- Home page
- Interagisco
- Forum
- Foro generale
- Convivere con la depressione
- La descrizione della mia depressione
La descrizione della mia depressione
- 1.785 visualizzazioni
- 28 sostegni
- 118 commenti
Tutti i commenti
Andare all'ultimo commentoEx membro
Ciao Lisablu;
Seppur le tue parole sono sofferenti, le leggo con un poco di sollievo: mi rendo conto che non sono solo. Anch'io mi riconosco nella tua immaginazione sfrenata, nei se e nei ma; e anch'io vedo nella fantasia un rifiuto della realtà. Essa è cosi pusillanime e sciocca, popolata da persone presuntuose e altrettanto sciocche. Forse però questa realtà nasconde anche delle ricchezze, che si presentano sempre in forma di pro e contro, come un Giano bifronte. Ad esempio sto vivendo una separazione con la mia compagna, che si sta rivelando un poco problematica. Lei è molto contraddittoria, piena di astio nei miei confronti e capricciosa. Eppure con stoicismo avanzo, obietto, discuto senza perdere la calma. Sto scoprendo una parte di me paziente e razionale, capace di sopportare. Questi pensieri mi fanno bene, come un tonico alla mia persona. Vedo il mondo con maggiore maturità e so che posso affrontarlo guardandolo negli occhi. Sembrano frasi mussoliniane o da oltreuomo, ma sono vere. Mi concedo della presunzione. Forse dobbiamo iniziare a scommettere su noi stessi, come Pascal scommetteva su Dio: scommettere su noi stessi è l'opzione migliore perchè ti fa vivere la realtà con più entusiasmo. Forse Dio non esiste, come forse non esiste l'identità nostra su cui scommettiamo, ma comunque vale la pena puntare forte su di noi, senza perdere la leggerezza.
Ex membro
E come si riesce a scommettere su se stessi, alessandro? Come si può provare fiducia ? Personalmente più vado avanti più ometto me stessa, nella speranza di non far sentire agli altri il peso di come sono e non sentirlo io stessa.
Ex membro
Cara Penelope;
Io sto vivendo un periodo della mia vita che mi sta costringendo a scommettere su me stesso: mi sono separato dalla mia compagna; ho un figlio da mantenere e voglio assolutamente cambiare un lavoro mediocre e non più bastevole per uno migliore. Ho le spalle al muro. Inoltre non riesco più a sopportare tutto quello che ho provato a descrivere minuziosamente in questo sito. Sono stufo di questa insoddisfazione, della carica emotiva negativa che ne consegue. Cerco di alimentare la mia curiosità per l'altro, uscendo così dall'attaccamento spasmodico per me stesso, o per il non me stesso (ogni patologia psicologogica è attaccamento al se stesso - Recalcati). Mi sprono ripetendomi che ci sono migliaia di persone là fuori in attesa di conoscermi, migliaia che condividono le mie stesse parole e pensieri. Devono esserci: come potrei essere solo, quindi unico? Non trovi che sia un pensiero molto arrogante, se non addirittura megalomane? Voglio dimenticarmi di me stesso, dei miei problemi, delle mie parole e rivolgermi all'altro. Alla fine il primo passo l'abbiamo fatto tutti rivolgendoci a questo sito e scrivendo di noi. Più scrivi e più ti esponi, più ti esponi e più aumentano le probabilità che tu possa essere di aiuto per qualcuno. Non hai mai avuto la sensazione Penelope di essere prigioniera di te stessa? In quanto prigione non ti piacerai mai: apparirai sempre mediocre e angusta ai tuoi occhi. Sono stufo dell'autocommiserazione: la ritrovo in ogni mia riga, in ogni mio commento.
Ex membro
Si è vero...l'autocommiserazione è letale. Ma è proprio questo il problema! Mi è stato consigliato di provare a fare varie attività di svago. Hanno detto che sto troppo in casa sui libri e e sulla tesi, che ho un eccessivo senso del dovere il che probabilmente è la causa di tutto. Ho 27 anni e se ci riuscirò, dovrei laurearmi fra qualche mese. Mi capita di far fronte bene a tutte le mie scadenze, ma come se non mi appartenessero realmente. Sto provando a trovare svaghi e me ne sto interessando e, almeno quando sto fuori casa,pare che un po' di vita normale riesco a condurla. Il problema è tornare a casa, eppure vivo sola e mi piace la solitudine, è il mio solo ed unico rifugio a volte, ma al contempo a volte esattamente come dici tu, mi imprigiono. Prendo il cipralex, vado ciclicamente da un terapeuta,ma credo che ci sia molta strada da fare. Ho provato circa 2 volte il suicidio, senza riuscirci. La prima volta ho capito con il mio terapeuta che probabilmente non era altro che una richiesta ,disperata e sbagliata, di aiuto. La seconda ed ultima, non è stata così, è stata realmente decisa e voluta....è per questo che sto sotto cipralex. Mi sento in colpa verso le persone che mi vogliono bene perchè so di aver fatto loro del male, mi hanno detto anche di essere egoista e probabilmente lo sono stata perchè è stato ingiusto ricevere tanta sofferenza da me. Quindi ora è proprio con questo rammarico e con la voglia di non far soffrire più nessuno che sto provando a comportarmi bene, ma dentro è tutta un'altra cosa. Forse Alessandro è vero che sono una che si autocommisera, hai ragione, ma sto provando a reagire. Chiedo scusa se sono stata inopportuna nel commento precedente.
Ex membro
Non sei stata inopportuna e non era mia intenzione accusarti di esserlo stata. Ogni volta che rispondo a un commento penso a me, al mio caso, a quello che sto vivendo. Il soggetto dei miei commenti è la prima persona singolare. Posso aggiungere solo una cosa al mio commento precedente, sperando che queste parole possano esserti di conforto: il mio psicoterapeuta mi ha detto che per raggiungere risultati diversi si devono adottare comportamenti diversi. Non una frase di grande impatto o saggezza, anzi abbastanza scontata, ma la sua ovvietà mi ha colpito profondamente. Sono sempre stato un grande lavoratore, come te con un grande senso della responsabilità, molto accorto nelle mie scelte, optando sempre per la soluzione più pragmatica. Mi sono laureato in Economia perché mi avrebbe garantito un futuro più semplice, con un lavoro ben remunerato; non mi sono mosso dalla mia città perché è una realtà ricca e opulenta, e potrei elencare altre mille mie scelte che dimostrerebbero quanto io abbia sempre seguito il buonsenso. La descrizione di un figlio esemplare e di una persona quadrata, ma psicologicamente mi ha portato tanta ansia e insicurezza. Ho capito che devo azzardare, sforzandomi di fare qualcosa che prima non avrei mai tentato. L'avere un figlio è stato il primo passo, ora devo farne altri per uscire da questo disagio, sempre però consapevole che potrei ricaderci. Parlavo di scommessa proprio per questo: ora sono chiamato ad azzardare, a puntare molto, se non tutto, su un comportamento più irrazionale, ma nuovo. Ogni giorno sto raccogliendo il coraggio per trovare la forza il giorno 15 settembre di dimettermi da lavoro e partile il primo di ottobre. Devo prendere la vita di petto: il mio futuro non sarà semplice. Spostando il soggetto alla seconda persona singolare: ti sei mai chiesta quali potrebbero essere i comportamenti diversi dalla tua solita routine? Cosa sia radicale per te?
Ex membro
Qualcosa che anche il terapeuta mi ha detto: fregarmene un po' di più degli altri, pensare a cosa mi piace realmente, pensare a non vivere attraverso gli altri e per gli altri esclusivamente. Ma per quanto posso essere forte nelle cose universitarie lavorative etc. non riesco spesso a portare a termine cose che strettamente mi riguardano. A VOLTE CI RIESCO, ma poi tutto torna come prima per timore di disattendere alle aspettative di qualcuno torno sui miei passi.
Anche per te il senso del dovere pertanto, è stato squilibrato?
Ex membro
Il senso di dovere è sempre molto forte in me ma non riesco sempre a soddisfarlo: alcune volte cado nella pigrizia, come in questi giorni, e vivo frustazione e ansia. A lavoro riesco a trovare maggiore stabilità, forse perchè vi è una routine imposta. Il tempo è denso, scorre lento e mi infastidisce. Sono giornate che non vorrei proprio vivere, dormirei e basta. Da quando sono tornato in Italia il mio ciclo di sonno è aumentato. Dovrei trovare qualcosa che mi possa entusiasmare, forse in qualcuno, forse in qualcosa. Ti riconosci in queste parole?
Ex membro
A volte anche per me è dura perchè spesso il pensiero appena apro gli occhi la mattina è "pure oggi mi sono svegliata, devo cominciare di nuovo a stare in piedi sul ciglio del burrone". In un certo senso mi sento "funambola", sempre in un equilibrio che a fatica provo a conservare. Ultimamente però anche se mi affollano questi pensieri, riesco ad appigliarmi allo studio oppure ad altri impegni/interessi; in un certo senso, tuttavia, è proprio questa la mia forza e la mia debolezza. Uso impegni come rifugio molto spesso (forse troppo spesso),anche per quanto concerne la vita privata: semi chiedono di uscire, o anche fare una vacanza con amici...antepongo spesso scuse del tipo "ho una scadenza col prof della tesi" opp "devo sistemare casa".A volte, come nel tuo caso, disattendo io stessa alla pretesa di persona precisa e puntuale che vorrei essere. Tuttavia, in momenti di lucidità ringrazio il cielo di essere umana, perchè ciò che spesso desidererei essere contravviene a qualunque legge dell'essere umano: non provare emozioni, paure, stanchezza, la ricerca spasmodica di essere inappuntabile al fine di non sentirmi io stessa una stupida, tutte cose che sono impossibili da realizzare. Capisco quindi che forse è sempre l'equilibrio la chiave di tutto, ma poi a metterlo in pratica è tutt'altra storia. A volte riesco ed altre volte proprio no; altre volte addirittura ho l'ossessione di trovare l'equilibrio...quando dico così a Federico, il mio analista, sorride rassicurandomi che succede molto più spesso di quanto creda a molte persone.
Credo che lasciarsi vivere addosso (come anche a me capita) sia solo una scusa con cui mento a me stessa..so bene che sono io a decidere, ma mi capita a colte che non faccio molto per uscire dal buio, per paura di non sapere come muovermi in stati d'animo, quali la serenità, che sono sempre così difficili da mantenere. Come una sorta di vigliaccheria.
Tuttavia oggi è stata una buona giornata nelle piccole cose, sto un pochino meglio rispetto alla settimana scorsa. Forse sono stata pedante e mi scuso sin d'ora.
Volevo chiedere se ti/vi è mai capitato di fare una specie di "dieta dei pensieri"?
Ex membro
cosa intendi per "dieta dei pensieri"?
Ex membro
Se intendi con "dieta dei pensieri" la capacità di ridurre i pensieri che ho in testa, anteponendo i più importanti, posticipando i meno seri e isolando quelli ridicoli, si, mi è capitato, sempre per iscritto; ma con scarsi risultati fino ad ora. Ho tantissimo sovraffollamento e per questi pensieri non provo troppa stima: alcuni sono inutili, altri semplici bozze che dovrei sviluppare nella mia vita quotidiana, ma che non trovano risposta nel mio agire; altri ossessivi. Il mio analista parla di creatività, ma è una accesa fantasia che non mi porta a niente, per cui sto tornando a provare forte irritazione e imbarazzo. Vorrei che mi lasciassero stare, permettendomi di svolgere la mia vita con maggiore tranquillità. O forse sono lì a ricordarmi di fare qualcosa, allora tutto questo è solo un estremo senso del dovere. Non vado oltre perché come Camille non ho perfettamente capito che cosa intendi utilizzando questa espressione.
Esprimi la Sua opinione
Indagine
Articoli da scoprire...
19/10/24 | Nutrizione
Quali sono i benefici antinfiammatori e antiossidanti della curcuma?
12/08/24 | Attualità
05/08/24 | Consigli
Caffè: consumarlo con moderazione ha dei benefici per la salute?
27/07/24 | Attualità
Andare in terapia: sì! Ma da chi? Scoprite i vari specialisti della psiche!
17/09/18 | Consigli
14/02/19 | Attualità
La vita sentimentale alla prova della malattia: come affrontarla?
15/04/19 | Consigli
21/06/19 | Consigli
Quali malattie e quali farmaci sono incompatibili con il paracetamolo?
Iscrizione
Vuoi ricevere notifiche quando ci sono nuovi commenti
La tua iscrizione è stata effettuata con successo
Ex membro
Volevo iniziare questa discussione per motivi ovviamente personali. Sto soffrendo di un forte stato confusionale, soprattutto di carattere emotivo. Passo da momenti di cupa malinconia a momenti di forte esaltazione. Sento intorno a me qualcosa aleggiare. Non so se sia depressone o meno, ma questo dolore mi gira sempre intorno, mettendomi ansia. Mi attacca con grande violenza, per poi ritirarsi e darmi l'illusione che tutto possa finalmente essere passato. Mi trovo prigioniero di un eterno ritorno. Inoltre sono affetto da una forte eccitazione nervosa, la quale mi impedisce di fare fronte allo stress emotivo che subiamo tutti i giorni: è sufficiente la reazione smodata di una persona, o smodata per la mia percezione della cosa, per piombare in mille pensieri e lamentele personali. L'incapacità di saper gestire emozioni mi porta all'isolamento. L'isolamento a sua volta mi porta a parlare molto da solo e a fantasticare sulla mia vita molto più di quanto vorrei. Il tempo che perdo in questa attività immaginifica è enorme, impedendomi di poter svolgere le attività reali che ho in mente. La mia è una qualche forma di procrastinazione.
Qualcuno si riconosce in questa descrizione? E se si, come vive tutto questo? Che possibilità ci sono di guarire?
Grazie, anche per chi solo ha avuto il tempo di leggere queste parole.
Alessandro