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Osteoporosi e fragilità ossea, occhio alle fratture

Pubblicata il 19 giu 2018

Osteoporosi e fragilità ossea, occhio alle fratture

Con l’aumento della vita media, la longevità e l’invecchiamento attivo, nella popolazione si fanno più ricorrenti alcuni disturbi come la fragilità delle ossa, e di pari passo l’osteoporosi.

I bisfosfonati sono farmaci che agiscono sul metabolismo dell’osso e risultano tra i 20 medicamenti più prescritti al mondo a scopo precauzionale nell’anziano e non solo. Nella persona debole e meno in forma sotto il profilo della struttura fisica, i bifosfonati rappresentano una terapia toccasana in grado di limitare le fratture, come la rottura del femore e conseguente ricorso alla protesi dell’anca. Questi farmaci, secondo l’endocrinologo, richiedono comunque cautela in quanto possono dare occasionalmente danni ai mascellari. Negli ultimi 20 anni si è osservato che questo raro disturbo rappresenta una complicanza della terapia con bisfosfonatio con denosumab, avvertono gli specialisti dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), ed è curabile con un trattamento odontoiatrico e antibiotici.

PRECAUZIONI, PARLA L’ENDOCRINOLOGO

Vincenzo Toscano, Presidente AME, ha indicato sul sito www.associazionemediciendocrinologi.it una serie di precauzioni da tenere a mente nei trattamenti per osteoporosi, con un focus sull’osteonecrosi delle ossa mascellari come complicanza indesiderata in corso di varie terapie,  anche in concomitanza con il blocco ormonale nei tumori della mammella e della prostata. Si accompagna a infezione caratterizzata da un’area esposta di tessuto osseo nel cavo orale che non guarisce entro 8 settimane dalla diagnosi. Stefania Bonadonna, endocrinologa, Istituto Auxologico Italiano, da parte sua ricorda la raccomandazione numero uno per scongiurare conseguenze indesiderate, l’igiene orale, con maggiore attenzione in pazienti immunodepressi per malattie croniche o terapie.

BIFOSFONATI RIDUCONO RISCHIO FRATTURE

Di prevenzione delle fratture e impiego dei bifosfonati si è parlato il mese scorso a Parma all’OsteoDay. L’osteoporosi è causata da un progressivo indebolimento del tessuto che compone le ossa, con conseguente aumento della fragilità dello scheletroe del rischio di fratture, anche a seguito di minimi traumi. In Italia si stimano ogni anno 90mila fratture a carico del femore, che colpiscono gli over 50, mentre oltre il 20% degli ultra 65enni di entrambi i sessi è interessato da fratture vertebrali.

ALIMENTAZIONE E MOVIMENTO

“Le fratture sono la conseguenza più frequente dell’osteoporosi e costituiscono, tra gli anziani, una delle maggiori cause di inconvenienti gravi, la cui incidenza negativa è sovrapponibile a quella per ictus e carcinoma mammario”, ha dichiarato Bruno Frediani, professore associato di Reumatologia all’Università di Sienae responsabile scientifico dell’evento, l’OsteoDay di Parma con il sostegno incondizionato di Chiesi. “I trattamenti disponibili, in particolar modo i bifosfonati che costituiscono la classe di farmaci più utilizzata, sono finalizzati alla riduzione del rischio di frattura, rallentando il progressivo riassorbimento dell’osso. Rivestono inoltre un ruolo fondamentale, soprattutto nei soggetti a rischio come le donne in menopausa, la diagnosi precoce e la prevenzione che si attua con un corretto stile di vita: praticare un’adeguata attività fisica, smettere di fumare e, dove opportuno, suggerire l’utilizzo di integratori alimentari a base di calcio e vitamina D”.

LA DONNA SIA CONSAPEVOLE

Sempre in tema osteoporosi è online sul sito www.stopallefratture.it una nuova sezione con informazioni utili condivise dalle società scientifiche e associazioni professionali Siomms, Siot, Ortomed, Sir, Gisoos e Gismo. «Se parliamo di osteoporosi – è la dichiarazione di Giuseppina Resmini, del board di Stop alle Fratture, in un comunicato diffuso da Weber Shandwick – dobbiamo rilevare come la maggior parte delle donne italiane, con età compresa tra i 50 e i 79 anni, non sia consapevole di essere a rischio osteoporosi, cioè di poter incorrere nelle fratture da fragilità ossea (soprattutto del femore, delle vertebre, del polso e dell’omero) che sono la diretta conseguenza della severità di questa patologia”.

Il Quotidiano

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