La ricerca medica nel lupus: verso trattamenti meno tossici e una medicina personalizzata
Pubblicata il 15 lug 2019 • Aggiornato il 1 ago 2019 • Da Louise Bollecker
Laurent Chiche è medico internista all’Ospedale Europe Marsiglia e membro del comitato scientifico di Carenity. Ha accettato di rispondere alle nostre domande sulla ricerca medica sul lupus, tra difficoltà, progressi concreti e speranza di nuove terapie.
Buongiorno Laurent, grazie di aver accettato di rispondere alle nostre domande. Quali sono i tuoi progetti attuali di ricerca sul lupus?
Conduco due tipi di ricerche: innanzitutto, la ricerca realizzata con partner industriali per permettere a pazienti di partecipare a studi clinici e testare nuove molecole che mirano il sistema immunitario. Questa ricerca è sempre più importante negli ultimi anni.
“ Le nostre ricerche sul microbiota riguardano direttamente i pazienti affetti da lupus ”
Poi c’è la ricerca traslazionale specifica per il centro nel quale lavoro, vale a dire che cerchiamo di produrre delle applicazioni concrete a partire da conoscenze fondamentali. Una è basata sull’identificazione di biomarcatori, soprattutto marcatori di prognosi o marcatori di attività della malattia. Un’altra si concentra su nuove terapie come la trasfusione fecale: c’è prima una fase per capire meglio il microbiota dei pazienti; poi, speriamo di poter intervenire direttamente sul microbiota grazie a probiotici (microrganismi viventi, il più spesso delle batterie), antibiotici e soprattutto grazie alla trasfusione fecale. Siccome il sistema immunitario è implicato in quasi tutte le malattie del mondo, le nostre ricerche sul microbiota riguardano quindi direttamente i pazienti affetti da lupus ma vanno oltre questa patologia. Possiamo citare Parkinson, obesità, alcune infezioni e le malattie autoimmuni.
Nota dell’Editore: La flora o microbiota intestinale è l’insieme dei microrganismi (principalmente le batterie) che colonizzano il nostro tubo digerente. La trasfusione del microbiota fecale consiste nella somministrazione di una preparazione di materia fecale da un soggetto sano ad un paziente affetto da una patologia legata ad un'alterazione del microbiota intestinale, con lo scopo di esercitare effetti terapeutici.
Quando queste ricerche porteranno a progressi concreti per i pazienti?
Il lupus fa parte delle malattie per le quali siamo molto prudenti. Ci sono stati molti insuccessi negli ultimi dieci anni: le fasi 2 degli studi clinici erano molto promettenti ma le fasi 3 si sono rivelate come grandi delusioni. Ecco perché bisogna rimanere prudente nella comunicazione delle scoperte scientifiche perché non tutte si concluderanno con un nuovo farmaco o una soluzione miracolosa per i pazienti.
Nota dell’Editore: Gli studi clinici si fanno in più tempi: una prima fase consiste il più spesso nel fare il test del farmaco a volontari sani; nella fase 2, il farmaco è somministrato a maggiori persone, tra cui pazienti. La fase 3 comprende centinaia anzi migliaia di volontari in diversi paesi. Il ruolo della fase 3 è soprattutto di determinare eventuali controindicazioni e dimostrare l’efficienza del nuovo trattamento di fronte ai farmaci esistenti.
Quali sono le vie esplorate?
In termini di fisiopatologia (studio dei disturbi del funzionamento normale degli elementi costitutivi del corpo umano, come gli organi, ndle), ci sono sempre molte domande da risolvere. Circa 20 anni fa, si pensava che la malattia sarebbe stata guarita con farmaci mirando l’interferone (proteina prodotta dalle cellule del sistema immunitario, ndle). Ciò rimane la via di segnalazione la più implicata nella malattia ma i pazienti sono veramente diversi a livello molecolare e quindi non c’è soltanto una solo modo per curarli. Quando studiamo i sintomi dei diversi pazienti, ci rendiamo conto che non c’è uno, ma diversi lupus. A livello molecolare, abbiamo la stessa constatazione: i pazienti non hanno le stesse caratteristiche molecolari e bisogna tenerne conto.
“ Bisogna fare questo passo avanti verso la medicina personalizzata ”
Purtroppo, non abbiamo ancore una medicina personalizzata per questi pazienti. Abbiamo tanto da imparare con l’oncologia su questo punto, perché bisogna fare questo passo avanti verso la medicina personalizzata. Proviamo attualmente a caratterizzare i pazienti a livello molecolare, ma gli studi clinici in corso non fanno sempre questo sforzo prima di proporre un nuovo trattamento, ciò che provoca fallimenti. Però, vediamo sorgere studi clinici più sottili, con un numero ridotto di persone.
Infine, come lo dicevo sopra, al di là della manipolazione diretta del sistema immunitario, il microbiota offre delle prospettive incredibili.
Quali innovazioni possiamo sperare alla fine?
Delle molecole, lo speriamo, tenteranno la grande impresa. Delle molecole mirate non hanno funzionato finora, ecco perché studiamo attualmente delle molecole piuttosto intracellulari, con modi di civilizzazione più globali, che hanno la possibilità di sostituirci ai vecchi immunosoppressori. Ciò permetterà di realizzare un aumento di tossicità a lungo termine.
“ Ogni anno, nuovi armaci saranno sperimentati ”
In effetti, i pazienti sono soprattutto infastiditi dalla tossicità dei trattamenti (immunosoppressori o cortisone). Sarebbe già un progresso importante di avere dei farmaci più sicuri per il paziente. Ciò eviterebbe degli effetti indesiderati maggiori; bisogna sapere che i pazienti hanno una mortalità importante per colpa dei farmaci mentre la malattia viene spesso controllata bene. Un’osteoporosi legata all’uso di corticosteroidi, sovrappeso con manifestazioni cardiovascolari o ancora superinfezioni possono comparire.
Attenzione, è meglio prendere questi farmaci piuttosto che non trattare la malattia, perché prenderebbe allora delle forme più serie, come affezioni renali, cerebrali...
(Ri)leggete la prima intervista di Laurent Chiche:
- Lupus: l’educazione terapeutica o come diventare attore della sua malattia
E ritrovate fra poco l’ultima parte della nostra intervista:
- Accessi di lupus: quali sono le cause ed i sintomi? Come prevenirli, riconoscerli e trattarli?
E voi, cosa pensate del vostro trattamento nella vita quotidiana? Avete già sentito parlare del microbiota o della medicina personalizzata?
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Laurent Chiche
Il Dottore Laurent Chiche è medico internista* e scienziato all’Ospedale Europe Marsiglia. Ha lanciato un progetto di ricerca clinica sul lupus, il Lupus Living Lab. Il suo obiettivo è di tentare di determinare i parametri annunciatori degli accessi di lupus uscendo la ricerca dai laboratori per introdurla nella vita quotidiana dei pazienti.
>> Seguire Laurent su Twitter
* La medicina interna si interessa alla diagnosi ed all’assistenza globale delle malattie dell’adulto con una predilezione per le malattie sistemiche e le malattie autoimmuni in generale. In Francia, la medicina interna è la specialità degli approcci diagnostici difficili e dell’assistenza dei pazienti che soffrono di polipatologie o di malattie generali. Questa attività implica un lavoro di squadra, multidisciplinare e multiprofessionale.
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