Tumori, "Per la prima volta creati 'varchi' per far penetrare farmaci chemioterapici nel cervello"
Pubblicata il 16 nov 2015
UNA BARRIERA che ricopre il cervello e che impedisce ai medicinali chemioterapici di 'colpire' il tumore. I ricercatori del Sunnybrook Health Sciences Centre di Toronto, in Canada, hanno sperimentato per la prima volta una tecnica che utilizza gli ultrasuoni per aprire la barriera ematoencefalica (Bee), senza romperla. Crea dei 'varchi' che permettono al farmaco antitumorale di raggiungere le cellule cancerogene. Si tratta del primissimo tentativo di questo tipo ed è ancora presto per parlare di una nuova cura. Se ulteriori test ne dimostreranno efficacia e sicurezza, il metodo potrebbe essere utilizzato per combattere non solo il cancro al cervello, ma anche malattie come il Parkhinson e l'Alzheimer.
Il test. La barriera ematoencefalica protegge il cervello, impedendo a batteri, virus e tossine nocive che si trovano nel sangue di entrare. Lascia invece passare le molecole necessarie alla sopravvivenza dell'individuo. Ma questo 'involucro' così prezioso quando la persona è sana, è probabilmente l'ostacolo principale di molti farmaci innovativi. L'équipe canadese ha sperimentato la tecnica su una donna di 56 anni con tumore cerebrale. E' stato iniettato nel sangue della paziente un farmaco chemioterapico, accompagnato da sottili microbolle riempite di gas. In questo modo il medicinale si è diffuso in tutto il corpo, anche nei vasi sanguini che arrivano al cervello. Subito dopo gli scienziati hanno usato degli ultrasuoni che hanno fatto vibrare le microbolle, creando un varco tra le cellule che formano la barriera e lasciando passare il farmaco. E' stato così possibile 'colpire' il cancro.
L'intervento chirurgico. Il giorno dopo la paziente è stata operata per rimuovere il cancro con chirurgia tradizionale. Adesso gli studiosi analizzeranno il tessuto asportato per calcolare la quantità di farmaco che è riuscita a 'colpire' il tumore. Ora il gruppo di ricerca analizzerà il tessuto asportato per calcolare la quantità di farmaco che è riuscita a 'colpire' il cancro. In seguito il metodo verrà sperimentato su un gruppo di una decina di persone.
La paziente. Bonny Hall aveva scoperto all'inizio dell'anno che il tumore che l'aveva colpita 8 anni fa, stava crescendo. Era necessaria una terapia più pesante. E' stato così che ha accettato di essere la prima persona a sottoporsi alla sperimentazione. "Per adesso si tratta solo dei risultati preliminari della ricerca, dobbiamo ancora capire quali sono i livelli di chemioterapici necessari. Ma abbiamo capito che si può aprire la barriera ematoencefalica in modo non invasivo, reversibile e in un modo che ci appare sicuro. Il trial deve anti, cechiamo un trattamento sicuro", ha detto Todd Mainprize, coordinatore della ricerca e neurochirurgo. "Da una decina di anni penetrare questa barriera è stato l'obiettivo di molti studi - spiega il professor Gail ter Haar, esperto di ultrasuoni all'Institute of Cancer Research di Londra - . I risultati che arrivano dal Canado sono una tappa importante".
Repubblica.it
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