Un nuovo metodo per evitare gli errori medici, anche in caso di ricovero
Pubblicata il 19 ago 2019 • Da Louise Bollecker
Stagista Data Analyst in Carenity, Alizé è studentessa al quinto anno in farmacia presso la facoltà di Lione. La sua tesi riguarda la conciliazione dei trattamenti farmacologici per i pazienti affetti da tumore, in ospedale. Per i membri di Carenity, ha accettato di spiegare questo metodo che si sviluppa nell’interesse di ogni paziente.
La riconciliazione dei trattamenti farmacologici potrebbe diventare il nuovo alleato dei pazienti affetti da malattie croniche! Dietro questa spiegazione complicata si nasconde un metodo ancora poco conosciuto ma molto utile per migliorare l’assistenza dei pazienti. Il suo obiettivo? Verificare che i trattamenti giusti siano stati prescritti bene al paziente durante ogni fase del percorso sanitario, per evitare ogni errore medico. La riconciliazione è particolarmente utile quando il paziente entra o esce dell’ospedale, perché non è seguito dagli stessi medici che nella vita quotidiana.
Condividere le informazioni giuste tra gli operatori sanitari
Questo metodo è stato evocato per la prima volta nel 2006 dall’Organizzazione Mondiale della Salute. Secondo la definizione ufficiale, mira ad incoraggiare la trasmissione e la condivisione di informazioni complete e giuste sui trattamenti del paziente tra gli operatori sanitari, durante ogni fase del percorso sanitario. Condividendo le informazioni giuste, gli operatori sanitari possono quindi identificare ed evitare gli errori medici. In effetti, le ricette possono essere complesse quando un paziente deve prendere diversi medici al giorno! La riconciliazione permette quindi di garantire la continuità dei trattamenti e di garantire l’assistenza. Il rischio è più basso che un errore o un oblio disturba la vostra ricetta o il vostro controllo in ospedale.
Correggere gli errori da una ricetta all’altra
Concretamente, prendiamo l’esempio di un paziente che entra in ospedale. Il farmacista ospedaliero può decidere di realizzare una riconciliazione per garantire l’assistenza di questo paziente. Per questo, deve interrogare almeno tre fonti diverse, come il paziente se stesso, il farmacista in centro, il suo medico generico, i suoi caregiver, i medici specialisti… La riconciliazione permette di fare la comparazione la più esaustiva possibile dei trattamenti assunti e da assumere da questo paziente. Il farmacista ospedaliero comparerà questo bilancio con la ricetta prescritta dal medico ospedaliero durante l’ospedalizzazione. Potrà così identificare i cambiamenti effettuati dal medico ospedaliero in modo involontario e fare raccomandazioni affinché l’assistenza del paziente sia ottimale.
Dov’è realizzata la riconciliazione dei trattamenti farmacologici?
La riconciliazione può quindi essere fatta in ospedale ma anche in città. L’idea è di fare il legame tra i diversi operatori sanitari coinvolti nell’assistenza di un paziente, e anche di fare il legame tra la città e l’ospedale: la riconciliazione avviene spesso all’inizio dell’ospedalizzazione con l’obiettivo di assicurarsi dell’appropriazione delle cure del paziente durante la sua convalescenza.
Ogni operatore sanitario (medico, farmacista, ostetrica..) può esercitare la riconciliazione dei trattamenti farmacologici. Tuttavia, è un attività che richiede tempo e che è ancora poco diffusa. La Germania, il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Francia hanno soprattutto partecipato alla sperimentazione di questo metodo.
Posso beneficiare di una riconciliazione dei trattamenti farmacologici?
In teoria, ogni paziente può essere soggetto ad una riconciliazione. Però, come questo richiede tempo, i pazienti che presentano maggiori rischi di errori medici sono i primi a beneficiarne. Questi pazienti sono spesso affetti da diverse patologie e prendono un grande numero di farmaci ogni giorno: sono quelli che hanno più bisogno di una riconciliazione.
Non è ancora possibile di chiedere direttamente una riconciliazione dei trattamenti farmacologici, ma la pratica è in piena espansione. In Canada, ad esempio, la quasi totalità dei pazienti in ricovero beneficiano di una riconciliazione. Possiamo sperare che l’Italia si baserà su queste tecniche per farne beneficiare il massimo di pazienti.
Il ruolo del paziente: la prima fonte di informazioni
Durante una riconciliazione, l’importante per il farmacista ospedaliero o qualsiasi altro operatore sanitario è di potere raccogliere delle informazioni valide. Per poter fornire informazioni affidabili nel caso in cui sareste interrogati per una riconciliazione dei vostri trattamenti, bisogna conoscere bene i trattamenti che prendete al quotidiano. A minima, è essenziale di sempre tenere le vostre ricette valide con voi per poter presentarle. In modo generale, tenete con voi i vostri documenti sanitari recenti durante visite o ricoveri.
Conoscete questo metodo? Ne avete già beneficiato? Condividete la vostra esperienza di errori medici eventuali nei commenti!
Un articolo scritto in collaborazione con Alizé Vives
Alizé è studentessa al quinto anno in farmacia presso la facoltà di Lione e intende lavorare in case farmaceutiche. Attualmente in stage da Carenity in quanto Data Analyst, ha scritto la sua tesi di esercizio in farmacia a partire dallo studio che ha condotto durante il tirocinio in ospedale. Istituzione della riconciliazione dei trattamenti farmacologici nei pazienti affetti da tumori sottolinea l’importanza della realizzazione della riconciliazione per garantire l’assistenza farmacologica dei pazienti. I risultati della tesi di Alizé sono stati presentati tramite un poster di presentazione durante la 2nda Giornata di Farmacia Clinica in Oncologia a Lione. Una pubblicazione scientifica dovrebbe anche essere pubblicata fra poco.
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