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Credere in dio ti aiuta ad accettare la tua malattia?
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carlino
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carlino
Ultima attività il 17/01/22 alle 19:35
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Da parte mia non vedo il nesso tra fede e malattia ,sono cattolico e credente però non sono cosi convinto che credendo in dio sia la cosa migliore per farti accettare la malattia purtroppo io sto passando un periodo piuttosto brutto per una malattia appena diagnostica guardo in faccia la realtà e affronto quello che la scienza mi mette a disposizione ho fiducia nei medici che da trentanni mi curano e ho imparato ad affrontare tutte le controversie che può riservarmi il destino. Si ci sarà anche la mano della fede perchè anch'io da credente mi rivolgo a Dio con una preghiera ma tutto finisce li .
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@carlinoSi terrà a Roma il prossimmo 4-5 aprile presso il Nobile Collegio Farmaceutico, un luogo fortemente simbolico dove il più savio degli imperatori Romani, Antonino (Pio), volle un tempio sulla Via Sacra come atto d'amore nei confronti della moglie morta in giovane età. Trasformato in Chiesa tra VII e VIII Secolo e donato ai farmacisti da Papa Martino V perchè ne facessero "decoroso spedale per gli infermi indigenti". Questo convegno fatto non a caso nell'edificio che un Papa dona alla Congregazione degli Speziali, vorrebbe mettere le basi perchè si possa riscrivere un contratto fra scienza e religione; Così che - pur rimanendo ciascuno con le sue convinzioni - si possa dare insieme un contributo magari anche piccolo al futuro dell'umanità.Il convegno si chiama: "The future of humanity through the lens of medical science".....spero di esserci e vi racconterò. Il nostro è semplicmenete un contributo al dibattito e allora se le è chiaro questo delicato concetto ci aiuti.......
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@AlessandroSEAM Si terrà a Roma il prossimmo 4-5 aprile presso il Nobile Collegio Farmaceutico, un luogo fortemente simbolico dove il più savio degli imperatori Romani, Antonino (Pio), volle un tempio sulla Via Sacra come atto d'amore nei confronti della moglie morta in giovane età. Trasformato in Chiesa tra VII e VIII Secolo e donato ai farmacisti da Papa Martino V perchè ne facessero "decoroso spedale per gli infermi indigenti". Questo convegno fatto non a caso nell'edificio che un Papa dona alla Congregazione degli Speziali, vorrebbe mettere le basi perchè si possa riscrivere un contratto fra scienza e religione; Così che - pur rimanendo ciascuno con le sue convinzioni - si possa dare insieme un contributo magari anche piccolo al futuro dell'umanità.Il convegno si chiama: "The future of humanity through the lens of medical science".....spero di esserci e vi racconterò.
luporosso
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luporosso
Ultima attività il 23/09/17 alle 13:49
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Rientro decisamente sul nostro tema: se "credere in Dio" aiuti ad accettare la nostra malattia(qualsiasi essa sia,attenzione! Anzi,soprattutto quando è grave.L'unica condizione è che ci lasci la capacità di intendere e di volere) o addirittura ci aiuti a migliorare. Come già detto,non posso e non voglio convincere nessuno, men che meno chi "non crede in Dio". Questi ha già deciso e non ha nessuna voglia di modificare la sua decisione. Nè voglio convincere, all'opposto, chi sa già tutto di Dio, forse anche più di Dio stesso,ed è tetragono a qualsiasi commento.Anche con questi è difficilissimo parlare.
Le mie considerazioni sono rivolte a chi è nel dubbio . Anche i credenti "normali" sono molto spesso nel dubbio ( e questo NON è peccato).Ricordo che la prima volta che sono andato in pellegrinaggio a Medjugorje(era il 1988) , la mia posizione era la seguente: Dicono che lì appaia davvero la Madonna. Se è vero, voglio vedere se sono capace di crederci veramente. Voglio mettere alla prova la mia fede,per vedere come credo.Un'altra volta racconterò come è andata. Qui mi basta indicare a chi mi rivolgo.
Ma aggiungo che mi rivolgo anche ai tanti che non credono ma che sono disposti a discuterne, ed ai tanti (ancora di più,penso) che non hanno mai avuto occasione,o tempo,di occuparsi di queste questioni, perchè assorbiti dalle cose di ogni giorno.
Il mio assunto è questo: non è certo Dio che ci procura le malattie,le disgrazie,le sofferenze,in genere il dolore. Dio ci ha messo in un mondo che non prese ta solo questo,ma anche cose belle,gioie, momenti di esaltazione, momenti di piacere e così avanti. E ci ha infilato nel cuore il bisogno di cercare. Cercare il senso dell'esistenza (ricordate Dante?"Fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e conoscenza.."), cercare quello che c'è al di là della collina,quello che si nasconde nel mistero,nel domani,nell'oltre la morte ecc. Per i credenti,questo significa cercare Lui. Senonchè, quando tutto ci va bene,quando siamo in salute, quando ci sentiamo forti, quando ci sentiamo padroni della nostra situazione e non abbiamo bisogno di nessuno, difficilmente ci poniamo quelle domande e iniziamo quella ricerca. Ci basta quello che siamo e che abbiamo; o magari non ci basta e facciamo di tutto per conservarlo e accrescerlo. Dio in queste condizioni non ci serve, ci interessa poco o niente. Abbiamo altro da fare.
Ma quando,per una ragione qualsiasi, la bella giostra si ferma, qualche volta all'improvviso, qualche volta per gradi, e ci accorgiamo che - in realtà - non siamo affatto forti e autosufficienti come credevamo, allora ci ritornano in mente le domande esistenziali, e andiamo alla ricerca di risposte. Cioè andiamo alla ricerca di Dio. Molti si fermano, autoconvincendosi che "tanto è inutile",tanto Dio non esiste,e comunque il mio problema devo risolvermelo da me,perchè Lui non ascolta, e via dicendo. Ma per quelli che non si chiudono in questo modo,rifiutando perfino il confronto, per quelli che non abbandonano la ricerca dopo averla appena iniziata l'hopregato tanto e non mi ha risposto.Che vada a quel paese...); per questi che, con fatica ma anche con perseveranza accettano di sperare e di cercare; ecco, per questi mi sento di testimoniare che le risposte arrivano,che l'aiuto arriva, che la soluzione arriva. Magari diversa da quella che aspettavamo, ma arriva: se non altro nella forza di affrontare il nostro male, di accettarlo, senza diventarne schiavi, ed imparando a muoverci su un piano un po' diverso,nel quale siamo ancora noi stessi, e respiriamo, e abbiamo spazio e prospettive.
E questo,mi sembra, è la risposta al quesito posto dal moderatore. Come farlo, sarà il problema su cui cercherò di ritornare, se non vi siete stancati.
Luporosso
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?????
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@AlessandroSEAM
AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
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Caro @luporosso;
La malattia ci pone di fronte a delle domande, o almeno è stato il mio caso, come il tuo. Da questa prospettiva il male assume un significato nuovo, di scoperta della realtà e di noi stessi. Non credo però che sia l'unico stato a spingerci verso interrogativi esistenziali. Ancora prima della malattia che mi ha colpito, mi sono sempre dimostrato attento a molti quesiti, così come alle risposte formulate da molti: scienziati, filosofi, persone qualunque. Anche tra coloro che ti hanno risposto sgarbatamente, oppure che hanno rigettato completamente le tue convinzioni, come nel mio caso, c'è stata la pazienza di leggere i tuoi interventi. Sono curiosi delle tue parole perché poni domande che popolano il pensiero umano, non ti seguono perché malati. Sono convito che la curiosità sia la prima ragione, e la più nobile, che sollecita l'uomo a trovare risposte alle domande che destano la sua attenzione. La malattia può risvegliare in alcuni la sete di conoscenza, portandoli a vedere nella loro condizione di dolore una opportunità di crescita; ma per tanti altri le domande sono già state poste, ancora prima dell'arrivo di una patologia. Siamo esseri di infinita immaginazione, unici animali a possedere la brama di conoscenza: è nella nostra fantasia sfrenata che troviamo gli enigmi della vita. Siamo essere speculatori; la nostra mente ci impone di sottoporci a delle sfide da risolvere. Vedo nella testardaggine di continuare a interrogarci quanto di più importante per la nostra specie: senza l'ardore della conoscenza mai saremmo stati capaci di un percorso evolutivo. Rimanendo sordi alle domande saremmo rimasti animali allo stato brado.
Se dovessi credere in Dio, lo chiamerei come gli induisti: Ka; sillaba il cui significato è: chi? Trovare Dio significa trovare se stessi. La nostra vita è la ricerca del Ka, l'insieme dei tentativi di ricomporre un'immagine unitaria di noi stessi e di quanto ci circonda.
Infine devo chiederti una cosa: come è stato il pellegrinaggio? Mi ha sempre incuriosito, tanto è vero che ne vorrei fare uno, quello di Santiago.
Grazie per la pazienza! Sappi che ti scrivo perché solo con il confronto posso capire me stesso. Spero che sia reciproco.
giupipino
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Ultima attività il 11/03/24 alle 17:06
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Gentile Dr Mattioli,
sarà sicuramente a causa dei miei limiti, ma io non riesco ad attribuire alcun significato al suo discorso, ovvero:
" se un soggetto non sopporta le cose storte satura il sistema del piacere perchè vuole tutto perfetto e allora l'ulteriore stimolazione ossessiva del controllo piacevole stimolerà il sistema del dolore ed ecco la sintomatologia dolorosa che sfugge a qualsiasi identificazione "materiale" è il sine materia del fibromialgico "
Può farci degli esempi che chiariscano:
1) cosa vuol dire che un soggetto "non sopporta le cose storte". Io ad esempio non sopporto le cose storte, ma non ho alcuna sintomatologia dolorosa o fibromialgica. Lei conosce qualcuno che sopporta le cose storte? Ovvero cosa fa costui, vede le cose storte e non reagisce in alcun modo, non si arrabbia, si gira dall'altra parte?
2) cosa vuol dire "satura il sistema del piacere"? Il piacere cos'è, un vaso che si riempie per cui quando ce n'è troppo fuoriesce?
3) cosa vuol dire "ulteriore stimolazione ossessiva del controllo piacevole"? E cos'è il controllo piacevole?
Ovvero mi sembra di capire che io posso controllare il mio piacere. Ma come, prendendo droghe, bevendo un bicchiere di vino, facendo sesso? Cosa debbo fare per controllare il mio piacere? Ce lo dica per favore, dato che potrebbe essere molto utile saperlo.
4) Cosa vuol dire "la ulteriore stimolazione del sistema del piacere stimolerà il sistema del dolore"?
Vuol dire che se prendo troppa droga, o bevo troppo vino, o faccio troppo sesso, dopo mi viene un forte mal di testa, oppure mal di schiena?
Se Lei vuol farsi capire deve parlare come noi comuni mortali. Parla come mangi diceva un antico proverbio.
Lei non crede ai proverbi?
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@giupipino Se una persona subisce la crisi economica è precaria e così si satura il sistema del dolore, perchè la povertà stimola il senso della sofferenza. Una volta che si satura il sistema del dolore un ulteriore dolore trovando il sistema saturo scaricherà l'energia nel sistema del piacere e quello stimolo doloroso diventerà "paradossalmente piacevole" e così che si chiama la rabbia, la sfida la rivalsa. La stessa cosa succede all'inverso: il soggetto che prova piacere nella vendetta quando si comporta da trucido può provare dolore per lo stesso meccansimo che appartiene atutti sistemi binari del cervello. Abbiamo così dato la possibilità di consocere il "piacere paradosale" che avviene in particolari condizioni come per es. la sindrome dei sequestrati che si innamorano del sequestratore degli ebrei che nei campi di sterminio facevano i nazisti .....gli esempi sono infiniti Per es. se si somministra ormone femminile ai girini questi si mascolinizzano perchè saturando il sistema "femminile" l'ulteriore stimolazione dell'ormone attiverà l'antagonista mascolinizzante........
giupipino
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giupipino
Ultima attività il 11/03/24 alle 17:06
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Gentile Dr. Mattioli,
A me sembra che il suo "sistema di pensiero" presenti molti punti deboli, o debolissimi.
Lei dice:
1) Se una persona subisce la crisi economica è precaria e così si satura il sistema del dolore, perchè la povertà stimola il senso della sofferenza
E' chiarissimo che la sua affermazione è del tutto falsa o incompleta. Infatti in Italia vi è il 40% di giovani disoccupati, e sono molti di più quelli che hanno un lavoro precario o un contratto a scadenza. Perciò tutte queste persone subiscono la crisi economica. Se fosse vero che è sufficiente subire la crisi economica per avere una "saturazione del sistema del dolore" e una conseguente attivazione del "sistema del piacere" tramite la RABBIA (che nella sua visione è un esito paradossale dello stimolo doloroso) allora dovremmo dedurre che il 40% dei giovani, e una percentuale molto più alta della popolazione totale, è soggetta a RABBIA.
Il che è evidentemente falso. E' a tutti chiaro che la RABBIA è conseguenza di un sentimento di IMPOTENZA.
Solo quando l'individuo si sente IMPOTENTE a modificare una situazione - quale che sia la sua condizione economica - a quel punto scatta la RABBIA. Poniamo il caso di un genitore che cerca in tutti i modi di far capire a una figlia che l'uso di sostanze stupefacenti è dannoso alla salute e presenta vari pericoli fra i quali quello di perdere il controllo di se stesse. Allora tale genitore tenterà prima di informare la figlia facendole leggere articoli o libri che trattino l'argomento da un punto di vista scientifico. Poi, se la figlia continuerà a fare uso di tale sostanze, la punirà in modo blando, ad esempio negandole i soldi per l'acquisto di beni voluttuari. Infine, se la figlia persiste, si ARRABBIERA' con essa. Tutto ciò non ha nulla a che fare con la situazione economica di tale persona, ma ha molto a che fare con la sua incapacità di controllare, in modo razionale, gli eventi.
Poi lei dice:
2) Una volta che si satura il sistema del dolore un ulteriore dolore trovando il sistema saturo scaricherà l'energia nel sistema del piacere
Anche qui Lei commette un errore, ritenendo che il "sistema del dolore" possa SATURARSI. Solo gli oggetti INANIMATI raggiungono la saturazione. Ad esempio un vaso di terracotta si satura quando si riempie di liquido.
Gli esseri umani NON SONO INANIMATI, ma sono FLESSIBILI per definizione. Per cui quando il dolore che dobbiamo sopportare è troppo grande, o dura da troppo tempo,quello che accade è semplicemente che VIENE SPOSTATA la soglia del dolore. Le faccio alcuni esempi che derivano dall'esperienza di chiunque.
Immaginiamo di recarci per la prima volta in discoteca. All'inizio il volume estremamente assordante della musica colpirà le nostre orecchie provocandoci una vera e propria sensazione di dolore. Ma poi, lentamente, ci abitueremo a tale intensità - il nostro sistema auditivo riporterà dei danni, più o meno gravi - e il dolore cesserà.
Lo stesso accade a chi va ad abitare nei pressi di un'autostrada. All'inizio non riuscirà a dormire di notte. Ma poi, lentamente si abituerà fino al punto di non sentire affatto il rumore proveniente dall'autostrada.
Lo stesso accade a chi subisce una perdita dolorosa di una persona cara. Ad esempio l'abbandono da parte di una persona amata o la morte di un figlio.
All'inizio il dolore sarà fortissimo e sembrerà impossibile sopravvivere, ma poi, lentamente, il cervello impara ad adattarsi alla nuova condizione.
Io conosco il caso di una vedova, attaccatissima al marito, che dopo la morte di costui ha sviluppato dei comportamenti psicotici. Ovvero manifesta un comportamento ossessivo compulsivo: strofina continuamente tutti gli stracci di casa convinta che siano pieni di forfora. Perchè ha tale comportamento? E' evidente che sta tentando di SPOSTARE il proprio pensiero e la propria attenzione dalla morte del marito verso un altro oggetto.
La PREOCCUPAZIONE per la forfora che, nella sua fantasia, ricopre gli stracci, le consente di non pensare al suo dolore.
Quindi quando il dolore è eccessivo non accade affatto quanto lei suppone, ovvero che viene occupato il sistema del piacere, sviluppando una rabbia che ci risulta così paradossalmente piacevole.
Quando il dolore è eccessivo viene SPOSTATA l'attenzione dall'oggetto A che ci causa tale dolore, verso un altro oggetto fittizio B, che ha il compito di assorbire le nostre attenzioni, e di consentirci così di dimenticare l'oggetto A che è la vera causa del nostro dolore.
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@giupipino Lei ha proprio ragione, per es. i terroristi sono tali perchè stanno bene nel loro paese c'è ricchezza e benessere e così sono terroristi e kamikaze e quando fanno i kamikaze non provano il piacere paradossqale ma il dolore e soffrono....... si faccia meno pippe....
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