Infertilità in Italia, il Paese che fa meno figli
Pubblicata il 19 giu 2018
Le nascite nel nostro paese hanno toccato il minimo storico nel 2017 e l'infertilità è un problema che colpisce ormai il 15% delle coppie italiane. Le cause sono molteplici, dall'età avanzata alle polveri sottili, ma la scienza ci offre una soluzione per cercare di invertire la tendenza.
Che in Italia le nascite siano in calo, che siamo uno dei paesi più vecchi al mondo e che i decessi superino ormai di gran lunga i nuovi nati non è una novità. È interessante però approfondire questa tematica avendo dati aggiornati sotto mano, per capire l’entità del fenomeno, quali sono le cause e quali le possibili soluzioni: la Clinica Alma Res, un centro all’avanguardia nel campo nella fecondazione assistita, ha realizzato un’interessante infografica che fa luce sulla situazione attuale e ci aiuta a capire meglio un fenomeno in crescita.
I numeri dell’infertilità in Italia
Per prima cosa, è importante dare una definizione corretta: secondo le linee guida dell’Oms, ci troviamo in una situazione di infertilità quando, dopo 12/24 mesi di rapporti sessuali mirati non protetti, non avviene il concepimento; questa situazione coinvolge circa il 15% delle coppie italiane e i numeri sono in costante crescita.
I dati demografici parlano chiaro: nel 2017 le nascite sono state soltanto 467.000, il minimo storico nel nostro paese; con una media di 1,34 figli a coppia, siamo ben al di sotto della media europea di 1,60 e ancora più lontani dal tasso di 2,1 figli a coppia, tasso che permetterebbe di mantenere la popolazione in equilibrio.
L’Italia ha un altro primato europeo negativo: siamo noi infatti il paese dove l’età delle donne al primo parto è più alta, con una media di 31,8 anni; la Francia ha il record per le mamme più giovani con una media di 28,5 anni, mentre la media europea è di 29 anni.
Ed è proprio l’età avanzata, e dunque una ridotta riserva ovarica, una delle cause principali dell’infertilità femminile, insieme a problematiche a livello endocrino-ovulatorio, tubarico o a situazioni di poliabortività.
L’infertilità maschile, invece, che rappresenta il 25,8% delle situazioni, è dovuta principalmente a fattori ambientali e di stile di vita: sono le polveri sottili, il fumo, l’alcool e un’alimentazione scorretta a determinare la maggior parte dei casi di sterilità nell’uomo.
La fecondazione assistita è davvero una soluzione?
Per fronteggiare l’infertilità, sempre più coppie hanno intrapreso la strada della procreazione medicalmente assistita (Pma), un tema sul quale c’è ancora oggi molta confusione. I metodi più diffusi e consentiti in Italia sono principalmente due ed entrambi avvengono con embrioni formati con gameti che appartengono alla coppia:
FIVET, che prevede di fecondare l’ovulo in vitro e poi di trasferirlo all’interno dell’utero della donna.
ICSI, che viene messa in pratica iniettando uno spermatozoo selezionato all’interno dell’ovocita.
Entrambe le tecniche assicurano ottime probabilità di successo, con numeri che ruotano attorno al 36% per le donne che hanno meno di 34 anni, al 27% per la fascia di età 35-39 e al 14,9% per le donne tra i 40 e i 42 anni. Si tratta dunque di una soluzione concreta al problema dell’infertilità e i numeri lo dimostrano: in un anno, sono state ben 59.855 le coppie che hanno fatto ricorso ai trattamenti di procreazione assistita e la tendenza è in continua cresciata.
Salute.it