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Siete pazzi a mangiarlo !
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EUREKA
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Consiglio numero 7: controllate le date di scadenza
Adesso sapete che la data di scadenza e il termine minimo di conservazione non sono sempre affidabili, perché fissati da industriali pressati dalla grande distribuzione e sottoposti a una concorrenza feroce che li spinge ad allungarli, a volte oltre il ragionevole. Non conosco molti prodotti alimentari, a parte i grandi vini, che migliorano invecchiando. Vitamine, glucidi, proteine e altre molecole benefiche si degradano col tempo, quale che sia la modalità di conservazione. Gli imballaggi si degradano. Ed è proprio per questo che vengono imposti dei limiti.
Il mio consiglio: non comprate i prodotti troppo vicini alla data di scadenza o al termine minimo di conservazione. Limitatevi ai due terzi della durata di vita del prodotto, la qual cosa vi eviterà qualche disappunto.
Non lasciatevi colpevolizzare dalle lobby “antispreco” che vi garantiscono la bontà di un prodotto fino alla sua data di scadenza o anche dopo il suo termine minimo di conservazione. Se l’industria produce troppo, se i supermercati accumulano merci in magazzino troppo a lungo, e tutto per beneficiare di economie di scala, non è un vostro problema. Per voi la priorità deve essere la vostra salute, e consumare prodotti il più possibile freschi per nutrirvi bene.
Beninteso, per evitare gli sprechi vi incoraggio a gestire con intelligenza i vostri acquisti di prodotti alimentari. Non comprate troppo, non accumulate in eccesso e state attenti a non dimenticare una bottiglia d’olio in fondo a un armadietto o uno yogurt nel cassetto della verdura del vostro frigorifero.
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Consiglio numero 8: diffidate dei marchi di garanzia
Orientarsi è difficile, tanto sono numerosi, gli sono stati dedicati libri interi. Alcuni dei nostri prodotti erano certificati bio, Fairtrade, Halal, casher, prodotto dell’anno, qualità garantita, origine controllata… e di queste certificazioni ne esce una ogni giorno. Alcune sono ufficiali, altre sono prodotti di puro marketing che si comprano, altre infine sono pure e semplici invenzioni aziendali. Per evitare di ingurgitare troppi pesticidi o di consumare OGM, informatevi su quali sono i marchi ufficiali che certificano l’origine biologica nel vostro paese e attenetevi a quelli.
Il commercio equo e solidale è difficile da mettere in pratica, anche se si basa su un ottimo principio.
Sfortunatamente, per molti soggetti commerciali è prima di tutto un modo semplice di aumentare i prezzi e creare profitto. Il più conosciuto e il più serio in questo ambito è il marchio di certificazione Fairtrade, anche se molti dei fornitori che non sono certificati meriterebbero di esserlo. Sta a voi capire se così vi mettete a posto la coscienza.
Attenzione ai marchi “equi e solidali” che sono solo copie messe a punto dalle grandi multinazionali a scopo di propaganda. È una vera e propria penosa truffa. Un marchio di qualità “della casa”, creato su misura e perfettamente opaco, per evitare tutti i vincoli legati a un marchio di qualità minimamente serio e indipendente.
Diffidate anche dei marchi “promozionali” che non hanno niente di ufficiale e che sembrano indicare che un prodotto è stato scelto tra tutti come il miglior prodotto dell’anno dall’insieme dei consumatori. In realtà, questo tipo di sistema promozionale è finanziato dagli industriali che patrocinano il marchio di qualità. Il campione rappresentativo di consumatori scelto può votare solo per alcuni prodotti selezionati, non per l’insieme dell’offerta. I criteri di attribuzione del marchio di qualità sono molto limitati e orientati dal marketing. Non considerano la qualità intrinseca del prodotto, molto difficile da quantificare, che pure rappresenta l’unico criterio davvero utile ai consumatori. A ogni modo, esistono categorie a sufficienza perché tutti siano “scelti”, se la quota annuale è stata regolarmente versata. Eh sì, business, business!
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Consiglio numero 9: controllate le etichettature
Lo sapete che, secondo un’indagine condotta nel 2013 dall’ONG americana Ocean, negli Stati Uniti il 30% delle etichettature di pesci e altri frutti di mare sono false o addirittura palesemente fraudolente? Filetti di pesce d’allevamento a buon mercato, come il pangasio o la tilapia, vengono spesso etichettati come merluzzo o altre specie nobili e venduti a un prezzo esagerato.
Questo dunque conferma quello che tutti pensano, e cioè che negli Stati Uniti si mangia qualunque cosa in qualunque modo.
Ma in Francia, l’unico paese al mondo la cui gastronomia è inserita nel patrimonio immateriale mondiale dell’UNESCO, cosa succede?
Ebbene, c’è poco da stare allegri, perché, secondo la Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi (DGCCRF) circa un’etichetta su cinque (il 20%) presenta dei problemi.
Molto (troppo) spesso, il pesce “selvatico” in realtà si rivela essere un pesce allevato in una gigantesca fattoria ittica, rimpinzato di farmaci in granuli e antibiotici. Naturalmente il “pescivendolo” disonesto non dimentica di triplicare il prezzo.
Quanti comuni tonni albacora si ritrovano così ogni anno trasformati in rari e onerosi tonni rossi grazie alla magia di un’opportuna etichetta? Quanti branzini appena usciti dalla loro vasca d’allevamento vengono ribattezzati “branzini pescati alla lenza” senza chiedere loro il permesso? E quante capesante del Pacifico, inzuppate e imbottite d’acqua, sono vendute come capesante di Bretagna?
L’etichettatura, che sia per il pesce, per il pane, per la frutta o per le carni, è un obbligo per i professionisti e un diritto per il consumatore. Quando non è eseguita correttamente, reclamate, protestate, non lasciate correre. Troppi abusi continuano a verificarsi perché la maggior parte dei clienti non si accorge di niente, e quelli che hanno un dubbio o notano un’irregolarità non osano dirlo.
Non fidatevi di nessuno, né del supermercato, né del pescivendolo all’angolo della strada, ma rimboccatevi le maniche, informatevi, imparate qualcosa su ciò che mangiate, e sarà molto, molto più difficile prendervi in giro.
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Consiglio numero 10: fate del vostro peggior nemico il vostro miglior alleato
Julian, la nostra diva del marketing, non perdeva mai un’occasione per martellarci con i tre grandi principi della sua arte. Di due abbiamo già parlato. Se vi ricordate, il primo è: “Tutti credono a quello che è segnato sull’etichetta”. Il secondo è: “L’idea che ci si fa del prodotto è più importante del prodotto stesso”. Ma il punto a cui volevo arrivare per concludere, prima di lasciarvi andare a fare la spesa e a mettere in pratica qualcuno di questi consigli, è il terzo principio di Julian, l’arma assoluta del marketing, che è: “VOI!”.
Sì, voi, i clienti. Voi che ci facilitate le cose quando non fate lo sforzo di informarvi, di mettere in dubbio quello che vi si dice, che non contestate e non vi indignate, che guardate altrove per comodità, voi che privilegiate il prezzo, l’estetica o la praticità alla qualità. Voi consumatori avete la vostra parte di responsabilità in questo disastro.
È infinitamente più semplice fidarsi, lasciarsi cullare dai discorsi rassicuranti dei marchi, conservare le proprie abitudini, comprare a occhi chiusi. Il vostro peggior nemico non è il marketing che vi inganna o l’industriale che fabbrica prodotti di cattiva qualità, i supermercati che li distribuiscono o le autorità incapaci di proteggere le popolazioni dalle annunciate epidemie di obesità e diabete. Il vostro peggior nemico siete voi!
Ricordatevi delle parole di Ippocrate e di Linus Pauling: il cibo deve essere la vostra medicina, non il vostro veleno. Avete un potere più grande di quanto immaginiate. Agli industriali e agli ipermercati sono i vostri soldi che interessano: dateli a chi fa prodotti di qualità, e vi verrà offerta più qualità.
Sostenete le associazioni di consumatori che operano per l’interesse generale, il vostro, quello dei vostri figli. Hanno più peso di pochi individui isolati, e conoscono bene il sistema.
Possiate mangiare in modo sano e vivere a lungo in buona salute.
Continua con --- >>> Ringraziamenti
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Ringraziamenti
Un grande grazie a Éric Maitrot per aver ritenuto che questa testimonianza potesse interessare qualche lettore preoccupato di nutrirsi bene, ma non solo. Curiosità e rigore, qualità rare.
La mia profonda riconoscenza a Denis per i suoi consigli assennati e per aver messo la sua erudizione e i frutti della sua esperienza a mia disposizione.
Grazie, mia incantevole sposa, mia leccornia bio, per la tua pazienza e per il tuo indefettibile sostegno. Grazie ai miei due marmocchietti per aver capito che nutrirsi bene implica qualche sacrificio.
Infine un immenso grazie a tutti quelli che, nell’“Azienda”, hanno condiviso i miei dubbi e i momenti difficili.
N.B. Dove è stato possibile ho corretto alcuni termini “parole” Volgari Usati dell’Autore
Questo Ebook lo si può trovare Gratis su vari siti in formato PDF
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Fine del Libro .....Siete Pazzi a Mangiarlo
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Come promesso tempo fa, qui vorrei postare un intero libro un bet seller si tratta Christophe Brusset che ha lavorato per diversi anni nell'industria agroalimentare come dirigente di alto livello per importanti aziende del settore. Nel 2016 ha pubblicato Siete pazzi a mangiarlo!, questolibro è andato a ruba per i suoi contenuti veritieri e senza peli sulla lingua. Si tratta di cibo che compriamo nei supermercati, negozi, al mercato, in varie forme di confezione scatolette, barattoli, buste ecc.ecc.. ci spiga cosa mangiamo ovvero il cibo Spazzatura nei minimi dettagli cosa contiene e come viene fatto, lavorato e confezionato, Cose che minimamente ci sogneremmo di trovare nel Cibo, Vi dico già in partenza che è molto lungo pertanto lo dividerò in vari parti e capitoli così sarà più facile e rilassante da leggere.
Sempre sè.... @Baptiste mi dà L' OK !
Buona Lettura