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La descrizione della mia depressione
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Andare all'ultimo commentoEx membro
Ciao Alessandro, grazie per questo spunto, il tema delle tecniche di visualizzazione è interessante, si potrebbe anche creare una discussione a parte, appositamente dedicata all'argomento, se ci sono membri che desiderano dire la loro. Grazie per condividere cosi' tanto con la community !
Ex membro
E' difficile concedersi un attimo di calma dai mille pensieri che vorticano in testa. E' ancora più difficile non rimanere ustionati dalla forza dell'immaginazione e come tutto appaia perfetto e durevole nelle proprie fantasie. In questi ultimi giorni mi ritrovo a pensare con grande frequenza ed intensità a una relazione con un'altra ragazza, ripercorrendo tutte le fasi di una relazione, dall'innamoramento alla quotidianità dopo tanti anni passati insieme. Ad ogni crisi riesco a scovare il modo per risolverle, a ogni pianto la parola confortante. Anche queste fantasie, per quanto dolci, sono la manifestazione della mia rabbiosa previdenza: anticipo tutto nella mia testa per potermi trovare preparato in un futuro prossimo e remoto. Almeno i miei pensieri sono cambiati: non sono più rivolti al contesto sociale, permettendomi così di poter vivere le relazioni con i miei amici con maggiore serenità. Sento che sto piano piano recuperando lo smalto di un tempo, ritrovandomi a poter condividere pensieri e opinioni senza remora alcuna, a far ridere e divertire e ad essere più propositivo. Anche nella prospettiva lavoro mi sento più sereno: cerco con grande voglia e tenacia, ma senza ansie e patetismi. Credo che tutto stia cambiando grazie al mio trasferimento in un'altra casa e ad un rapporto con mio figlio che si sta rivelando sempre più appagante.
Ex membro
Oggi ho avuto un'altra seduta con lo psicoterapeuta. Motivo della mia depressione, della mia ansia e di tutte le mie attività di pensiero, dispersive e disperanti, è la insoddisfatta necessità di dover trovare conferme a livello sociale, ovvero sentirmi considerato e stimato dagli altri. All'origine di questo malessere sociale c'è una profonda mancanza di fiducia in me stesso. La necessità di conferme è quindi una espressione di insicurezza: anche quando mi sento perfettamente a mio agio in compagnia e riesco ad esprimermi liberamente, con brillantezza e simpatia, non mi sento appagato. Ho sempre l'impressione di non aver fatto abbastanza: mi ripeto che potevo far di più, entusiasmando di più, e il non esserci riuscito è per me motivo di colpa e vergogna. E nel mio rabbioso sdegno non mi fermo al senso di colpa, vado anche più a fondo: mi punisco per non essere riuscito a dare il massimo, anche quando era oggettivamente impossibile fare di più. Tante sciocche frasi per dire un concetto semplice: sono malato di egocentrismo. Ma non posso non concludere questo primo paragrafo con la ciliegina sulla torta: del mio egocentrismo mi vergogno, lo considero comportamento non conveniente per una persona che vuole essere discreta, così raramente lo sfogo, preferendo liberarlo tra le quattro mura di casa, da solo.
Le mie attività di pensiero e i mille monologhi, immaginandomi di avere un interlocutore che mi stia ascoltando interessato, se non addirittura rapito dalle mie parole, non sono altro che "prove teatrali" da poi interpretare di fronte ad un uditorio, ma che poi raramente faccio per il citato impaccio a figurare come un egocentrico. I sogni ad occhi aperti che mi distraggono ogni giorno, ogni ora, fiaccandomi, sono tutti orientati su qualcosa che desidero fare, ma non per me stesso, per il mio benessere personale, ma per fare colpo sugli altri, al fine di aumentare l'ammirazione che possono avere di me. E' proprio nella brama di fare imprese e gesta eccezionali per attirare l'attenzione degli altri l'errore più grave che commetto. Il mio psicoterapeuta mi ha detto che non posso affermarmi attraverso delle azioni e comportamenti, seppur questi rimangano importanti: devo prima di tutto affermare me stesso, con i suoi interessi e le sue curiosità, anche con i suoi errori, senza vergogna. Non sono ciò che faccio, sono innanzitutto.
Doveri concentrarmi sul mio essere Alessandro, su ciò che posso offrire o dare agli altri. Anche la mia attività di pensiero dovrebbe essere orientata verso questo nuovo fine: forse così le ore passate a parlare da solo si ridurranno. Per conseguire questo obiettivo devo lavorare su me stesso, tornando a credere nelle mie capacità e provando a stimarmi. Eppure è dannatamente difficile: anche rileggendo queste parole mi sento patetico, piagnucoloso, pesante. E chi di voi non avrà pensato: smettila di autocommiserarti e datti una svegliata! Spero di non dover attendere troppi mesi per capire il motivo di questa mancanza di fiducia verso i miei mezzi; ma poi è così importante?
Ex membro
Nelle ultime settimane sto provando finalmente a fare ciò che il mio psicoterapeuta mi ha consigliato: Tecniche di visualizzazione e di concentrazione. Le eseguo seduto, con gli occhi chiusi. Regolo il respiro, inspirando e espirando a fondo, con calma. Ogni muscolo deve essere rilassato. Poi immagino un massaggio, che parte dal cuoio capelluto, per arrivare alle gote e al collo, il busto, le spalle e gli aerti, prima le braccia, poi le gambe. Provo a immaginare delle mani che mi stiano accarezzando delicatamente, altre volte mi frizionano per bene, anche con movimenti decisi ed energici. Una volta al posto delle mani vi erano getti di acqua e vapore che mi massaggiavano il corpo. Il massaggio è un unico movimento diretto verso le mie mani e i miei piedi: dalle dita esca una sostanza, che dovrebbe simboleggiare il nervosismo e la tensione accumulata nel corso della giornata. Alcune volte sembra densa come il miele, altre è una fiamma nera. Dopo questa fase di 5-6 minuti si passa alla seconda: visualizzare un luogo della memoria, che può essere una casa, un palazzo, un paesaggio, purché familiare. Devo sentirmi libero di esplorarlo, visitando tutto quello che desidero. Non occorre essere precisi nella visione del luogo, alcuni dettagli possono non essere accurati, così come non ci si deve interrompere se si dovessero cogliere delle incoerenze gravi, come l'involontaria confusione tra due luoghi diversi. Questa seconda fase si svolge in stato di coscienza, ma la scelta del luogo deve risultare essere quasi involontaria. Alcune volte ho immaginato diverse ambientazioni che scorrevano veloci davanti al mio viso, come tanti fotogrammi cinematografici, fino a fermarsi su uno solo: quello diventava il luogo da visualizzare.
E' una piacevole esperienza. Stupisce come la fantasia si attivi immediatamente, con grande facilità, al tal punto da credere di essere attraversati da immagini, che queste non siano dentro di noi, ma proiettate su uno schermo che guardiamo. La sensazione è di uscire da se stessi. Non è male, ma non ho colto fino ad ora grandi risultati: i miei problemi sussistono e negli ultimi tempi si sono anche rafforzati, diventando nuovamente violenti e intensi. Sono sempre più convinto che i miei siano problemi neurologici, non psicologici. Vi consiglio lo stesso di provare, magari facendo un corso di yoga o di meditazione: si spende di meno rispetto allo psicologo e possono essere dei buoni espedienti per limitare qualche effetto dell'ansia o della depressione. Non fanno miracoli, ma anche di piccoli espedienti bisogna pur vivere.
Ex membro
Vorrei descrivere un aspetto della mia malattia, forse il più oscuro e preoccupante: gli attacchi convulsi. Sono momenti, che durano anche diversi minuti, che causano in me molte reazioni: contrazione dei muscoli del corpo, movimento spasmodico delle dita delle mani, che si sfiorano tra loro, e suoni soffocati. Rimango ad occhi aperti immaginando accadimenti ed eventi dove mi rendo protagonista di imprese violente o straordinarie: per quanto diverse tali imprese hanno in comune una epicità, una grandezza che dovrebbe portarmi a divenire conosciuto, temuto o stimato. Che esaltazione che provo in quei momenti, quando i miei sentimenti riescono ad essere intensi e trascinanti, tali da lasciarmi spossato anche fisicamente. In un libro di Carmelo Bene, "Nostra Signora dei Turchi"; il protagonista vive in un perenne stato di furore: furore nella gioia, come nella rabbia e nella tristezza. Lo senti agitarsi, ribollendo dal profondo delle viscere; altre volte sorride splendente. E' un libro di rara forza emotiva, seppur non abbia una apparente trama e il gioco narrativo sia volutamente misterioso ed enigmatico. E' un continuo susseguirsi di luci ed ombre.
Da quanto dedotto con lo psicoterapeuta questa "sindrome" dovrebbe essere una forma di visualizzazione di immagini e sensazioni passiva, ovvero involontaria, a cui non riesco a contrappormi. Secondo lui attraverso le tecniche di visualizzazione potrei trasformare queste immagini, che tanto condizionano il mio umore e sprecano il mio tempo a disposizione, in positive, simili a quelle che ho avuto nel corso delle tecniche di visualizzazione. In altre parole dovrei riuscire a tramutare immagini violente e involontarie in immagini scelte coscientemente e che siano rasserenanti.
Mi chiedo quale sia l'origine di questa "sindrome". Forse è proprio in questo momento che vorrei conoscere qualcuno che abbia i miei stessi problemi, per confrontarmi con lui e sapere che cosa ne pensa di questo problema, quale sia per lui la causa di tutto ciò e le possibili soluzioni. Sento che se dovessi superare questi spasmi, che solo per un breve periodo questa estate sono riuscito a soffocare, potrei considerarmi guarito, normale.
Ex membro
Non vedo l'ora di rivedere il mio analista domani mattina. Sento che i miei problemi si stanno nuovamente acutizzando. Stamattina ho avuto molta difficoltà ad alzarmi dal letto, rimanendo almeno un'ora e mezza sotto le coperte perfettamente cosciente. Avevo il desiderio di rimanere addormentato per tutta la giornata, senza voler incontrare nessuno: non avevo pulsioni ne voglie, neppure di mangiare o bere. Ho inoltre rallentato molto la mia attività di meditazione, riuscendo sempre di meno a trovare il tempo di applicarmi alle tecniche di visualizzazione. Infine i miei pensieri compulsivi si fanno sempre più frequenti, lunghi e violenti. Li definisco compulsivi dopo aver letto un libro sul disordine ossessivo compulsivo, scritto da due psicologi e ricco di esperienze di vita di malati. Mi sono riconosciuto molto in alcune descrizioni, soprattutto per quanto riguarda la necessità di dover sempre controllare quanto fatto, un'attività che mi occupa ore e ore. Il libro mi ha anche fatto capire che i miei pensieri violenti, dove do sfogo alle più lorde bassezze, non sono preoccupanti né pericolosi; però sono così frustranti ed emotivamente intensi. Spero domani di ricevere nuove informazioni sul mio stato, potendo mettere la parola fine alla diagnosi. Chissà che la cura possa divenire più efficace dal momento di avere una più esauriente spiegazione del mio stato.
Ex membro
Ciao Alessandro,
posso dirti come vedo io le cose? Tu dovresti SCRIVERE! Scrivi benissimo, scrivere per te è una liberazione, è terapeutico. Cavoli...avrai forse una luna in gemelli o un mercurio natale messo bene o una bella e forte terza casa come direbbe un astrologo che conosco, ma dovresti usare questa tua immaginazione (perché ce l'hai) per buttare giù storie e scriverle, pubblicarle! Magari sarà questa la tua vocazione, no? Potresti provarci! Oggi c'è gente che scrive di tutto e lo pubblica online, vende e-book di storie vere o inventate. Tu hai tanta fantasia e potresti sfruttarla in positivo, anziché vederla come un tuo limite.
Secondo me, ce la faresti benissimo.
jacorm
jacorm
Ultima attività il 07/11/19 alle 16:24
Iscritto nel 2017
2 commenti pubblicati | 2 nel gruppo Convivere con la depressione
Ricompense
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Esploratore
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Amico
Carissimi compagni di sventura... Questi sintomi che descrivete sono infinitamente più diffusi di quanto non immaginiate, ma il pregiudizio, alimentato dalla disinformazione fanno sì che noi ci si nasconda. Diverso tempo fa la scuola era divisa: farmaci o psicologia? Ora è pacifico per tutti gli studiosi che è bene unire tutte e 2 le cose. Essere contrari ai farmaci può essere pericoloso (l'estratto di carciofo fa bene al fegato, ma i medici non lo danno a chi soffre di cirrosi...). Caro ex membro, alternare stati cupi a stati di esaltazione? Non sono un medico ma, ahimè, ho esperienza anche se non l'avrei mai voluta avere: è necessario uno stabilizzatore, oltre che un antidepressivo... le fasi up possono arrivare ad essere pericolose, e le fasi down... ti distruggono anche quelle. Signori.... la vergogna dovrebbe essere rubare, la vergogna dovrebbe essere fare del male agli altri, la vergogna dovrebbe essere prendere mazzette.... non ammalarsi. Quel senso di sofferenza pazzesca è data da una scarsa concentrazione di cellule complessissime. Le cure ci sono. Fate il vostro dovere nei confronti vostri e di chi vi vuole bene: andate da uno specialista.
Vi voglio bene.
Vedere la firma
jacorm
AlessandroSEAM
Buon consigliere
AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
Iscritto nel 2016
85 commenti pubblicati | 37 nel gruppo Convivere con la depressione
Ricompense
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Buon consigliere
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Esploratore
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Amico
Ho iniziato la discussione due anni fa', nella speranza di poter trovare conforto nelle parole degli altri, se non addirittura un aiuto capace di dissipare il mio male. Mi rendo invece conto che tutti i commenti che ho scritto nel corso dei mesi erano pieni di auto commiserazione, oltre che di un fetido narcisismo. Chiedo scusa a coloro che hanno avuto la pazienza di leggermi e seguirmi: mi trovavo in un momento della mia vita di grande confusione e sopra le mie spalle gravava un peso arrivato ormai ad essere insostenibile. Mi sentivo consunto, incapace di trovare in me qualsiasi tipo di istinto vitale.
Oggi sono un Alessandro diverso. Da due anni sto seguendo una cura sia farmacologica sia psicologica che mi sta dando grandi motivazioni e maggiore stabilità. Ho potuto definire così la mia malattia, riportando ordine al dedalo di sintomatologie che mi affliggevano in una unica patologia: il disordine ossessivo compulsivo. Per superare il proprio malessere è indispensabile formulare la giusta diagnosi; solo così si avrà coscienza della malattia e dei possibili rimedi che la medicina ci offre. Si deve focalizzare il problema, comprenderne origini e dimensioni, identificandolo in tutta la sua complessità: la strada della guarigione è presa se si porta a compimento questa fase. Consiglio a tutti voi di essere seguiti da un bravo terapeuta, possibilmente psichiatra, che saprà darvi quanto avete bisogno. @jacorm ha perfettamente ragione: due soluzioni devono essere percorse, all'unisono: la cura farmacologia e l'assistenza psicologica. I risultati non tarderanno ad arrivare.
Mi rendo conto dia quanto sia difficile prendere la decisione di abbandonarsi tra le braccia di un professionista: anch'io avevo poca fiducia e con testardaggine pensavo di farcela da solo. Ho perso solo tempo. Abbiate fiducia e se non la trovate, lasciatevi andare. Abbandonate le vostre ritrosie, perdete la paura di un confronto, distruggete l'arroganza del malato, il crogiolarsi nel suo stesso male. Siate folli, siate impulsivi e soprattutto stringete tra le vostre mani il sogno di poter vivere dignitosamente, liberi da quanto vi affligge. E' possibile guarire. E' possibile trovare un equilibrio dopo tanto disordine mentale. Provate e riprovate.
Un augurio di pronta guarigione.
In bocca al lupo a tutti.
AlessandroSEAM
Buon consigliere
AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
Iscritto nel 2016
85 commenti pubblicati | 37 nel gruppo Convivere con la depressione
Ricompense
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Amico
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Ex membro
Volevo iniziare questa discussione per motivi ovviamente personali. Sto soffrendo di un forte stato confusionale, soprattutto di carattere emotivo. Passo da momenti di cupa malinconia a momenti di forte esaltazione. Sento intorno a me qualcosa aleggiare. Non so se sia depressone o meno, ma questo dolore mi gira sempre intorno, mettendomi ansia. Mi attacca con grande violenza, per poi ritirarsi e darmi l'illusione che tutto possa finalmente essere passato. Mi trovo prigioniero di un eterno ritorno. Inoltre sono affetto da una forte eccitazione nervosa, la quale mi impedisce di fare fronte allo stress emotivo che subiamo tutti i giorni: è sufficiente la reazione smodata di una persona, o smodata per la mia percezione della cosa, per piombare in mille pensieri e lamentele personali. L'incapacità di saper gestire emozioni mi porta all'isolamento. L'isolamento a sua volta mi porta a parlare molto da solo e a fantasticare sulla mia vita molto più di quanto vorrei. Il tempo che perdo in questa attività immaginifica è enorme, impedendomi di poter svolgere le attività reali che ho in mente. La mia è una qualche forma di procrastinazione.
Qualcuno si riconosce in questa descrizione? E se si, come vive tutto questo? Che possibilità ci sono di guarire?
Grazie, anche per chi solo ha avuto il tempo di leggere queste parole.
Alessandro