Vita professionale, BPCO e depressione: “siamo malati, ma non inutili!”
Pubblicata il 24 set 2019 • Da Louise Bollecker
Pascale, 60 anni, abita nel Sud della Francia ed è affetta da BPCO. Vittima di una depressione dovuta al suo lavoro - e anche alla malattia - ci spiega come il fatto di lavorare di nuovo l’ha salvata e aiutata a sentirsi meglio nella vita quotidiana
Quali sono stati i primi sintomi della BPCO?
Penso di averla da almeno 20 anni, tossivo molto e sputavo, e perdevo fiato. In quel tempo, il mio medico generico diceva che avevo asma. Nel 2010, ho deciso di smettere di fumare, il mio corpo non ne poteva più della sigaretta e ero sempre più senza fiato. Ho smesso di fumare nel febbraio 2010. 6 mesi dopo aver smesso, siccome non vedevo niente miglioramento, il mio medico mi ha mandato da un pneumologo dove ho saputo di avere una BPCO di stadio III con enfisema.
Come hai reagito dopo l’annuncio della diagnosi?
Ero un po’ turbata, perché non conoscevo questa malattia, ho pianto ma mi sono detto, sono più forte di lei !!
Quali sono stati gli impatti della BPCO sulla tua vita professionale?
Nell’impresa dove lavoravo, i colleghi erano gentili ma come la malattia è invisibile, le persone non la vedevano e comunque era difficile da concepire per me che sentivo gli impatti di questa malattia ogni giorno. Poi ho smesso di lavorare, nel 2014, perché facevo una depressione dovuta al lavoro, non so se ci fosse un rapporto diretto con la malattia. Ne ho parlato con il mio medico ma non ho preso farmaci.
Quali trattamenti segui oggi contro la BPCO?
Prendo Ultibro e Seretide mattina e sera.
Come hai trovato l’energia per lavorare di nuovo?
Ho ritrovato l’energia di lavorare perché è quello che mi fa vivere, il fatto di vedere delle persone, di servire a qualcosa… Sono in contratto a tempo determinato da 8 mesi in quanto teleconsulente presso un organismo di sicurezza sociale, alle 35 ore. Non posso beneficiare di un tempo parziale terapeutico e non ho chiesto, ero troppo contenta di avere trovato un lavoro a 59 anni!
Sono apprezzata dai miei colleghi i quali, questa volta, vedono la mia malattia e fanno le cose in grande per mer. Ho l’energia perché vedo delle persone ogni giorno, prendo l’autobus, parlo con la gente e dico intorno a me quanto la sigaretta è dannosa per ognuno. Il lavoro m’ha salvata.
Quale consiglio daresti ad un paziente affetto da BPCO che ha sempre l’età per lavorare?
Bisogna fare qualcosa della sua vita, non siamo inutili, siamo malati ma c’è peggio su questa terra. Bisogna vedere il lato positivo delle cose e non andare verso la depressione!
Grazie mille a Pascale di aver condiviso la sua storia! E voi, avete potuto continuare a lavorare?