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Disturbo Ossessivo Compulsivo
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AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
Iscritto nel 2016
85 commenti pubblicati | 37 nel forum Depressione
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Amico
Sono passati due mesi dall'incontro con Giulia. Ieri sera le ho scritto una lunga e mail, interrogandomi sull'assenza di desiderio. Abbiamo trascorso insieme del tempo con serenità eppure tra noi non è mai scomparso un certo formalismo. Il desiderio che trascina, che ti consuma quanto stai lontano da chi ti piace, non è mai sbocciato. Abbiamo soffocato l'entusiasmo perché troppo concentrati su noi stessi: lei per lo studio e i progetti di vita futuri, che la chiamano fuori dall'Italia, io per aver saputo parlare solo di me stesso, dei miei problemi, proprio come faccio in questa discussione. Non ho avuto freni inibitori, avventurandomi in confidenze e intimità disarmanti. L'impeto della passione non ha trovato cuori da scuotere, così siamo rimasti soli, nuovamente soli. Stamattina ho provato una grande malinconia. Che delusione non averla saputa lusingare, non essere riuscito a farla stare bene, a non essere stato in grado di coinvolgerla. Mi sento responsabile di non essere stato un tenero amante, bensì un'inutile affabulatore, quasi come se il mio desiderio non fosse di conoscerla ma di psicoanalizzarla. Mi sono avvicinato a lei con irruenza, spesso diventando sgradevole; ma come riuscire a interrompere i suoi lunghi monologhi su se stessa, il suo fare compassato, quasi freddo, che la porta a vedere tutto e tutti da distanze siderali? E' stato uno scontro impari: non ci siamo confrontati ma reciprocamente sfidati. Fino a due ore fa pensavo con rabbia a me stesso. Mi chiedevo come fossi stato tanto cieco da non accorgermi della totale mancanza di spontaneità. Con questo pensiero cupo mi sono steso a letto, sperando di trovare qualche distrazione con il computer e casualmente ho deciso di guardare Manhattan di Woody Allen. Mi sbagliavo: non ho trovato distrazione bensì pace. Ogni tumulto interiore si è calmato. Perché questa serenità improvvisa? Il cinema, l'arte, la letteratura hanno il potere di farci apparire i nostri problemi nelle giuste dimensioni. Così il dolore dell'ennesima sconfitta, l'orgoglio tradito, sono apparsi ridicoli. Forse con il film ho avuto per la prima volta la percezione di come devo comportarmi: alcune volte è bene tralasciare discorsi complessi, pieni di interrogativi, per abbandonarsi alla frivolezza. Le dolcezze, il tubare insieme, non avrebbero mai avuto spazio tra noi. Chissà che non sia questa consapevolezza ad aver sciacquato via tutta la malinconia: non siamo fatti l'uno per l'altro. Ho vissuto la separazione da una relazione intensa, e non mi ha fatto male.
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AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
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Ricompense
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Amico
Da diversi mesi sono in cura dallo psicologo ma solo nelle ultime settimane siamo riusciti a delineare il mio problema: presento alcuni tratti tipici del disturbo ossessivo compulsivo. Questa malattia si manifesta in me con pensieri repentini e ripetitivi, spesso molto violenti, che continuano a interrompermi da ciò che sto facendo. Non ho un attimo di tregua e la fatica di reggere tutto questo si sta facendo così estenuante da desiderare di dormire tutto il giorno. E' terribile vedersi come un terribile aguzzino, spietato ed efferato, che prova gioia a ferire ed umiliare fisicamente una persona. Ogni volta che queste immagini finiscono di pervadermi penso che io non sono così: sono una persona pacata e molto tranquilla; ma una paura latente verso me stesso rimane fissa nel mio inconscio. Come un malato di DOC ho elaborato inconsapevolmente delle tecniche di difesa da questi attacchi: parlo da solo per molte ore al giorno. Per quanto questo comportamento sia ridicolo, anche se non ha nulla di patologico, è per me balsamo sui nervi scossi: parlo per ore e i pensieri che affollano la mia testa scompaiono.
I pensieri ossessivi non sono solo violenti, altri sono "accumulativi". Immagino di realizzare grandi imprese, di ottenere impensabili risultati e traggo gioia ed euforia da quante cose riesco a fare, una dopo l'altra, con grande celerità. Qualsiasi sia il pensiero che si figura nella mia immaginazione, ognuno di questi provoca in me sentimenti intensi: alcune volte è odio e rabbia, altre volte una gioia incontrollabile.
E' difficile scrivere di questi problemi: sono molto imbarazzanti. Immagino che un utente, nel leggere queste parole, possa avere paura di me; ma quello che sto vivendo, e che sto vivendo da quando sono bambino, è una malattia che affligge la mia persona senza però essere mai riuscita a violare la mia identità. Io non sono la mia malattia, essa non mi rappresenta: ho dei disturbi ma il mio essere è integro e puro.