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Credere in dio ti aiuta ad accettare la tua malattia?
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luporosso
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luporosso
Ultima attività il 23/09/17 alle 13:49
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Per AlessandroSEAM.
Il guaio di aver accettato due diverse discussioni accavallando e sovrapponendo gli interventi, fa si che, personalmente,io non capisca a quale delle due tu ti riferisca nel tuo ultimo testo.
Ci sarebbero spunti che mi sollecitano,ma - come ho già detto - non ho nessuna voglia di farmi coinvolgere in temi estranei al nostro.
Quindi passo la mano, rinnovando a tutti gli auguri di una Buona Pasqua.
Luporosso
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AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
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Ciao @luporosso;
il mio era un tentativo di trovare una sintesi tra quanto detto da giupipino e l'argomento centrale della discussione. Stiamo diventando sempre più diffidenti: come non si ha più fede in Dio, non si ha più fede nelle istituzioni scientifiche, tra cui la medicina. Persi i punti di riferimento tradizionali, molte persone cercano alternative di dubbia provenienza: così imperversano nuove scuole di pensiero, tanto surreali quanto dannose. Viviamo in una società sempre più capziosa, oberata da dietrologie e teorie complottarde, che sta progressivamente demolendo le poche certezze che abbiamo. Avrai sicuramente notato la lotta senza quartiere mossa contro i vaccini, oramai considerati come la panacea di tutti i mali, ma ancora obbligatori per colpa delle multinazionali farmaceutiche, oppure le bislacche teorie sulle scie chimiche. L'elenco sarebbe infinito, quindi è inutile portare altri esempi. Credo che siamo sempre più affascinati dalle risposte semplici a quesiti difficili: siamo banali, poveri, ma soprattutto spaventati di non avere delle risposte certe in un mondo che tutto offre, con celerità e comodità. Abbiamo rinunciato alla ricerca di noi stessi, di significati superiori, di Dio e dell'uomo, abdicando a favore dei motori di ricerca. Siamo sempre più utenti, sempre meno esseri umani.
il profondo senso di frustrazione che provo per una società atomizzata e caotica è tanto intenso da stordirmi. Provo rabbia, delusione. Ho sempre cercato di ripiegare su me stesso. Mille volte mi sono detto:" Alessandro lascia stare, guarda e passa.", per arrivare alla fine ad aver avvelenato me stesso. L'ansia che mi porto addosso è innescata dal caos intellettuale di oggi, dove tutto viene messo sullo stesso piano, dove tutto deve essere rispettato in onore del sacro diritto di opinione. In difesa della libertà di espressione si tollerano bugie e falsità, e guai a chiamarle con il loro nome, esse sono opinioni, idee personali, visioni alternative della realtà. Si è giunti alla perfetta uguaglianza tra parlare e blaterare, tra pensiero e ignoranza. E' morta la rivoluzione copernicana di Kant, si è regrediti alla visione tolemaica del mondo: colui che afferma che il sole giri intorno alla terra non è da biasimare ma da ascoltare, perché la sua affermazione vale quanto le altre.
Ti chiedo la cortesia @luporosso di continuare questa discussione con la solita passione. Potrò non essere d'accordo con te, potrò anche criticarti, ma le tue parole mi fanno bene al cuore. Ti ringrazio. Buona Pasqua.
luporosso
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luporosso
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Tutto OK. Auguri Buona PASQUA
LUPOROSSO
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luporosso
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luporosso
Ultima attività il 23/09/17 alle 13:49
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Tutti spariti !! Quasi ovvio, forse,se consideriamo che i litigi sanitari si sono quietati e che gli atei curiosi sono rimasti spiazzati dalla Pasqua,così come gli atei fondamentalisti. I credenti "tutti di un pezzo" non trovano interessante condividere le loro esperienze ,forse spaventati da quel mio recente e - ammetto - molto duro monito a "non buttare le perle ai porci" (spero che nessuno si sia offeso.Ma d'altra parte il nostro severo moderatore era in vacanza, e quindi non mi ha tagliato...).
E allora, che facciamo? Chiudiamo bottega e passiamo ad altro? Magari molti di voi lo hanno già fatto, e io non me ne sono accorto. O andiamo avanti,sfidandoci a colpi di "esperienze personali" specifiche del "credere in Dio ", con vista sui nostri malanni ?
Tenendo conto, come sanno soprattutto gli scettici, i diffidenti e quelli dl CICAP (non ho dimenticato il famoso luminare della matematica - di Torino,se non sbaglio - secondo cui il termine "cristiani" deriva direttamente da "cretini"...), che le esperienze possono avere le più diverse spiegazioni, la maggior parte delle quali non ha nulla a che vedere con il soprannaturale.
Mah..c'è qualche coraggioso che vuole affrontarmi in singolar tenzone ? Io aspetto fiducioso.
Luporosso
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AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
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Ciao Luporosso,
Spero che tu abbia passato bene la Pasqua. Mi dispiace sentire il tuo sfogo amaro. Provo a rimettere la discussione sui giusti binari. Mi aiuti?
Io ho vissuto male la mia malattia per molto tempo. La malattia mentale ha il potere di isolarti: le sintomatologie sono spesso molto invasive e sembrano quasi assumere maggior forza se stimolate dalle relazioni sociali. Un litigio, una semplice incomprensione, uno scambio di vedute possono essere detonatori o amplificatori del malessere, almeno lo erano per me. Scatenavano pensieri monotoni, ridondanti che non riuscivo a bloccare. Come avrei potuto rispondere a quella frase? Cosa avrei dovuto fare in quella circostanza? Mi sono comportato nel miglior modo? Dovevo fare altro o di più? Erano le domande che mi assillavano, riproponendo il ricordo dell'evento traumatico senza soluzione di continuità. Non riuscivo ad uscire dall'episodio, questo si protraeva innaturalmente per molto, troppo tempo. L'isolamento mi sembrava l'arma migliore contro il disturbo ossessivo compulsivo: nella solitudine niente mi avrebbe distolto, niente sarebbe stato pretesto per un pensiero vorticoso e assillante. Non ha funzionato!!
Ora ho superato il problema, non che sia guarito, la DOC è ancora lì, nascosta; ma posso dire di sentirmi bene. Una cosa mi disturba: l'aver perso tantissimo tempo a causa di questa malattia. Eppure voglio convincere me stesso che qualcosa, quel tempo, è servito: ha sviluppato capacità analitiche e di pensiero, mi ha dato modo di rendermi consapevole del forte senso etico che mi appartiene, mi ha permesso di esplorare la mia persona nella più profonda intimità, senza dimenticare che ho reagito al dolore, all'ansia e questa mia lotta mi rende ogni giorno più fiducioso e forte.
Non ho visto Dio nella mia malattia, la fede non m ha aiutato ad accettare quanto ho vissuto, tutto ciò che ho vissuto non lo considero opera divina, piccola storia di una grande trama. Ma ho cercato, con alcune forzature, di darne un senso. Ti consiglio il libro di Sacks "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello". Da questa lettura ho trovato l'etica della malattia.
Per quanto riguarda Odifreddi, sfondi una porta aperta! Insopportabile e pieno di sé. Perché credere in Dio quando c'è Odifreddi? Non ti dà l'impressione che sia il suo motto? Per il CICAP spezzo una lancia: ogni giorno i suoi volontari si impegnano a riconoscere e smascherare tutti coloro che, sfruttando la disperazione delle persone, offrono cure "alternative", rimedi non scientifici, a prezzi molto alti.
Tizianalng
Tizianalng
Ultima attività il 19/11/22 alle 20:10
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rispondo da non credente, e' grazie alla scienza che per quello che mi riguarda mi aiuta nelle mie patologie, il discorso Dio sarebbe troppo grande da affrontare qui, dico solo che se ci fosse non sarebbe dalla parte giusta
AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
Ultima attività il 03/04/22 alle 21:13
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Ciao @Tizianalng;
anch'io sono ateo e anch'io ho trovato conforto nella scienza, soprattutto nella letteratura divulgativa. I saggi di Sacks sono stati illuminanti in tal senso: mi hanno permesso di vedere la malattia da delle prospettive nuove, non solo come fonte di sofferenza, ma anche come opportunità di crescita. L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, una lettura che ti consiglio. Non denigrerei troppo la religione: aiuta a porsi degli interrogativi, utili a mio avviso per dimenticare, per quanto possibile, la sofferenza del quotidiano e speculare su argomenti di più ampio respiro. Credo che parlare abbia un grande potere catartico, e se la religione è il pretesto per imbastire un discorso, perché fare tanto i difficili. A me personalmente piace poter comunicare la mia opinione e testimoniare con la mia esperienza quanto ho vissuto. @luporosso ha seguito con grande partecipazione la conversazione, offrendo una opportunità a cui dovremmo essergli grati. Mi piace soprattutto che ad un commento si possa rispondere con molta calma, pensando a lungo a quanto si vuole scrivere. Questo esercizio mi fa sentire meno solo.
luporosso
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luporosso
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Grazie della citazione. Non sono scomparso dalla circolazione. Devo finire delle cose urgenti,poi mi rifarò vivo, per godere del vostro amabile e stimolante dibattito.
Luporosso
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luporosso
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luporosso
Ultima attività il 23/09/17 alle 13:49
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Negli ultimi due interventi, ho osservato il posto rilevante di due affermazioni: " sono non credente" (TizianaIng.) e "anch'io sono ateo" (AlessandroSEAM). Vi chiedo: perchè? Cioè:perchè enfatizzare questo concetto, e da quello far derivare il resto del discorso ? E' evidente che a questo punto DEBBO sfidarvi a dare consistenza al vostro concetto. Ovviamente,mi aspetterei risposte non banali o "da bar sport". A Medjugorje,dove - come ho già detto - io vado spesso (andavo,per la verità,prima di trovarmi semi immobilizzato), non si fanno distinzioni tra atei e credenti, ma tra "chi ha conosciuto"( tradotto: esperimentato) o "non ha conosciuto" , l'amore di Dio.
Ecco,allora,che il concetto stesso di ateo potrebbe trovare una importante esemplificazione: come di colui/colei, che,posto personalmente di fronte "all'esperienza dell'amore di Dio", la rifiuta, la ignora, la allontana consapevolmente da sè.
A meno che per ateo non si intenda altro che colui che non crede possibile "fare esperienza di Dio". Ma qui l'obiezione è facile: come fai a dire che è impossibile ? Perchè a te non è mai (meglio:non ti è ancora) capitato di farla,questa esperienza? Con la subordinata: come,quando, con quale determinazione e perseveranza hai ricercato questo Dio del cui amore vorresti (ma non ti è riuscito) fare l'esperienza ?
Domanda ulteriore: sarebbe possibile, anche razionalmente, "fare esperienza dell'amore di Dio" e rimanere insensibili ? Non rimanerne sconvolti e coinvolti in modo profondo ?
Da qui,anche, la mia, amichevole, critica a concetti sulla religione, che ho letto soprattutto in AlessandroSEAM. E che ,sempre amichevolmente,contesto: non foss'altro perchè mi sembra che anche il termine "religione" sia una di quelle parole che hanno bisogno di essere adeguatamente contemplate, con attenzione e pazienza,per evitare che diventino un "contenitore" di troppe cose diverse l'una dall'altra. E lontane da quello che,invece,vorremmo intendere quando la usiamo.
A voi la palla,adesso (se vi va!!)
Luporosso
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AlessandroSEAM
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AlessandroSEAM
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Ciao Luporosso;
Ancora da liceale studiai Pascal e lo rilessi a distanza di qualche anno dopo che mi fu regalato il libro "Ipotesi su Gesù". I primi capitoli di quest'opera trattano la celebre "scommessa su Dio" pascaliana. Ho sempre pensato che sia una scelta consapevole essere fedele o ateo. Entrambi sono atti di fede, entrambi generano una speculazione intellettuale, entrambe le posizioni sono in continua discussione. Credo che l'esperienza di Dio sia subordinata alla scommessa che facciamo, all'abbandonarci a questa scelta nel pieno di sé stessi.
Ti sembrerà assurdo ma non voglio fare l'esperienza dell'amore di Dio, perché non ne sento la necessità: riesco a trovare la serenità e l'amore in un mondo privo di Dio. Il divino mi stimola molto di più in un dibattito intellettuale, mi porta a pormi delle domande. È l'esperienza di conoscenza, più che l'esperienza di amore che mi avvicina a Dio.
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