Testimonianza foto: continuare a viaggiare nonostante la rettocolite ulcerosa
Pubblicata il 5 apr 2019
Sono ormai trascorsi più di 6 mesi dopo la conferma della diagnosi di questa malattia, e più o meno un anno e mezzo sin dalla prima crisi. La mia malattia? È la rettocolite ulcerosa. Scoprite la testimonianza di Quentin.
La testimonianza di Quentin
La rettocolite ulcerosa non mi impedirà di viaggiare
Sono ormai trascorsi più di 6 mesi dopo la conferma della diagnosi di questa malattia, e più o meno un anno e mezzo sin dalla prima crisi. La mia malattia? È la rettocolite ulcerosa. Neanche io, vi rassicuro, non ne avevo mai sentito parlare prima di annunciarmi che ne soffrivo. Potrei spiegarvi nel dettaglio ma Wikipedia sarà meglio di me. Sapete semplicemente che si tratta di una malattia autoimmune dell’intestino, un po’ come il morbo di Crohn, ma meno estesa. E come il morbo di Crohn, si tratta, ma non si guarisce.
Durante le prime settimane, è stato difficile accettarla. Ha rimesso molte cose in discussione, soprattutto i miei sogni di viaggio che ho da 10 anni ora. È abbastanza ironico del resto, perché l’elemento scatenante di questa malattia per me è stato di smettere di fumare, appunto per fare questi viaggi. Liberarsi di un male per ritrovarne un altro comunque, se avessi saputo...
Non lasciarsi abbattere da questa malattia paralizzante
Per fortuna, questa malattia non è, per me, la più dolorosa del mondo. Il dolore è, la maggior parte del tempo, ampiamente sopportabile, e rappresenta soltanto un lieve fastidio. Un fastidio con il quale si impara a vivere ogni giorno. Ci sono momenti durante i quali mi contorco dal dolore, ma per fortuna, essi sono abbastanza rari, soltanto il fastidio è presente quasi sempre. Ma in contropartita, viene accompagnato da altri problemi.
Potrei parlare dei dolori molto più importanti quando si deve andare al bagno, ma per me, il peggio, è di non poter sapere quando avviene la prossima crisi.
Possono passare settimane, mesi ed anche anni senza niente, e poi dall’oggi al domani, rifare una crisi, così, senza ragione. E non si può fare niente per impedirla, oppure continuare a prendre il suo trattamento per cercare di ritardarla il più possibile. Questa malattia è come vivere con la spada di Damocle sempre sopra la testa, o piuttosto della pancia in questo caso.
Non è stata una notizia facile da assimilare. Ma con il passare del tempo, mi sono abituato, e ho mantenuto il mio progetto di viaggio, rifiutando di lasciarmi dettare la mia vita da una semplice malattia! Certo dovrei prevedere una farmacia più importante e stare in contatto con il mio gastroenterologo in caso, ma non mi impedirà di partire tra qualche mese! Non voglio lasciarmi abbattere!
Questa testimonianza fa parte del progetto di laurea di Gaëlle Regnier, studentessa di fotografia presso la Scuola di Fotografia e Tecniche visive Agnès Varda di Bruxelles. Ha scelto il dolore cronico come tema di questo reportage fotografico per evidenziare i pazienti e la loro lotta.
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