, sostenendo vagamente che voleva fare un esperimento con i farmaci che comportava il ricovero. Accettai ma dopo alcuni giorni mi accorsi che non facevano altro che tenermi sedato e io dormivo tutto il giorno. Alla prima occasione le dissi che non aveva senso e chiesi di essere mandato a casa.
Dopo questa esperienza decisi di interrompere la terapia ma il periodo successivo non fu buono e mi pentii di averlo fatto.
Non ero certo però di stare male a causa della mancata terapia e non volevo enfatizzare la cosa, quindi attesi di essere chiamato ma ci vollero mesi.
In questo periodo avevo anche parlato con uno psichiatra di un' altra struttura che mi aveva consigliato l'Abilify. Provai a farmelo prescrivere dal medico generico che accettò ma quando provò a compilare la richiesta al computer scoprì che per quel farmaco non poteva farla. Se non ho capito male avrebbe potuto ancora prescrivermela ma in quel caso avrei dovuto pagare io il farmaco.
Quando tornai al CSM invece di incontrare la dottoressa Nera incontrai la Rosa. Mi ripristinò subito la terapia e nel periodo successivo chiese per conto mio (ed ottenne) di farmi passare al Abilify.
Poco tempo dopo cominciai ad accusare uno strano sintomo e pensai fosse un effetto collaterale del farmaco ma non ne sono certo.
Iniziai subito a pensare nuovamente alla possibilità di sospendere la terapia ma ora avevo in ballo le questioni dei certificati e mi serviva il consenso della dottoressa Nera. Quando la incontrai le proposi di ridurre la dose ma lei non accettò.
Allora iniziai io a ridurre la dose in modo non ufficiale. Nel frattempo cominciai a frequentare l'assistente sociale la quale dopo aver visto le carte relative alla mia ultima visita di invalidità, mi disse che c'erano gli estremi per un ricorso ma aggiunse anche che i ricorsi contro l'inps non vanno mai a buon fine cosi mi consigliò di fare una nuova domanda di visita.
Da allora è passato oltre un anno, in teoria lei doveva chiedere alla dottoressa Nera un nuovo certificato per rifare la domanda e alla visita mi avrebbe accompagnato. Si era anche incaricata di intercedere al fine di farmi passare ufficialmente con la dottoressa Bianca, che nel frattempo è diventata effettiva al CSM (mentre prima aveva un contratto a termine). La cosa ridicola è che quando le ho telefonato per sapere cosa aveva risposto la dottoressa Nera lei mi ha detto che aveva accettato la mia richiesta ma successivamente si è rimangiata la cosa e alla fine mi sono incontrato con lei e con la Nera per chiarire questa cosa.
Dopo aver litigato per tutta la seduta a sorpresa la Nera si è detta disponibile a fare questo cambiamento e ha anche detto all'assistente sociale di portare avanti il discorso invalidità. Ma nonostante questo la cosa è rimasta assai vaga, perché non mi sono stati dati appuntamenti, date o qualsiasi cosa di preciso su quando ciò sarà messo in pratica.
Da allora sono nel limbo, so solo che in aprile ho un appuntamento per il solito certificato della patente. In questi ultimi anni ho provato a contattare anche un associazione per i diritti degli invalidi ma alla fine ho capito che era meglio fare senza. Ho provato anche ad andare in un csm differente a chiedere se potevano prendermi come loro paziente. Li mi è stato detto che la cosa non è possibile perché dipende tutto da dove uno ha la residenza. Tuttavia mi hanno detto anche che da loro capita che un paziente cambi psichiatra.
Riguardo la terapia alla fine l'ho interrotta completamente ed ora sono mesi che ne faccio a meno e sto molto bene. Inizialmente l'ho fatto di nascosto ma poi ho informato la dottoressa Nera, che ovviamente non è affatto contenta della cosa.
In passato ho desiderato molto una psicoterapia ma al giorno d'oggi non mi interessa più. So comunque che un CSM non potrebbe mai dare questo servizio, almeno non qui da noi. Quello che io vorrei è prima di tutto uno psichiatra col quale mi senta bene a parlare. E per questo la dottoressa Bianca andrebbe benissimo, la Rosa era perfetta ma alla fine è andata da qualche altra parte.
Vorrei avere durante l'anno almeno 6 incontri o qualcosa di più, non pretendo di andarci ogni mese ma una volta all'anno mi pare troppo poco.
Credo di aver diritto alla pensione di invalidità perché io non posso proprio lavorare, quindi se non fanno altro potrebbero almeno aiutarmi ad ottenere questo risultato.
Per me la patente è vitale e il mio problema non mi rende più pericoloso di un autista normale quindi non vedo perché debbano stressarmi con queste continue visite di controllo, ogni anno è veramente una rottura.
Ci sono 90enni che la fanno più raramente.
So che esistono delle associazioni che fanno gli interessi dei pazienti psichiatrici ma non sono molto presenti nella mia zona. Le conoscete? Sapete dirmi se vale la pena contattarle? Fino ad oggi ho rimandato perché volevo vedere come andavano a finire le cose che avevo in piedi ma se fra un incontro e l'altro passano 6 mesi o 12 è chiaro che la cosa richiede decenni.
A volte ho assistito a cose talmente assurde da pensare che fosse il caso di chiamare un giornalista di inchieste e raccontargli cosa accade. Temo però che la cosa si possa ripercuotere contro di me, ci sono più modi in cui questo può accadere.
Come ho detto all'inizio non so se questo forum sia adatto a questi argomenti. Se avete qualcosa da dire bene, altrimenti proverò altre strade.
Grazie a tutti, Ciao.