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La descrizione della mia depressione
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Andare all'ultimo commentoEx membro
Ciao. Anche io mi trovo nella tua stessa situazione. A dire il vero questa attitudine mi accompagna fin dall'infanzia. La differenza è che mentre prima riuscivo a conciliare la vita col sogno, ora mi riesce difficile. Delle volte mi sento il sognatore delle notti bianche; è come se non riuscissi a sopportare troppa vita. Passo tanto tempo a immaginare guardando il soffitto, e intanto sento la vita passare. Il problema è che ultimamente ogni azione che faccio sembra un parto. Penso mille volte prima di agire e dopo aver agito, come se non bastasse, mi ingolfo di paranoie, pensando di aver ferito ora questo ora quella. Per ora penso a distrarmi con film e qualche buon libro. Spero che la situazione presto cambi...
Ex membro
È un comportamento che mi porto dall'infanzia anch'io; e la tua ipersensibilità è come la mia. Mi sono molto riconosciuto nelle tue parole. Io sto cercando di guarire, libri e film non sono più sufficienti per calmarmi. Ho deciso di compiere un cambiamento radicale, trasferendomi in un altro stato e provando a costruirmi una nuova vita qui. Ho fissato degli obiettivi, alcuni che sono coerenti con le mie passioni e ambizioni, altri meno. Soprattutto il lavoro: non so veramente figurarmi in un ambiente lavorativo, non so quale sia il mio giusto lavoro. Sono molto confuso e ho poco tempo; ma forse è sufficiente solo provare. Il giusto lavoro lo devi incontrare. Almeno credo. E tu? Ti riconosci ancora nelle mie parole? E soprattutto: hai mai provato qualche assistenza psicologica?
Ex membro
Per qualche tempo mi ha seguita una psicologa.Poi per diversi motivi è stato difficile per me continuare. Quando andavo da lei però sentivo che qualcosa stava cambiando. Mi dava dei veri e propri compiti. Molti dei suoi consigli sono stati utili come quello di programmare la giornata o di pormi sempre scopi nuovi sebbene piccolissimi. Adesso però sono ripiombata nello stato di sempre. È come se per vivere avessi bisogno di essere spronata e non è giusto.
Anche io sono indecisa sul mio futuro, non so cosa voglio, non so come voglio vedermi tra dieci anni. Questo mi immobilizza ancora di più. Ora per distrarmi sto cercando una passione che sia "attiva". Il problema è che nel mio stato, adesso, mi risulta difficile più che perseguire uno scopo e coltivare una passione, trovare uno scopo e una passione. È come se fossi ipersensibile verso l'altro, e apatica verso me stessa.Non so se sono riuscita a spiegarmi.
Anto56
Anto56
Ultima attività il 13/10/19 alle 12:52
Iscritto nel 2015
5 commenti pubblicati | 5 nel gruppo Convivere con la depressione
Ricompense
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Partecipante
è vero Duchessa,non è facile mettere in atto dei cambiamenti o appassionarsi a qualcosa se si è in questo stato...nulla desta interessee quello che bisogna fare,il quotidiano,mi risulta pesante come un macigno,anche se poi alla fine lo faccio.........
poi ,quello che mi atterrisce è la confusione mentale che non cessa neanche quando vado a dormire....a volte penso che stò per avere una forma di pazzia che mi porterà a vivere in questa confusione......
Sono stata seguita anche da una psicologa (e un po' sono stata meglio)ma non è possibile continuare x mesi e mesi..anni fa mi sono curata con degli antidepressivi,ma sono contraria ai farmaci,ora mi stò aiutando con la griffonia....vedremo...chi di voi l'ha provata?.......ciao e forza da Antonella
Ex membro
In questi giorni ho notato che le attività immaginifiche che caratterizzano la nostra malattia hanno due caratteristiche interessanti. Si innessano sempre per cause emotive, quasi come se fossero anticorpi che il nostro corpo produce in risposta a questa instabilità. Si è sempre protagonisti di questi pensieri, ma le nostre fantasie sono sempre rivolte ad altri: immagini di parlare con qualcuno su un determinato argomento, immagini una nuova relazione, una nuova vita. Ma non parli mai con te stesso di te stesso. Questa è la seconda cosa che mi ha colpito. Deduco che tutto questo dipenda da una mancanza di fiducia verso te stesso, che comporta una forte assoggettazione verso l'altro. La mancanza di relazioni sociali ti spinge a ricercare in te stesso parole e discorsi, illudendoti di ricreare un contatto emotivo con qualcuno che non c'é. E tutto questo ti sfiducia. Una spirale autodistruttiva. E poi quando ti apri con qualcuno; che orrore! parlo solo di me stesso. Che imbarazzo, che disgusto per me stesso. Non riesco a capire se il primo problema sia la mia emotività o la poca fiducia che ho in me stesso.
Ex membro
Per rispondere alla tua domanda Antonella, no, non ho mai provato la griffonia, anche se ne ho sentito parlare bene. Non so se la proverò. Ora ho voglia di una cura più tradizionale, con l'assistenza di uno psicologo e la lettura di una serie di libri specifici sull'argomento. Ritengo che la mancanza di fiducia verso se stessi possa essere combattuta solo in questo modo. E' un percorso che si deve affrontare per guarire e credo che debba essere, per ora, solo di ordine psicoanalitico. Rimane la questione della instabilità emotiva; ma finché non saprò da che cosa derivi, non posso dire se debba prendere farmaci o prodotti naturali.
Duchessa, il tuo ossimoro emotivo, ovvero l'apatia verso se stessi e l'ipersensibilità verso gli altri, è ciò che provo anch'io. Come scritto sopra, credo che tutto questo sia riconducibile ad una scarsa fiducia nei confronti della propria persona. Mi sento chiuso in me stesso, ma la mia attività è rivolta solo verso gli altri. Parlo con loro per aiutarli, discuto per fargli capire il mio punto di vista, e tutto con fare altruista e protettivo. E se invece dovessimo parlare con noi stessi di noi e con gli altri di tutto ciò che vogliamo solo se presenti? Per il mio isolamento sono sempre stato accusato di egoismo, ma non è così: sono molto premuroso nei confronti di amici e parenti, tanto da occupare gran parte della mia attività d'immaginazione. Ma loro non lo sanno. Sono stufo di percepire disinteresse nei miei confronti, perché questo disinteresse l'ho creato io. Devo aprirmi e riscattarmi. Forse la stima che gli altri hanno di te stesso alimenta la tua autostima. Non siamo animali sociali, che vivono con l'altro ma anche dell'altro?
Anto56
Anto56
Ultima attività il 13/10/19 alle 12:52
Iscritto nel 2015
5 commenti pubblicati | 5 nel gruppo Convivere con la depressione
Ricompense
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Partecipante
Hai ragione Alessandro,mi sembra che tu sti partendo per capire te stesso,con ottimi propositi...cerchiamo di tenerci aggiornati così da poterci essere essere di aiuto con le proprie esperienze ...buon proseguimento
Ex membro
Anto, non ho mai sentito parlate di"griffonia", mi informeró. Penso che da settembre mi rivolgerò di nuovo a uno psicoterapeuta perché ormai questa situazione mi sta stretta. Se qualcuno mi chiedesse "cosa fai?" Non so neanche cosa risponderei, talmente è profonda la mia apatia.
Aledsandro sono nella tua stessa situazione. Pensa che arrivo a immaginarmi e sognarmi guardandomi dall'esterno e perfezionandomi sia a livello fisico che caratteriale. Non riesco a immaginarmi immedesimandomi. Perfino nel mondo parallelo sono spettatrice... Penso che questo sia sintomatico della poca fiducia, proprio come hai detto tu. Per questo un aiuto è importante, da sola non penso di riuscire a entrare in campo e abbandonare la panchina...
Ex membro
l'apatia che brutta cosa. Ci sono a volte che arrivo a casa dopo il lavoro (che a volte non ho voglia di fare neanche quello) e non faccio nulla, ma proprio niente di niente e magari passo le ore libere dove potrei fare qualsiasi cosa, a non fare niente! Quante volte ormai ho ripetuto questa parola? Per poi trovarmi alla sera con i sensi di colpa per aver sprecato un'altra giornata inutilmente. :(
Ex membro
Apatia verso il mondo ma immaginazione sfrenata durante l'accidia. Per me è così Maretta. Mi riconosco nella massima di Baudelaire: fin da bambino ho avuto in cuore due elementi contraddittori, l'orrore della vita e l'estasi della vita. E' proprio la caratteristica di un pigro nervoso. Io sto cercando di uscire da tutto questo. Voglio a tal proposito condividere con te e gli altri una cosa che ho scritto sul mio diario.
Ho scritto a Grainne perché volevo vedere diverse cose. Grainne è una professoressa di inglese dell'Atlantic, scuola in cui ho studiato in queste quattro settimane. La prima volta che ricordo di averla vista è stata sulle scale. La salutai con grande gentilezza ma la sua reazione fu inaspettata: abbassò lo sguardo, quasi con vergogna. Non so neppure se abbia risposto al mio saluto. Io in quel momento non ho provato nulla nei confronti di questa ragazza, ne imbarazzo ne affetto. In una seconda occasione mi ha guardato con grande intensità, ma neppure questo evento mi ha colpito. L'interessamento è partito dopo: credo che inconsciamente abbia ripensato a questi due eventi, molto eclatanti, è mi sia illuso, credendo di poter combinare qualcosa. La mia fantasia ha preso il sopravvento: ho immaginato mille storie, mille vite diverse. Come mi arrabbiavo quando tirava dritto senza neppure guardarmi, e quanto mi vergognavo quando le vedevo dipinto in faccia un sorrisetto malizioso e forse anche di scherno, consapevole che la stessi guardando, anche solo per un secondo. Poi mi sono stufato: divenni stanco di questi giochi, di questi capricci, di queste sceneggiate. Mi sono chiesto: ma sono stanco dei suoi comportamenti o dei miei? I miei sogni mi vedono sempre protagonista, alimentando in me arroganza e spocchia. Sono sempre sicuro, un uomo di certezza anche se poi in presenza degli altri evaporo, spaventato da reazioni emotive che non so controllare, spaventato da me stesso e dall'idea che posso dare agli altri di me. Ho paura delle conseguenze del mio costituirmi animale sociale, dei pregiudizi e delle opinioni che gli altri possono avere di me: vorrei solo essere stimato. Ho paura del futuro e per questo sento la necessità di doverlo sempre immaginare: sono incredibilmente ansioso. Penso troppo a tutto, con troppo anticipo. Sono troppo responsabile. Ho troppa fretta. Sono troppo nevrotico. Non è solo cattiva gestione delle emozioni ma anche cattiva comprensione e gestione del tempo, caratterizzata da una forte impazienza. Non posso seguire questi ritmi; infatti non ci riesco e tutto questo mi crea agitazione, ansia e sconforto verso me stesso. Non sei in grado di reggere i ritmi che ti imponi, caro Alessandro. Le ho scritto per non ricevere alcuna risposta, come fino ad ora sta accadendo. Voglio tradire i miei sogni per comprendere quanto questi siano forvianti, quanto siano troppo presuntuosi, quanto io sia troppo presuntuoso. Spero che questa persona non risponda, così da distruggere le mie certezze immaginifiche. Distruzione creatrice, è ciò che cerco.
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Ex membro
Volevo iniziare questa discussione per motivi ovviamente personali. Sto soffrendo di un forte stato confusionale, soprattutto di carattere emotivo. Passo da momenti di cupa malinconia a momenti di forte esaltazione. Sento intorno a me qualcosa aleggiare. Non so se sia depressone o meno, ma questo dolore mi gira sempre intorno, mettendomi ansia. Mi attacca con grande violenza, per poi ritirarsi e darmi l'illusione che tutto possa finalmente essere passato. Mi trovo prigioniero di un eterno ritorno. Inoltre sono affetto da una forte eccitazione nervosa, la quale mi impedisce di fare fronte allo stress emotivo che subiamo tutti i giorni: è sufficiente la reazione smodata di una persona, o smodata per la mia percezione della cosa, per piombare in mille pensieri e lamentele personali. L'incapacità di saper gestire emozioni mi porta all'isolamento. L'isolamento a sua volta mi porta a parlare molto da solo e a fantasticare sulla mia vita molto più di quanto vorrei. Il tempo che perdo in questa attività immaginifica è enorme, impedendomi di poter svolgere le attività reali che ho in mente. La mia è una qualche forma di procrastinazione.
Qualcuno si riconosce in questa descrizione? E se si, come vive tutto questo? Che possibilità ci sono di guarire?
Grazie, anche per chi solo ha avuto il tempo di leggere queste parole.
Alessandro